Dichiarazione di voto contrario dell’on D’Antoni per il Partito Democratico.
Signor Presidente, a nome del gruppo del Partito Democratico preannunzio il nostro voto contrario sulla legge di stabilità. La vostra crisi politica, la crisi politica della maggioranza – ricordiamo che una componente della maggioranza si è ritirata dal Governo, sembra che ve lo siete scordati – non è il frutto di dissidi e personalismi, è il frutto di una crisi economica, sociale e morale pesante che non siete in grado di affrontare. In questa situazione si addensano sull’Europa nubi consistenti, in qualche caso piove. Proprio per questa ragione l’opposizione, il Partito Democratico, ha consentito che questa legge venisse approvata in tempi brevi per dare sicurezza ai mercati, ai nostri conti, per dare sicurezza al nostro Paese in Europa. Noi siamo i veri responsabili di questo Parlamento in questo Paese. Noi siamo italiani che amano l’Italia e fanno gli interessi dell’Italia: infatti quando siamo di fronte a situazioni come quelle che stiamo attraversando, non ci sono problemi di parte. Ricordo il richiamo forte del Capo dello Stato che noi in questa circostanza ringraziamo per l’intervento, la puntualità, la capacità di richiamare tutti al senso comune e al benessere comune. Anche voi dovreste ringraziarlo ma purtroppo non lo fate, anzi lo fate solo quando vi conviene. Noi invece lo facciamo sempre perché il grande valore della democrazia è riconoscersi nelle proprie istituzioni. Noi abbiamo consentito in tempi brevi, attraverso una procedura veloce, all’approvazione di questa legge di stabilità che non condividiamo. È stranissimo che voi che siete sempre stati quelli dei tempi brevi scoprite tempi più lunghi al Senato. Volete una maggiore possibilità di approfondimento. Avete bisogno di un mese al Senato per valutare questa legge sbagliata in tutti i suoi dettagli. È veramente strano. C’è da chiedersi che cosa vi succede. Forse vi succede qualcosa. Dover rinviare la sfiducia al 14 dicembre vi ha portato a cambiare tutte le vostre abitudini, compresa quello di fare decreti e fiducia in tre giorni. In questa occasione ve lo siete scordati. Ora proprio per questa situazione, proprio perché l’interesse del Paese viene prima dell’interesse di ciascuno di noi dobbiamo farvi riflettere, dobbiamo far riflettere il Paese. Veniamo da due anni di decrescita, superiore al 6 per cento. Quest’anno, se ci va bene, cresceremo dell’1 per cento. Ora lo sappiamo tutti, lo sa il Ministro Tremonti, lo sa chiunque si occupa di questi problemi, lo sanno tutti gli italiani: senza crescita, senza una crescita consistente non solo non si può risanare il debito pubblico italiano ma non si può distribuire, non si può fare giustizia sociale. Senza crescita le distanze aumenteranno, senza crescita questo Paese è condannato ad una minorità. Dunque bisogna concentrarsi sulla crescita, bisogna fare in modo che questo Paese riprenda il suo cammino, crei ricchezza, la distribuisca, metta in moto un processo positivo. Invece in questi due anni e mezzo è accaduto l’esatto contrario. Si dice: ma c’è la crisi mondiale. Sì, la crisi c’è per tutti ma noi quest’anno cresceremo dell’1 per cento mentre la Germania crescerà del 3,5 per cento. Si dice: ma quelli sono tedeschi. Come se l’essere tedeschi rappresentasse una superiorità.
No: loro fanno la politica economica giusta, quella che bisogna fare, quella che punta alla crescita e alla domanda interna, quella che punta a mettere in moto processi di investimento pubblici e privati, esattamente quello che in questi due anni e mezzo non avete fatto voi. In questi due anni e mezzo, le poche risorse che avevate, le avete distribuite male, perché le avete date a chi aveva, le avete date ai forti di questo Paese, a partire dall’abolizione dell’ICI sulle case di lusso. Non aumentando di niente i consumi, avete sbagliato politica economica. Avete continuato con l’eliminazione della tracciabilità nella lotta all’evasione fiscale. Poi vi siete pentiti di questo errore clamoroso che avete fatto e avete calcolato che, reintroducendo la tracciabilità, è possibile recuperare 10 miliardi in due anni. E nei due anni passati? Questi 10 miliardi li abbiamo perduti, li abbiamo regalati all’evasione. Questo è quello che dovreste ammettere e non fate, perché questo ha portato poi all’altro errore, quello di fare uno scudo fiscale, cioè un condono tombale sul rientro di capitali di tutte le nature, anonimo e a basso prezzo. Io vorrei chiedere qui al Ministro Tremonti quanti di questi capitali anonimi rientrati a basso prezzo sono in Italia e servono alla produzione, allo sviluppo, agli investimenti e quanti sono rimasti dove erano. Sarebbe una bella risposta per capire quali errori avete fatto in questi due anni e mezzo nella conduzione della politica economica e sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ma vi è di più: avete continuato e avete abbandonato le zone deboli, i ceti deboli. Avete trasferito ogni risorsa dovunque vi fosse necessità, senza preoccuparvi di ripartire da lì. Diciamolo una volta per tutte: la Germania in vent’anni ha integrato 20 milioni di tedeschi dell’est e oggi ha una forza di domanda interna, oltre all’esportazione, che l’Italia non può avere, perché negli ultimi sette anni che governate (su nove anni) avete abbandonato un’intera parte del popolo italiano, convinti che così avreste salvato quelli più forti. È l’esatto contrario: se crescono le zone deboli, anche le zone forti hanno futuro, se le zone deboli restano bloccate anche le zone forti si fermano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma non volete capire che è una questione essenziale? Il sud importa 80 milioni di merce ogni anno dal nord: se non ha altri soldi per consumare, questi 80 miliardi dove vanno? Diventeranno disoccupazione al nord come sono disoccupazione al sud. Ma vi rendete conto che se amiamo l’Italia, l’Italia deve crescere, da Milano a Palermo, da Bari a Torino, altrimenti non vi è speranza per l’Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Questo è quello che vi deve entrare in testa e che non capite. Invece continuate così, come ieri ha fatto il CIPE: 21 miliardi di stanziamenti, al sud 60 milioni. Bella impresa! E poi dite: ma vi sarà il piano. E quando vi sarà il piano? È da un anno e mezzo che aspettiamo questo piano. Ci sarà quando vi dovrete dimettere, esattamente quando non servirà più questa propaganda incredibile, che prende in giro gli italiani e i meridionali in particolare.
Allora, ripartiamo da lì, ripartiamo dal lavoro, ripartiamo dalle cose essenziali. Un pericoloso sovversivo catastrofista e di sinistra, cioè il governatore della Banca d’Italia Draghi, vi ha detto che la disoccupazione italiana è all’11 per cento. Da due anni ci dite che siamo sotto la media europea. Ma quale sotto? Siamo sopra abbondantemente e siamo in una fase nella quale questo dato è destinato a crescere. E voi vi baloccate. Abbiamo un tasso di occupazione del 56 per cento, con una media del 40 per cento al sud e del 60 per cento al centro-nord. L’Europa ci dice che dobbiamo arrivare al 75 per cento. In questa crisi chi paga il prezzo sono i giovani e le donne.
PRESIDENTE. La prego di concludere onorevole.
SERGIO ANTONIO D’ANTONI. Signor Presidente, ho dieci minuti!
PRESIDENTE. Però ha già parlato 9 minuti e 40 secondi, non è colpa mia, quindi fra 20 secondi le tolgo la parola.
SERGIO ANTONIO D’ANTONI. Ma proprio per questa ragione voi avete definito quei dati esoterici e ansiogeni. Io credo che un po’ esoterici ed ansiogeni siate voi, un giorno dite…
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
SERGIO ANTONIO D’ANTONI. … che i conti sono a posto e l’indomani dite che invece siamo a rischio Grecia. Mettetevi d’accordo, una volta per tutte, se i conti sono a posto o se siamo a rischio come la Grecia. Soprattutto, però, siamo rischio di non crescere, perché la vostra crisi ha prodotto nel Paese una crisi consistente e forte. Per questa ragione, non solo voteremo «no», ma vi indichiamo anche che non c’è strada… (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).