Pdl, piano di Berlusconi per evitare il collasso “Capi locali eletti, riparta il tesseramento”. Poi avverte Tremonti: “Qui solo uno è insostituibile e non è lui”. L´offensiva di Fli sul territorio aggrava le guerre intestine. Scontro tra gli ex An e “Liberamente”. La proposta al vertice di mercoledì, ma il premier blinda i tre coordinatori
Il Pdl è a un passo dall´autodissolvimento. La prossima settimana è vissuta da molti come quella decisiva. Deborah Bergamini, un tempo braccio destro del Cavaliere e ora tra i ribelli che in Toscana si oppongono a Denis Verdini.
E per descrivere la «malattia» che ha infettato il Pdl usa la metafora del Signore degli Anelli: «Berlusconi è come Theoden, il re buono finito sotto l´incantesimo del malvagio Vermilinguo. Speriamo che spunti un Gandalf, un mago che lo liberi».
Per placare la rivolta che sale dal basso, ammesso che non sia troppo tardi, Berlusconi ha tirato due leve. Prima ha blindato i tre coordinatori nazionali, lasciando cadere l´ipotesi di sostituirli. Quindi ha accettato, dopo mille titubanze, una regola dalle conseguenze imprevedibili: per la prima volta i capi regionali del Pdl non saranno più scelti a palazzo Grazioli ma eletti dalla base. E così anche i coordinatori comunali e provinciali, in un esperimento inedito di democrazia “normale”, imposto dall´Opa lanciata da Fini con Futuro e Libertà. Il paradosso, semmai, è che a scrivere il progetto, che sarà approvato mercoledì dall´ufficio di presidenza, siano proprio quei tre coordinatori nazionali contro cui si appuntano tutte le critiche dei delusi dal partito. Ma è questa l´essenza del metodo Berlusconi: non schierarsi mai con una parte sola, tenere tutti sulla corda.
A far saltare tutti gli equilibri interni del Pdl è stata la scissione di futuro e libertà. Gli ex Forza Italia si sono sentiti ancora più ostaggio di Ignazio La Russa, coordinatore e ministro, e degli altri “quadrumviri” ex An: Alemanno, Gasparri e Matteoli. Per questo, per lanciare un´offensiva contro gli ex An, è nata la corrente di “Liberamente”, espressione dei ministri Frattini, Gelmini, Carfagna e Prestigiacomo. Non a caso, alla vigilia dell´ufficio di presidenza di mercoledì, proprio Frattini è venuto allo scoperto chiedendo ieri che i tre coordinatori – Bondi, La Russa e Verdini – siano sostituiti da un «coordinatore unico». Una parola in codice, che per gli ex forzisti significa semplicemente: Berlusconi li cacci via. La Russa è furibondo, tanto da essere arrivato a minacciare di formare gruppi autonomi alla Camera e al Senato. Denis Verdini, da toscanaccio, non riesce a tenere a freno la lingua: «Questi signorini che sanno molte lingue forse non si rendono conto che ora c´è Fli che ha scatenato dappertutto un´offensiva contro di noi e loro cosa fanno? Portano la guerra in casa nostra!». Il coordinatore nazionale, che nel week end ha presentato il progetto di democratizzazione del Pdl direttamente al Cavaliere, si sfoga contro Liberamente e difende gli ex An: «A forza di dire che sono fascisti e prepotenti, questi “tipini” mettono a rischio il Pdl. Si dovrebbero ricordare che il Pdl è un successo straordinario: avevamo 4 province e ne governiamo 60 su 100, governiamo nella metà dei comuni capoluogo e nella maggioranza delle regioni».
Il piano per la “rivoluzione dal basso” è messo nero su bianco e si intitola «regolamento per l´indicazione del coordinamento regionale». Prevede che in ogni regione si formi un´assemblea di “eletti” composta dai parlamentari, consiglieri regionali, sindaci. Se questa platea riuscisse a mettersi d´accordo su un nome e lo votasse con un quorum del 70 per cento, Berlusconi sarebbe “costretto” a nominare Tizio coordinatore regionale. Un modo per superare la logica delle quote e costringere i vari ras locali a mettersi d´accordo. Partirà inoltre anche una campagna di tesseramento – attualmente ci sono solo 150 mila iscritti ed è stata necessaria una circolare per costringere i parlamentari a tesserarsi – in vista dei congressi locali che si terranno nella primavera del 2011. Questa è la road map immaginata da Berlusconi insieme ai tre coordinatori. Ma non è detto che sia sufficiente a frenare la crisi in atto. Tanto che Pier Ferdinando Casini ha messo in preallarme i suoi: «La situazione è più grave di quanto si pensi, alcuni amici ex Dc sono pronti a votare un altro governo».
Su e giù per l´Italia il Pdl in molti casi è allo sbando. Al Nord c´è la pressione della Lega, ma è al Centro-Sud che si sta liquefacendo. «Berlusconi – si lamenta Roberto Tortoli – ha ancora in mente il comitato elettorale, ma così sul territorio c´è il tana libera tutti. Bisogna fare subito un partito vero. Non è possibile che se uno come me, che ho fondato Forza Italia, chiede l´elenco degli iscritti della sua regione, mi si risponda: “a che ti serve?”». L´offensiva di Fli gioca una parte importante, fungendo da calamita per tutti i delusi. Proprio in Toscana ha aderito due giorni fa ai finiani l´ex vicepresidente del consiglio regionale, Angelo Pollina. Un´uscita che segue quelle dell´ex capogruppo Pdl al comune di Firenze, Bianca Maria Giocoli, anche lei ex Forza Italia. Quando non sono i finiani, è la guerra tra potentati locali a squassare il Pdl. In Sicilia Micciché ha fondato “Forza del Sud”, per trattare in proprio con Berlusconi. In Puglia la rivalità tra Raffaele Fitto e Gaetano Quagliariello è ormai leggendaria. Basti pensare che a luglio, quando Quagliariello presentò il suo libro al Teatro Petruzzelli di Bari insieme a Nichi Vendola, su 1700 posti a sedere nemmeno uno era occupato da un amico di Fitto. Per non parlare della Campania, dove il partito è ancora sotto shock per la vicenda del dossieraggio contro Caldoro. E tra i seguaci di Cosentino e gli altri ras si combatte con il coltello tra i denti in vista della candidatura a sindaco di Napoli.
Per la prima volta anche i giovani sono in rivolta. Li guida Francesco Pasquali, attaccato pesantemente da Fabrizio Cicchitto. Pasquali non le manda a dire: «Anche da noi ci vorrebbe un Renzi per rottamare certi baroni. I ragazzi in giro per l´Italia hanno ormai superato i trent´anni e nessuno li ha mai candidati a niente. Devono stare attenti, c´è una generazione del Pdl che è satura e io non so per quanto riuscirò a tenerli buoni».
Ma, per quanto grave, non è la situazione del Pdl la più difficile che Berlusconi si trova ad affrontare. Il premier, racconta chi gli ha parlato in queste ore, è molto «seccato» e «preoccupato» per le mosse di Giulio Tremonti. Giovedì scorso ha placato l´ira dei ministri contro Tremonti, dicendo a tutti: «Lasciate fare a me». E stavolta è deciso a farlo sul serio: «Tremonti deve capire che il premier sono io. Qua dentro c´è solo una persona insostituibile. E quella persona non è lui».
da www.repubblica.it