La rete calcola che oggi siano scesi in piazza in tutta Italia «circa 300mila studenti» in «più di 100 piazze italiane». Chiedono investimenti nell’istruzione, provvedimenti per l’edilizia scolastica, una didattica nuova e più diritti per gli studenti. Insomma, una scuola pubblica e non la sua demolizione di fatto.
A Firenze, il corteo vede una folta partecipazione. Qualcuno dalla testa della manifestazione ha lanciato un fumogeno, bottiglie di vetro e uova contro la sede della scuola privata degli Scolopi, in via Cavour. Un gesto che ha suscitato la reazione e la protesta degli altri studenti che sfilavano. Piccolo tafferuglio poi davanti alla prefettura: spintoni e qualche pugno, alcuni ragazzi sono poi identificati dalle forze dell’ordine intervenute. Gli animi si sono placati e il corteo ha ripreso la sua marcia. Cortei anche a Siena e Livorno.
A Milano ci sono stati tafferugli vicino all’Università statale. Gli studenti, 20mila per gli organizzatori, la metà per la Questura, verso il Provveditorato hanno lanciato uova e petardi verso la sagoma di Mariastella Gelmini. E, dicono agenzie di stampa, sono state lanciate pietre verso l’edificio del Provveditorato. Una delegazione degli studenti è stata lasciata passare e ha costruito con cartoni e sacchi una piccola struttura militare davanti il cancello d’ingresso: «Provveditorato limite invalicabile: zona militare, vigilanza a cura del generale Colosio». Gli insulti più frequenti contro il provveditore Giuseppe Colosio e il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ha aperto il il corteo un manifesto che ritrae il ministro con una tuta mimetica dell’esercito. «Ci tagliano gli insegnanti, ci riducono i laboratori, ci costringono in classi da oltre 30 studenti», ha spiegato Gianmarco del coordinamento dei collettivi studenteschi. «È vergognoso – ha aggiunto – che invece il ministero avalli progetti che di fatto introducono l’educazione militare nelle scuole».
Sempre a Milano alcuni studenti riferiscono di essere stati caricati dalla polizia. Un funzionario della Digos della Questura è rimasto leggermente ferito all’occhio destro dopo che un giovane gli ha spruzzato del liquido urticante durante il confronto nei pressi dell’ateneo. Un docente precario racconta che la polizia in piazza Missori ha caricato con manganellate un gruppo di universitari in corteo non autorizzato. Al momento non risultano feriti.
A Roma continua la protesta davanti al ministero dell’istruzione. «Dimissioni» urlano le migliaia di ragazzi e ragazze mentre continuano ad arrivare altri manifestanti in viale Trastevere; alcuni di loro hanno cantato sulle note di “Bella Ciao”, un testo modificato ed intitolato “Ciao Stella”. Non sono mancate, tra gli striscioni davanti al ministero, critiche al sindaco di Roma e alla presidente della Regione Lazio: su uno striscione c’è scritto «Alemanno-Polverini Roma ve schifa».
Gli studenti del Movimento dei giovani democratici di Tivoli hanno srotolato sotto al Miur un mega striscione con l’eroe dei videogame anni ottanta, Pac-man, che mangia il premier.
Nella capitaleè arrivato sotto il ministero dell’Istruzione, tra fumogeni viola e lo striscione “Chi apre una scuola chiude una prigione”, il corteo di studenti che manifesta contro la riforma Gelmini. Ad aspettarlo alcune centinaia di manifestanti; tra loro una trentina del collettivo “Senza tregua” che si è disposto davanti all’entrata del dicastero indossando delle maschere con un volto bianco e portando uno striscione su cui è scritto: «Ci rubano il futuro». Sul Tevere gli studenti hanno calato un altro striscione: «voi le barriere, noi il ponte».
Migliaia di studenti – diecimila secondo gli organizzatori, quattromila per la questura – da stamane sfilano a Napoli per protestare insieme al mondo dell’Università contro i tagli alla scuola e alla ricerca italiana.
Le manifestazioni contro la riforma della scuola stanno avendo una «grande partecipazione in tutte le città italiane». Lo sottolinea una nota dell’Unione degli studenti. «A Torino – prosegue il comunicato – stanno manifestando 30 mila studenti, a Bologna 20 mila, a Milano 15 mila, a Firenze 5 mila e anche nelle città più piccole da Siena a Cosenza, da Catanzaro a Genova si registra la partecipazione di più seimila studenti. A Roma dove il corteo è appena partito, si registrano più di 30 mila persone, una partecipazione molto più imponente rispetto a quella del primo corteo del 2008 che ha lanciato la mobilitazione dell’Onda». «Una partecipazione così alta – dichiara Stefano Vitale, dell’Unione degli Studenti – è ben al di sopra delle migliori aspettative. È in atto una grande risposta degli studenti contro le politiche di questo governo. Tra poco dal Ministero pretendiamo delle risposte».
Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini risponde com’è suo solito e si ammanta di “nuovo” e di cambiamenti – a suo dire – tutti per il meglio. Per lei la protesta ripropone «vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo». E ovviamente chi protesta lo fa per ideologia politica, non certo perché vede demolire la scuola pubblica. Rincara la dose il ministro: chi contesta oggi «è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento e crede di usare la scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra». E ancora: «Bisogna avere il coraggio di cambiare. È indispensabile proseguire sulla strada delle riforme: dobbiamo puntare a una scuola di qualità, più legata al mondo del lavoro e più internazionale. Per ottenere questi obiettivi stiamo rivedendo completamente i meccanismi di inefficienza che hanno indebolito la scuola italiana in passato». Muro contro qualsiasi possibile dialogo, quindi.
L’Unità 08.10.10
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Scuola: Pd, “E’ Gelmini la prigioniera di slogan stantii, ascolti disagio studenti” . Dichiarazione di Francesca Puglisi Responsabile Scuola Segreteria PD
Il ministro Gelmini ascolti il disagio che oggi migliaia di studenti stanno manifestando dalle piazze di tutta Italia, invece di continuare a negare l’evidenza perché, purtroppo, se qui c’è qualcuno che abusa di vecchi slogan è proprio il ministro, quando parla di scuola come “luogo di indottrinamento politico della sinistra”.
Altro che qualità della scuola: gli studenti, dopo gli interventi del governo, sono costretti a stare in aule sovraffollate oltre il limite della decenza e della sicurezza e pagano in prima persona e tutti i giorni i tagli operati dal governo.
E quindi il governo dia alle scuole autonome le risorse umane e finanziarie per l’innovazione didattica che serve per riallineare i livelli di apprendimento degli studenti italiani a quelli dei coetanei europei.