Il mondo della cultura sciopera: «La Finanziaria è insostenibile»
“Porte chiuse, luci aperte sulla cultura”. Lo slogan scelto per la manifestazione racconta tutto il senso della serrata che il 12 novembre punterà il dito contro le conseguenze provocate sul settore dalla Finanziaria. Chiusi centinaia di musei, biblioteche, siti archeologici e luoghi di spettacolo, in decine di comuni di tutta Italia, «per richiamare l’attenzione sugli effetti dirompenti che la manovra avrà già dal prossimo anno, e per riaffermare il diritto alla cultura».
A promuovere la mobilitazione Federculture e Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, con il sostegno del Fai, il Fondo Ambiente Italiano, per contestare non solo i tagli, comunque molto consistenti: 280 milioni tra quelli diretti al ministero dei Beni e le attività culturali, decurtamento del Fus e dei trasferimenti statali agli enti culturali, cui si aggiungono le riduzioni a carico delle amministrazioni locali, che potrebbero essere di circa 800 milioni di euro nel prossimo biennio, ma l’insieme delle norme della Legge 122/2010 «che prospettano uno scenario insostenibile nel quale sono messe a repentaglio la politica di intervento pubblico- ha detto Roberto Grossi, presidente di Federculture, e la stessa sopravvivenza di enti e di organismi». Fra queste la riduzione del numero dei componenti di organi di amministrazioni e collegiali, la limitazione delle spese per mostre e pubblicità al 20 per cento rispetto al 2009, la soppressione delle spese per le sponsorizzazioni.
L’iniziativa, presentata a Roma, all’Auditorium Parco della Musica, sta raccogliendo l’adesione di amministrazioni locali di diverso orientamento politico, di aziende e associazioni, tutti colpiti dalla scure dell’ultima manovra del Governo, che porterà lo Stato a spendere in cultura lo 0,21% del suo bilancio: 21 centesimi ogni 100 euro, 25 euro procapite. In Francia è quasi il doppio, 46 euro per cittadino. E non si tratta solo di investimenti in spettacoli o eventi, ma dei fondi necessari per conservare, valorizzare e promuovere un patrimonio artistico immenso.
Chiusi un giorno, il 12 novembre, per sopravvivere e rimanere aperti sempre. E chi non chiuderà farà in modo di informare, con ingressi gratuiti e manifestazioni, sui rischi concreti che il mondo culturale sta correndo. Si leggono, nemmeno troppo fra le righe, nell’annuncio di Marco Magnifico, direttore del Fai, che chiuderà le sue 13 proprietà il cui ingresso è regolarmente a pagamento, e coinvolgerà nella protesta le 112 delegazioni su tutto il territorio nazionale: «E’ una manifestazione storica. Sono fiero di appartenere a un movimento civile di resistenza, e allo stesso tempo sono disperato di fare questa figuraccia di fronte al mondo. È un’iniziativa drammatica – ha continuato – e il Fai partecipa a questa protesta con un sentimento di dramma. Chiudere i nostri siti è una vergogna, un affronto, qualcosa che va contro il nostro statuto. Questo per far capire che non è un piccolo gesto ma una protesta forte».
La Stampa 05.11.10