Bersani scrive a Tremonti: la riforma del Fisco è la cosa più urgente.
«Caro ministro, il dato saliente della crisi oggi si chiama lavoro. Non avremo crescita senza uno stimolo alle attività economiche e all’occupazione attraverso riforme incisive e coraggiose, e la più urgente tra le riforme è quella fiscale». A due giorni dall’apertura del tavolo tra il governo e le parti sociali sulla revisione del sistema fiscale, il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, lancia al ministro dell’Economia le sue proposte, che puntano su un fisco assai più leggero per i lavoratori e le imprese, più favorevole all’ambiente e più penalizzante sulle rendite finanziarie. Un sistema fiscale che se nella sostanza non è molto diverso da quello immaginato da Giulio Tremonti, presuppone tempi di realizzazione certamente più rapidi e forme di copertura che il Tesoro ha sempre considerato un po’ troppo rischiose, visto lo stato dei nostri conti pubblici.
Tutto il piano di alleggerimento fiscale proposto dal Partito Democratico, infatti, sarebbe finanziato dal recupero dell’evasione fiscale. In cinque anni, si legge nel documento del Pd consegnato da Bersani a Tremonti, l’evasione fiscale italiana dovrebbe essere portata al livello medio europeo, con il recupero di 40-50 miliardi di euro all’anno. Ed è da lì che arriverebbero le risorse per la grande operazione di redistribuzione fiscale immaginata dall’opposizione. L’Irpef sui redditi più bassi, l’aliquota di imposizione del lavoro autonomo e professionale, l’Ires per le imprese e l’imposta sostitutiva sulle rendite da capitale dovrebbero essere tutte portate al 20%. Per i lavoratori dipendenti, ai quali spetterebbero detrazioni più forti ed il recupero del fiscal drag (l’aumento della pressione fiscale dovuta all’inflazione), la prima aliquota sui redditi scenderebbe dal 23 al 20%, e dovrebbero essere ritoccate all’ingiù anche le aliquote degli scaglioni immediatamente superiori. Le detrazioni sarebbero interamente ripensate, con una nuova modulazione non più solo in base al reddito, ma anche in funzione dell’età, «a vantaggio dei giovani sotto 35 anni e degli ultra settantacinquenni», e del sesso: le lavoratrici con figli minori godrebbero, infatti, di detrazioni fiscali «consistenti».
Quanto al lavoro autonomo, il Partito democratico prefigura l’eliminazione graduale dell’Irap sul costo del lavoro, e un premio per chi scommette sulla propria impresa, portando a zero l’aliquota Irpef o Ires sulla parte di capitale reinvestita nell’attività.
La parte prevalente del reddito d’impresa, professionale o da lavoro autonomo, quando diventa reddito personale o viene distribuita ai soci, verrebbe inoltre tassata come il reddito da capitale, cioè con un’imposta sostitutiva del 20%.
«Occorre alleggerire l’impresa, il lavoro e i redditi familiari per stimolare gli investimenti, i consumi e l’occupazione e richiamare risorse da una lotta efficace all’evasione fiscale e dal contributo della rendita», scrive Bersani, comunque scettico sulle reali intenzioni del governo.
«Come ho più volte detto, voglio ribadire con franchezza che non ritengo l’attuale governo e l’attuale maggioranza in grado di produrre riforme. Qualsiasi sia il governo chiamato a farla, tuttavia, la riforma fiscale deve essere discussa e predisposta con urgenza senza atteggiamenti dilatori o scansioni addirittura epocali.
Troppo spesso il fisco è stato usato per la propaganda, mentre davanti alla crisi servono fatti» scrive Bersani annunciando, proprio mentre sta per partire il tavolo tra governo e parti sociali, un’iniziativa parlamentare a novembre. «La sede giusta» scrive Bersani per un «confronto di idee su una materia dirimente per le prospettive del paese».
Il Corriere della Sera 19.10.10