Semplificare gli ammortizzatori sociali per estendere la copertura alla platea di lavoratori priva di tutele. È l’obiettivo della proposta presentata dalla Cgil che punta ad un sistema pubblico universale fondato su due istituti – la cassa integrazione e la disoccupazione – senza distinzione di qualifica, appartenenza settoriale, dimensione di impresa e tipologia di contratti di lavoro. «Intendiamo garantire i molti giovani, precari, donne, migranti, che non sono inclusi dall’attuale sistema – spiega il leader della Cgil, Guglielmo Epifani – con una riforma da realizzare in modo graduale, sostenibile dal punto di vista finanziario».
La proposta della Cgil prevede la riduzione degli attuali sette strumenti normativi a due, la Cig e l’indennità di disoccupazione, con aliquote unificate per tutte le qualifiche (esclusi gli apprendisti), con la razionalizzazione dei modelli di contribuzione che passerebbero dai 24 attuali a 6. Resterebbe una differenziazione per le imprese fino a 15 dipendenti (aliquote più basse) e l’industria ed edilizia (aliquote cig maggiorate). La riforma a regime assicurerà una copertura al 73,3% dei lavoratori a differenza dell’attuale 50,5%, aumentando la platea di beneficiari di 500mila unità. Per avere un sistema più inclusivo, la Cgil propone per accedere al sussidio di disoccupazione di eliminare il requisito del biennio assicurativo, principale fattore di esclusione, fissando in 78 giornate su cui è versata contribuzione l’unico requisito d’accesso, con la conseguente scomparsa dell’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti e dell’indennità di mobilità.
Altro pilastro della riforma è l’elevazione del tetto massimale a 1.800 euro netti (pari a 2.650 mensili). Per scendere al 64% dopo 12 mesi e al 50% per le mensilità successive. La durata del sussidio è di 24 mesi, 30 per ultracinquantenni, 36 se nel mezzogiorno. È previsto l’intreccio con politiche attive e percorsi di formazione che fanno in capo alle Regioni. Mentre per la nuova Cig unica è prevista una durata di 36 mesi nel quinquennio, con importo all’80% della retribuzione con tetto a 1.800 euro netti.
Il costo della riforma è quantificato in 13,8 miliardi di euro, ovvero 4,2 miliardi in più rispetto all’attuale sistema. Per una fase di transizione, la proposta prevede un concorso pubblico con l’utilizzo di una quota della cassa in deroga per l’estensione universale degli ammortizzatori. A regime, secondo la Cgil, «il nuovo sistema non comporta oneri per i conti pubblici perché prevede da un lato l’allargamento della base contributiva per disoccupazione e Cig a tutti i settori, per tutte le tipologie coinvolte», dall’altro «opera all’interno delle attuali coperture contributive al fine di ridurne la frammentazione e in alcuni casi il peso».
Il Sole 24 Ore 05.10.10