«Due cose mi hanno colpito particolarmente: la rabbia della gente verso lo Stato – e quindi verso il governo – e il lavoro straordinario che i volontari, italiani e immigrati insieme, stanno facendo ancora in queste ore nelle zone devastate dall’alluvione». Enrico Letta, numero due del Nazareno, ieri mattina è andato in Veneto, prima a Vicenza, la città più colpita, poi a Verona, «perché il Pd sta preparando gli emendamenti alla Finanziaria ed era necessario rendersi conto di persona dell’entità dei danni».
Insieme ai dirigenti locali del Pd, al sindaco di Vicenza – Achille Variati che ieri ha telefonato al Presidente della Repubblica – ieri ha incontrato tutte le categorie economiche alla Camera di Commercio. «C’è una grande tensione – racconta mentre corre verso l’aeroporto – e una grande preoccupazione perché ci sono intere zone devastate, colture di pregio, come i vitigni, ormai andate in malora, aziende fuori uso, abitazioni invase dal fango».
Letta, ha sentito la novità? Dopo il vertice Lega-Pdl, Berlusconi e Bossi hanno annunciato che domani (oggi per chi legge, ndr ) saranno a Varese.
«Vadano a chiedere scusa ai veneti. È stupefacente che non siano andati il giorno dopo a verificare di persona, insieme al governatore della Regione, con gli stivali ai piedi, cosa era successo, o l’entità dei danni. Stupefacente e scandaloso, poi, che il governatore dopo una settimana ancora non si sia fatto vedere a Vicenza, il comune più colpito. Berlusconi e Bossi vanno sull’onda di una protesta nazionale e perché si sono resi conto che lì, proprio nel Veneto, rischia di accadere qualcosa di molto grave che può sfuggire di mano alla stessa Lega…».
Si riferisce alla minaccia di non pagare le tasse? «
La Lega sta al governo nazionale e a quello regionale, non può certo minacciare la rivolta fiscale. Sono loro a dover trovare i fondi necessari e invece fino ad ora c’è stata una grave sottovalutazione nei confronti di questa vicenda. Aver stanziato 20 milioni per quattro regioni vuol dire non aver capito l’entità dei danni. Aggiungo che se scatta la rivolta fiscale è la fine dello Stato e neanche la Lega potrà controllarla perché adesso è proprio il Carroccio sul banco degli imputati».
Sacconi ha detto che i fondi ci sono e che l’unica cosa da fermare sono gli “sciacalli” che speculano sull’alluvione.
«Sacconi e il governo saranno chiamati alla prova della Finanziaria. Noi presenteremo degli emendamenti, è per questo che sono andato in Veneto, perché il Pd vuole dare risposte concrete. Vedremo la prossima settimana cosa farà in Aula la maggioranza, se voterà le nostre proposte oppure lasceranno tutto come è».
Che cosa chiederete?
«Quattro cose: la sospensione dei tributi e dei mutui perché non si può chiedere alle aziende attualmente inagibili di pagare le tasse; la deroga al patto di stabilità per i comuni alluvionati; una cassintegrazione straordinaria per le aziende alluvionate dal momento che quella ordinaria non è più sufficiente e infine i soldi per i risarcimenti. Chi ha avuto la propria casa o la propria azienda distrutta deve poter contare su dei contributi per ricostruire. Venti milioni per quattro Regioni sono una cifra assolutamente inadeguata».
Il cardinal Bagnasco chiede un piano di messa in sicurezza del territorio. Un altro segnale dell’assenza di azione del governo a cui ormai più nessuno fa sconti?
«Questo è un governo avvitato su se stesso, imprigionato in una crisi a cui non vuole dare lo sbocco naturale, cioè le dimissioni del premier. Finora hanno proceduto soltanto con i tagli, lineari, senza rendersi conto delle conseguenze. La mancanza di un piano di messa in sicurezza è stata la denuncia che sindaci, imprenditori, commercianti e semplici cittadini mi hanno fatto. Lo vogliamo capire che quanto sta accadendo è il frutto dell’abbandono di ogni politica di prevenzione? La natura si ribella ai tagli: la conformazione del territorio del nostro Paese non perdona ritardi e mancanza di interventi. I fatti di questi ultimi giorni stanno lì a ricordarcelo».
L’Unità 09.11.10
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Dopo l’alluvione al Veneto spiccioli e illusioni
Enrico Letta visita le zone alluvionate: “Bossi e Berlusconi qui arrivano tardi. Chiedano scusa al Veneto per l’indifferenza e la disattenzione con cui hanno seguito la crisi”. Dal PD emendamenti per la sospensione delle tasse, allentamento dei vincoli di bilancio e risarcimenti. Realacci: “E’ il governo ad aver tagliato i fondi per la difesa del territorio”.
A una settimana dalla piena del Bacchiglione del Retrone e di tanti altri corsi d’acqua il Veneto è ancora immerso sotto un metro di fango. Se l’Italia affonda è il governo che se ne deve andare a casa (scarica il manifesto)perché i danni sono quantificati in un miliardo di euro e lo stanziamento di Berlusconi, Bossi e Tremonti è di appena 20 milioni di euro. L’auspicio della responsabile ambiente della segreteria Pd, Stella Bianchi, di un segnale postivo da parte del governo con lo sblocco immediato di tutte le risorse da destinare alle popolazioni e alle imprese colpite dall’alluvione in Veneto purtroppo non ha avuto seguito. Le imprese sono in ginocchio e gli imprenditori minacciano di non pagare le tasse, l’unico fatto che è riuscito a bucare il muro di gomma dei media sulla catastrofe che ha portato a 4.500 persone evacuate solo nella provincia di Padova. Tanta preoccupazione anche per il Veneto, dove Enrico Letta ha incontrato il sindaco di Vicenza, Achille Variati, ed ha tenuto una conferenza stampa per richiamare l’attenzione sulla catastrofe che ha colpito la città e tantissimi comuni.
“L’Italia deve chiedere scusa al Veneto per l’indifferenza e la disattenzione con cui ha seguito la crisi dell’alluvione” ha detto il vicesegretario PD dopo un giro tra le province di Vicenza e Verona. Il Pd presenterà un pacchetto di emendamenti su tre aspetti: 1) sospensione dei tributi e dei pagamenti, 2) esenzione per i comuni dai vincoli del patto di stabilità; 3) risarcimenti per i danni.
“Zaia e Berlusconi fino ad ora sono stati disattenti. Zaia non è ancora nemmeno andato a visitare Vicenza – attacca Letta – Alla Lega si chiedono stavolta fatti e non parole”.
A sera il premier annuncia l’arrivo assieme a Bossi per oggi. Letta al termine di un incontro a Verona con le categorie economiche per fare il punto sui danni dell’alluvione boccia l’annuncio come “tardivo. Avviene sull’onda di una protesta nazionale. La prima cosa che Berlusconi e Bossi devono fare qui in Veneto è chiedere scusa ai veneti. Ci aspettiamo poi che trovino i soldi per la sospensione delle tasse, per l’esenzione dal patto di stabilità dei comuni alluvionati e per i risarcimenti. La settimana prossima in aula, sugli emendamenti alla legge di stabilità si vedranno i fatti e non le parole”.
Ma Bossi e Berlusconi non hanno chiesto scusa e sono stati fischiati come ha ricordato anche Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati: “Il defilé in Veneto non è andato come previsto e la folla che gridava “noi il bunga bunga non lo vogliamo” ha rovinato la passeggiata a Berlusconi che, accompagnato da Bossi, era arrivato nelle zone alluvionate per promettere risorse. Non è andata meglio all’Aquila: “Tu bunga-bunga, noi macerie”, si leggeva sui cartelli di alcuni manifestanti che non hanno gradito l’arrivo del presidente del Consiglio. Berlusconi si rassegni: la sua maggioranza non c’è più in Parlamento, com’è dimostrato dal fatto che il governo è andato più volte sotto durante le votazioni sulle mozioni riguardo al trattato Italia-Libia, mentre le sue promesse hanno stancato gli italiani. Si dimetta”.
Per il PD si era invece già recata nei luoghi alluvionati, subito dopo il disastro, la senatrice Maria Pia Garavaglia che raccontava di scene simili allo tsunami: “paesi allagati, infrastrutture distrutte, agricoltura e paesaggio devastati. Il governo stanzi i finanziamenti necessari per evitare che si ripetano annualmente delle catastrofi”.
Mentre la Lega proprio non si vede se non per lamentarsi come ricorda il responsabile Enti Locali del PD, Davide Zoggia: “La Lega fa sempre finta di niente quando vengono tirate in ballo le sue responsabilità, e in Veneto ci sono e sono evidenti, perché ciò che è accaduto dipende dalla mancata opera di tutela del territorio. Il centrodestra e le Lega governano il Veneto da più di due legislature. Zaia non può far finta di essere estraneo a ciò che accaduto e, ispirato dall’esempio di Bondi, lavarsene le mani. Le risposte vanno date subito poiché qui è in gioco il futuro occupazionale di migliaia di persone e di imprese”.
Serve invertire subito la rotta e “ripristinare le risorse per la prevenzione e la tutela del territorio che questo Governo ha massacrato – ricorda Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd – tagliando le risorse per la prevenzione dal dissesto idrogeologico di oltre un quinto rispetto a quelle già scarse stanziate dal precedente esecutivo di centro sinistra. I fondi sono passati dal 510 milioni del 2008 ai 93 del 2011. Bisogna agire da subito e recuperare nella legge di stabilità per il 2011 in discussione alla Camera le risorse necessarie per far fronte a questa grave emergenza. Sono queste le priorità del paese: la manutenzione ordinaria del territorio, gli interventi per mettere in sicurezza quella gran parte di Italia che risulta a rischio frane, alluvioni e smottamenti. Bisogna fare molto di più per un paese fragile, reso ancor più insicuro dall’incuria, da decenni di cementificazione selvaggia, dall’abusivismo edilizio e da eventi meteorologici che per effetto dei mutamenti climatici stanno diventando sempre più estremi”.
Il senatore del Pd Paolo Giaretta intanto scrive ai ministri Sacconi, Brunetta e Galan: “Convocate una riunione di tutti i parlamentari veneti, vediamo insieme le strade da percorrere per ottenere subito ciò che ci spetta. Ognuno facendo la propria parte. Evitando che chi sta al Governo a Roma e a Venezia faccia finta di stare all’opposizione”. Li invita a far valere la folta rappresentanza dei veneti nel governo: “Con i fatti. Con il sostegno dell’opposizione. Siamo pronti”.
Giaretta nella lettera sottolinea come “la tragedia è grande. Occorre che nel cuore del Governo si abbia esatta conoscenza dei danni che il nostro territorio ha subito e sta subendo. E’ come un terremoto. I morti sono stati tre, e per fortuna la contabilità si è fermata lì. Ma quanto alle sofferenze di tante persone, ai danni di proprietà pubbliche e private, alla rovina per tante aziende industriali, artigianali, commerciali, agricole, ad un degrado generale del territorio siamo di fronte ad una calamità della stessa portata. Non c’è tempo e non bastano i provvedimenti tampone. I primi pochi milioni stanziati non basteranno neppure a pagare ciò che i Sindaci hanno anticipato per conto dello Stato, talvolta di tasca propria (nel civile Veneto succede anche questo).
Occorre un provvedimento legislativo immediato (…)Occorre anticipare interventi di sussidio per imprese e famiglie per consentire almeno i primi interventi nelle case e il riavvio delle attività economiche. Vogliamo farla insieme questa battaglia? Ce lo chiede la dignità del nostro Veneto. Tutti i parlamentari veneti saranno pronti”, conclude Giaretta.
Eppure il governo si appresta a nominare il veneto meno adatto, Luca Zaia, a commissario straordinario per l’emergenza. La presidente del forum Politiche Ambientali PD, Laura Puppato, boccia il presidente della regione: “Ha condiviso nell’ultimo decennio le scelte scellerate del centrodestra in materia urbanistica e di sgoverno del territorio. È come mettere delle volpi di guardia ai pollai. I proclami del governatore Luca Zaia sull’emergenza alluvione lasciano allibiti. Zaia sa benissimo che la strada dell’acconto Irpef è impraticabile, sia per i tempi che per le modalità di legge. Per rispetto ai tanti cittadini del Veneto che in questi giorni stanno facendo i conti con un disastro che ha pochi precedenti sarebbe bene utilizzare le dichiarazioni con molta parsimonia. Un Commissario è indispensabile, ma è paradossale che di tale ruolo sia investito proprio da Zaia, che ha condiviso nell’ultimo decennio le scelte scellerate del centrodestra in materia urbanistica e di sgoverno del territorio. Meglio sarebbe un Commissario con competenze tecniche, in grado di dare risposte in tempi rapidi. Di questo, ora, ha bisogno il Veneto. Zaia deve invece cominciare a governare questa regione, recuperando il tempo perduto negli ultimi anni in tema di difesa del suolo, di prevenzione idrogeologica e di pianificazione del territorio”.
Il nostro timore è quello di una gestione dell’emergenza di stampo propagandistico come accaduto con il terremoto dell’Aquila e con i rifiuti in Campania, mentre come ha dichiarato Bersani la scorsa settimana,“serve un piano di messa in sicurezza dei territori: un piano complessivo di interventi di riqualificazione e potenziamento del sistema idrogeologico, un impegno prioritario per le nostre comunità e per lo sviluppo del nostro Paese. Il Governo intanto è chiamato a restituire il diritto ad una vita normale alle migliaia di famiglie sfollate in Veneto, a porre rimedio agli ingenti danni che questa Regione ha subito a tutti i livelli e a garantire immediatamente certezze anche a tutti gli artigiani, piccoli imprenditori, commercianti che vedono a rischio le loro attività”.
Alessandra Moretti, il vicesindaco di Vicenza, ci racconta di una mobilitazione straordinaria. Da lunedì scorso sono oltre 2.500 i volontari, per l’80% giovani dai 15 ai 25 anni, con molti immigrati, organizzati con le loro associazioni coordinati dalla Protezione Civile di Vicenza e da un nucleo operativo con tutti gli assessori. “Ognuno di noi aveva una zona da coordinare con tutte le forze: ma i danni sono ingentissimi, 1 metro e 80 d’acqua che ha colpito tutta la zona degli argini. Parliamo di case, imprese, uffici, commercianti e artigiani che hanno perso milioni di euro, magazzini e corte da buttare”. Il vicesindaco spiega le ragioni dello sciopero fiscale minacciato da Confindustria: “Il Veneto garantisce almeno 1,5 miliardi di euro di gettito. Adesso con lo stato di crisi si può sforare il Patto di stabilità ma la quantificazione dei danni è difficilissima, ci sono 9.000 persone alluvionate e 2.000 capannoni industriali a mollo, ma è ancora tutto da quantificare il danno del fermo dell’attività produttiva, specie per aziende con decine e decine di lavoratori. I problemi sono tanti: si stanno smaltendo 700 tonnellate di rifiuti al giorno contro i 90 attuali. Ci stanno mettendo a dura prova, ci siamo rimboccati le maniche ma adesso devono arrivare fondi importanti. Invece ci sono appena 20 milioni dal governo e 2 dalla regione, che serviranno solo a coprire parte delle spese sostenute”.
Gli imprenditori sono infuriati: “Se il sostegno alle imprese e ai cittadini vicentini non ci sarà da parte dello Stato, noi non pagheremo le tasse”. Non usa mezzi termini, a Radio 24, il vicepresidente degli industriali vicentini, Luciano Vescovi, parlando dei danni causati in Veneto dal maltempo: “Una critica voglio farla anche a Zaia – continua Vescovi – che ancora non si è fatto vedere qui a Vicenza. Il manifatturiero è in ginocchio, dobbiamo ricomprare le macchine e la produzione è ferma. Se lo Stato non ci aiuta, con un sostegno serio, verrà colpita una parte sana dell’economia italiana. Il manifatturiero vicentino esporta più della Grecia e tiene su una buona parte dell’economia italiana. Il sostegno per noi è un sostegno per l’economia del paese. Se venendo qui lo Stato vedrà le strade ripulite dal fango e dirà bravi vi siete arrangiati, ebbene noi ci arrangeremo con le tasse. Perché questa volta siamo veramente stufi e questa considerazione che faccio è apolitica e non leghista”.
Insomma al Veneto spiccioli e illusioni perché il Governo dopo aver dichiarato lo stato di emergenza venerdì scorso ha erogato appena 20 milioni. Paola De Micheli responsabile Piccole e medie imprese del PD chiede “un intervento straordinario in difesa delle imprese locali e dell’occupazione. Oltre un miliardo di danni rischiano di mettere in ginocchio per mesi il tessuto produttivo veneto, e i 20 milioni stanziati dal governo sono una cifra ridicola se non offensiva. Serve allentare il patto di stabilità interno consentendo agli enti locali di usare le risorse disponibili per interventi d’urgenza a favore del settore produttivo e infrastrutturale. Serve l’immediato pagamento dei crediti che le imprese locali vantano nei confronti della pubblica amministrazione e una moratoria dei debiti che le imprese colpite dal maltempo hanno nei confronti delle banche. Debiti che sicuramente il sistema imprenditoriale veneto saprà onorare vista la forza e la vitalità che da sempre ne contraddistingue l’azione. Sono interventi d’urgenza a cui devono seguire misure strutturali: è ora che il governo passi ai fatti”.
Chiara Braga, parlamentare e responsabile Politiche per la difesa del territorio del dipartimento Ambiente del PD lancia l’allarme: non si può certo pensare di ricorrere ai fondi stanziati ormai un anno fa e non ancora assegnati (900 milioni di euro) per far fronte ad altre emergenze.
A fianco dell’emergenza, però, è essenziale che proprio in questo momento si dia finalmente corso al Piano nazionale di messa in sicurezza del territorio, come il PD chiede da tempo, individuando al più presto le risorse necessarie alla sua copertura, perché non ci si ritrovi a breve a dover rincorrere altre nuove emergenze. Insomma il governo, a partire dal ministro dell’Ambiente, diano subito un segnale di netta inversione di tendenza, ripristinando i fondi destinati alla difesa del suolo e falcidiati dalla manovra finanziaria.
“Il Veneto sommerso dall’acqua merita qualcosa di più delle chiacchiere e delle passerelle a cui ci ha ormai abituato questo governo – dichiara Debora Serracchiani, europarlamentare del Pd – Quello di un pezzo di Nord che frana per due gocce d`acqua é solo l’ultimo episodio di una politica disastrosa del centrodestra, nazionale e regionale, basata solo su annunci e misure spot: il fallimento della programmazione e della tutela del territorio in Veneto non è una sorpresa ma l’effetto di decenni di amministrazione di Pdl e Lega, a cui si é aggiunta l’accetta di Tremonti. Le responsabilità sono chiare e chi le ha deve assumersele tutte”.
Marco Laudonio
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