Pubblichiamo l’intervento dell’on. Manuela Ghizzoni all’iniziativa con Bersani:
“Perché votare PD alle prossime elezioni?
Perché il PD è la sola, vera novità dell’attuale politica italiana.
Una novità che è visibile nelle candidate e nei candidati presenti nelle liste.
Liste ricche di donne e giovani, ai quali è data finalmente la possibilità di esprimere i propri talenti, di mettere la propria passione al servizio del bene comune, di offrire i propri sguardi differenti per risolvere i problemi del paese. Nessuna forza politica ha creduto tanto in coloro, donne e giovani, che sono stati tenuti, fino ad oggi, fuori dalle sedi della politica. Con il nuovo gruppo PD, i giovani e le donne che entreranno in Parlamento saranno più del doppio rispetto alle presenze attuali: una straordinaria opportunità per il Paese.
La nostra novità si manifesta nel programma, un programma del fare, che è credibile perchè mostra come sostenere finanziariamente le proposte contenute ed è innovativo perché tiene insieme la modernizzazione con l’equità, lo sviluppo con la solidarietà, la libertà con l’etica della responsabilità.
Altra novità: il PD si presenta solo alle elezioni e con questa scelta coraggiosa si è reso promotore di una riforma elettorale, per via politica e non parlamentare, che ha contaminato tutte le altre forze in campo.
Sono note le motivazioni che ci hanno portato a correre da soli.
Tutti abbiamo presente le difficoltà poste all’azione di governo dalla frastagliata coalizione posta sotto il simbolo dell’Unione: abbiamo arrancato nel portare avanti le riforme per rilanciare il Paese, perché abbiamo avuto il freno a mano costantemente tirato, per utilizzare un eufemismo, mentre la gravissima situazione ereditata richiedeva coesione, compattezza, unità, esattamente come ci avevano ripetutamente chiesto i cittadini che ci hanno votato nel 2006.
Una situazione difficilissima, dovuta ai cinque anni del governo precedente, utilizzati per legiferare su affari privati, per dissipare l’avanzo primario, per aumentare la spesa pubblica senza intervenire sul rilancio dell’economia e senza concreti sconti sulla fiscalità, se non per i redditi più alti. Questa è la realtà dei fatti.
Nonostante la rissosità della coalizione, il governo Prodi ha permesso all’Italia di rialzare la testa, gli ha fatto riconquistare credibilità in politica estera e nei confronti dell’Europa, grazie ad un solido risanamento dei conti pubblici, ha avviato un indispensabile piano di liberalizzazioni a favore dei consumatori e del nostro sistema economico – di cui stasera abbiamo il principale artefice – e contemporaneamente ha conseguito un accordo fondamentale con le parti sociali per la revisione del sistema pensionistico e per combattere la precarietà nel lavoro, soprattutto dei giovani, ha inoltre sostenuto il rilancio dell’economia, è intervenuto sulle aliquote irpef, in particolare per dare sollievo alle famiglie con figli.
Ed ora ha approvato la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: le morti sul lavoro, come ci ricordano anche oggi le ultime due vittime, sono una vergogna che tradisce la Costituzione e che il nostro Paese non può più sopportare.
Rivendico con orgoglio le cose buone fatte in soli 18 mesi, ma siamo tutti consapevoli che sarebbe stato meglio farle con meno tensioni, meno litigi, meno atti di testimonianza.
Questa esperienza ci ha quindi portato ad assumerci la responsabilità di correre da soli, che testimonia la nostra volontà di presentarci agli elettori non solo con lo scopo di battere l’avversario, ma soprattutto per offrire un preciso progetto di rinascita all’Italia.
Ripartiamo da soli per essere liberi, per non dover più subire condizionamenti e ricatti. Una scelta immediatamente compresa ed apprezzata dagli elettori e dalle elettrici, come ci testimoniano non solo e non tanto i sondaggi, ma le parole e i commenti dei tanti cittadini che partecipano alle nostre iniziative di avvio della campagna elettorale.
Il PD rappresenta la sola novità credibile in grado di modernizzare il Paese e con personalità come il Ministro Bersani portiamo nel progetto politico e nella futura azione di governo quell’etica delle buone prassi e del fare, quel riformismo quotidianamente perseguito che è tipica espressione della politica dell’Emilia Romagna.
Un’azione politica attentissima al welfare e al sociale, come dimostrano i dati dell’ultimo rapporto dell’Osservatorio politiche sociali dello SPi CGIL, che vedono Modena in 3a posizione, solo dopo Bolzano e Trento, per spesa pro capite in assistenza sociale, sport, cultura. Investimenti che consentono di tenere alto, nei nostri territori, il livello di coesione sociale e di contrasto al disagio, e di attuare concrete e sempre più necessarie politiche di coesione sociale.
Questo è il nostro modo di governare che tiene insieme solidarietà e sviluppo, come dimostra anche l’attenzione da sempre mostrata al mondo produttivo che nella nostra regione significa cooperazione e piccole e medie imprese, che sono state generatori di una ricchezza diffusa, di una ricchezza redistribuita.
Nei confronti di questo diversificato sistema d’imprese abbiamo sempre avuto grande attenzione.
Noi in questa regione abbiamo sempre rappresentato sia il mondo del lavoro che il mondo dell’impresa.
Per noi gli imprenditori che rispettano le regole, comprese quelle sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che pagano le tasse e rispettano l’ambiente, e sono la maggioranza, sono lavoratori come gli altri.
Questo paese ha bisogno di un grande patto tra i produttori, imprenditori e lavoratori dipendenti.
Un patto per lo sviluppo e per l’equità, basato sulle reciproche responsabilità e rispettoso dei reciproci diritti e doveri.
Noi non crediamo, come invece ha scritto rifondazione comunista sui manifesti, che gli imprenditori siano ricchi che “devono piangere”.
Il problema non è combattere la ricchezza, ma combattere la povertà.
Esiste nel nostro paese una drammatica questione salariale e delle pensioni minime che va affrontata al più presto, per ridare potere d’acquisto ai redditi più bassi e rilanciare i consumi.
Per la verità, con l’extragettito a disposizione potevamo intervenire a sostegno dei redditi già nel decreto milleproroghe, ma il centro destra si è opposto. È stata un’altra occasione persa, per colpa dell’opposizione. È bene che si sappia e che se ne assuma la responsabilità.
Ancora, il sistema economico del nostro territorio ha bisogno di infrastrutture adeguate al suo alto livello di sviluppo, a partire dalla rete dei trasporti.
Faccio un esempio. Non è tollerabile che in questa regione i pendolari che quotidianamente prendono il treno per raggiungere il posto di lavoro o di studio, vivano disagi continui e non abbiano certezza dell’orario di partenza o di arrivo. Quindi non è possibile che un collegamento ferroviario così strategico per Carpi e per tutto il territorio come l’IC Scaligero venga soppresso senza prevederne una alternativa, costringendo pendolari e viaggiatori a riversarsi, ad esempio, sulla già congestionata statale per Modena, senza contare che da anni non si dà una risposta credibile di collegamento tra il distretto ceramico e la rete autostradale.
Non si tratta di una battaglia di campanili, no, si tratta di mettere il dito nella piaga nella grande questione del disastro finanziario che attanaglia le Ferrovie dello Stato, insieme all’ANAS, l’ossatura del sistema nazionale infrastrutturale.
Un disastro finanziario che si sintetizza in più di 2 mld di euro di sbilancio nel 2006 per le Ferrovie, e di cui porta la maggiore responsabilità l’ex ministro all’Economia Tremonti. È bene ricordarlo.
Ormai ho esaurito il tempo a disposizione, e allora accenno solo a due temi.
Alla timidezza con la quale abbiamo affrontato il diritto alla sicurezza, e alle difficoltà che abbiamo avuto noi, parlamentari che stiamo sul territorio, a gestire questa emergenza senza essere messi nelle condizioni di dare ai cittadini risposte chiare e inequivocabili.
Un errore che non ripeteremo, perché il PD crede al diritto alla sicurezza come obiettivo di innovazione da applicare in tutti i settori: dal lavoro alla salute, dall’ambiente all’immigrazione, cioè in tutti i settori in cui ci siano regole da rispettare e diritti da garantire.
Un cenno conclusivo alla scuola.
Non solo per ribadire che se vogliamo riavviare il motore sociale rappresentato dal sapere, cioè il sistema scuola, università, ricerca e formazione permanente, il PD dovrà avere il coraggio di innovare e di investire, anche premiando il merito. Ma anche per rivendicare quante esperienze positive espresse dal nostro territorio possiamo portare a Roma, farle diventare politiche nazionali.
È il caso del locale accordo territoriale sugli organici dei docenti, che ha trovato applicazione anche a livello nazionale, nella circolare ministeriale di dicembre sulle iscrizioni.
Ho voluto chiudere con questo esempio, per dirvi con quale orgoglio ho rappresentato il mio territorio in Parlamento e quanto sia per me motivo di fierezza portare la nostra esperienza di governo locale nelle stanze della politica nazionale.
A tutti noi, a tutti voi, chiedo adesso un impegno per questa campagna elettorale: la vittoria è davvero a portata di mano.
Si può, anzi si deve fare.”
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