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"La vittoria dei neo-papà due settimane con i figli", di Anais Ginori

Sì del Parlamento: 5 mesi alle donne, 14 giorni ai padri
Ora in Italia non a tutte le lavoratrici viene concessa la paga intera per venti settimane. Finora le settimane minime garantite dalla legge europea nei 27 Paesi erano solo 14.
Palloncini rosa e azzurri, le foto di neonati paciocconi appese nel parlamento di Strasburgo. «L´Europa ha bisogno di bambini se vuole garantirsi un futuro economico» spiega la deputata socialista Edite Estrela, mentre intorno a lei sembra una grande festa. Sei settimane in più per le mamme e due settimane per i padri.

Anche loro via dall´ufficio e precettati nell´accudimento dei figli. L´Europarlamento allunga il congedo maternità fino a venti settimane a pieno stipendio e per la prima volta cerca di spronare i neo papà a fare come le donne: un periodo a casa dopo il parto. Quattordici giorni di paternità interamente retribuiti, è questa la novità soprattutto per gli italiani.
Conquista simbolica che dovrebbe servire, almeno così sperano i promotori, a promuovere la natalità in quello che rischia di diventare un continente davvero vecchio: in molti Paesi, tra i quali l´Italia, il numero di anziani ha superato ormai quello dei giovani.
Un passo coraggioso. Fino a ieri, le settimane minime garantite dalla legislazione nei 27 paesi membri erano solo 14. L´Europarlamento è andato oltre la raccomandazione della Commissione, che aveva proposto di aumentare a 18 le settimane. Insieme a questa riforma, la risoluzione votata dal Parlamento di Strasburgo propone di garantire il diritto alla paternità per almeno due settimane, retribuite al 100% del salario. In Italia, le mamme possono già stare a casa venti settimane, anche se solo all´80% dello stipendio (integrato al 100% per alcune categorie). La decisione europea per incentivare i padri a occuparsi dei bambini dopo il parto rischia invece di riaprire il dibattito. Il congedo parentale garantito agli uomini infatti copre solo il 30% del salario, ed è anche per questo scarsamente utilizzato.
La relazione della relatrice Estrela è stata approvata con 390 voti a favore, 192 contrari e 59 astenuti. Il testo prevede anche di vietare il licenziamento delle donne dall´inizio della gravidanza fino ad almeno il sesto mese dopo la fine del congedo di maternità. Le neo-mamme, raccomanda ancora l´Europarlamento, devono poter tornare al loro impiego precedente o a un posto equivalente, con la stessa retribuzione, categoria professionale e responsabilità di prima del congedo. Tutte belle intenzioni. L´applicazione sarà però complicata. L´emendamento che innalza la soglia minima di permesso per le mamme è passato infatti per appena sette voti: 327 sì, 320 no e 30 astenuti. Bisognerà affrontare anche l´ostilità di alcuni governi europei. La Germania, paese con il più basso periodo di maternità dell´Ue (14 settimane), considera troppo costoso il provvedimento. «Non aiuterà le donne, anzi: le penalizzerà nella loro ricerca di lavoro» accusa Constance Krehl, un´eurodeputata tedesca. Il sottosegretario di Stato francese, Nadine Morano, ha calcolato che l´allungamento del congedo di maternità potrebbe costare 1,3 miliardi di euro alle finanze pubbliche. Capofila dei paesi ostili è la Gran Bretagna. In base alla risoluzione votata dall´Europarlamento, il prezzo per le casse dello Stato passerebbe da 2,2 a 4,5 miliardi di euro. Attualmente, le inglesi hanno una remunerazione modulabile e non piena durante il periodo di maternità. «Con queste nuove norme, si rischia di scoraggiare le aziende ad assumere donne» commenta Philippe de Buck, direttore di Businesseurope, la confederazione industriale europea. Si sa già che molti esecutivi europei ostacoleranno l´attuazione di questa riforma. Nonostante i palloncini colorati, è ancora presto per festeggiare.

La Repubblica 21.10.10

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“Ma due settimane per l´uomo restano ancora troppo poche”, di A.G.

Se anche il padre si assenta dopo il parto la donna sarà meno discriminata e ricattabile nel lavoro

«Attenzione a non fare del congedo di maternità un boomerang per le conquiste femminili». L´economista Daniela Del Boca accoglie con prudenza la risoluzione del parlamento europeo. «E´ meglio parlare di congedo parentale, includendo anche gli uomini, piuttosto che di semplice maternità, lasciando tutto sulle spalle delle donne», spiega la responsabile del centro torinese Child.
Questa risoluzione pro-mamme del parlamento di Strasburgo non la soddisfa?
«Allungare il periodo di maternità da solo non serve ad aiutare le donne, né ad incentivare la natalità. Basta guardare l´Italia. Noi abbiamo già venti settimane di congedo parentale ma non per questo siamo meglio inserite nel mondo del lavoro o facciamo più figli. Anzi».
Bisogna intervenire sui congedi di paternità?
«Il vero cambiamento sarebbe riuscire a coinvolgere di più i padri. Devono prendersi dei periodi di congedo quando i bambini sono piccoli, come fanno le madri. Solo così riusciremo a far cambiare le mentalità, sia all´interno delle famiglie che nelle aziende. Se anche un uomo si assenta dopo il parto, la donna lavoratice sarà meno discriminata e ricattabile. Le due settimane proposte dall´Europarlamento mi sembrano davvero poche. L´unico dato positivo è quello economico: la retribuzione al 100%».
Allungare il periodo di maternità può anche danneggiare le lavoratrici?
«L´esempio italiano è lampante. Neanche metà delle donne lavora e una su tre è costretta a lasciare il posto dopo il primo figlio. Nel mio centro Child, abbiamo condotto uno studio che dimostra che se viene allungato il congedo maternità oltre i 6 mesi, si crea un danno professionale: la lavoratrice esce dal mercato, perde capacità e competenze. Diventa un peso per le aziende. Questo rischio non c´è invece nei congedi parentali, condivisi tra madre e padre».

La Repubblica 21.10.10