L’articolo dell’Osservatore Romano, quelle critiche pungenti alle “deplorevoli battute” del premier, hanno fatto suonare l’allarme a palazzo Chigi. È la prima volta che l’organo della Santa Sede, non Famiglia Cristiana o l’Avvenire, prende le distanze dalla leadership di Silvio Berlusconi, criticandolo in maniera diretta. E questo nonostante Gianni Letta, fin dal giorno prima, avesse chiamato il cardinal Bertone per provare ad attutire l’impatto della notizia. Spendendosi anche con Berlusconi per offrire alla controparte un comunicato di (timide) scuse.
Nelle stanze vaticane non si fa mistero della “amarezza” suscitata dalla barzelletta di Berlusconi, con quella bestemmia finale. “Non potevamo fare altrimenti, era inevitabile reagire”, dicono fonti vicine alla segreteria di Stato. Anche per non apparire reticenti rispetto all’Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, che già dal mattino si era scagliato con molta durezza contro Berlusconi. Tanto che, in questa micidiale serie di colpi al premier, qualcuno ci legge anche l’esito di una partita interna alle gerarchie, con la Cei di Bagnasco – più fredda con il Pdl e favorevole al disegno di Casini – che detta la linea e costringe la segreteria di Bertone a inseguire.
Ma l’incidente del video apparso sul sito de l’Espresso è soltanto l’ultimo pezzo del mosaico. Altre considerazioni, più politiche e meno contingenti, emergono alla superficie. Giacché anche l’ala della Chiesa vicina a Bertone, quella che finora è stata più benevola verso il governo, inizia a considerare il Cavaliere con freddezza. Non è ostilità, certo. Ma nelle conversazioni su questo tema, sul futuro della politica italiana, non si fa mistero di considerare Berlusconi un leader dall’immagine ormai “appannata”, superato. Il problema semmai è la mancanza di un forte interlocutore alternativo sulla scena. Così, ragionano nella segreteria vaticana, se le cose dovessero precipitare verso il voto anticipato, dalla Chiesa oggi ci si dovrebbe attendere un atteggiamento “neutrale” e Berlusconi non si dovrebbe aspettare alcun aiuto. Se poi spuntasse un leader credibile in campo, un cattolico doc, allora la scelta di campo a suo favore sarebbe netta.
Consapevole del rischio di una frattura con la Chiesa, Berlusconi cerca da giorni di recuperare. Da quando la prolusione del cardinal Bagnasco contro “i conflitti personali che bloccano il Paese” ha reso evidente l’irritazione dei vescovi per lo scontro infinito con Fini. Il premier giocherà tutte le sue carte nelle prossime settimane, quando verrà rilanciato in grande stile il “Piano della Vita”. “Risponderemo con i fatti – ha spiegato ai suoi il Cavaliere – e dimostreremo che non c’è mai stato in Italia un governo così amico dei cattolici. Stiamo facendo molto di più di qualsiasi governo democristiano del passato”.
Non a caso Berlusconi in Parlamento ha insistito molto sull’agenda vaticana: quoziente famigliare, norme a tutela della vita, biotestamento, spingendosi fino a parlare di “sostegno diretto alla libertà di educazione”, ovvero soldi alle famiglie che mandano i figli alle private. In questo modo è sicuro di risalire la china. “In serata – racconta il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri – ci sono stati contatti con autorevoli esponenti della Chiesa. E ci hanno detto chiaramente che le battute, seppur non encomiabili, non cambiano la sostanza delle cose: per la Chiesa contano i fatti”. Sul “Piano per la Vita” – campagna contro la RU486, aiuti alle nascite, norme restrittive sulla biopolitica – Berlusconi ha messo al lavoro i ministri Fazio (Salute) e Sacconi (Welfare), che hanno preparato un programma in cinque punti. Mentre sul quoziente famigliare e il sostegno alle scuole ha preteso da Tremonti un allentamento del rigore.
Il premier intanto si consola con le indiscrezioni che gli giungono dal Vaticano sul gradimento dei concorrenti. La Cei, su questo d’accordo con la segreteria di Stato, vede di buon occhio il progetto centrista di Pier Ferdinando Casini, l’ambizione di allargare i confini del piccolo partito cattolico. Ma è fredda (a dire poco) rispetto a Gianfranco Fini, uno dei possibili futuri partner del terzo polo. Per questo il premier intende portare al più presto in Parlamento l’agenda vaticana, tradotta in disegni di legge (il biotestamento è già in calendario alla Camera). “Siamo convinti – spiega Maurizio Lupi – che dentro Futuro e libertà solo in pochi condividano il laicismo di Fini. Ci potrebbero essere convergenze significative anche con l’Udc”. Insomma, sulla biopolitica Berlusconi è convinto di poter spaccare Fli e attirare di nuovo l’Udc nella sua orbita. E persino l’ala cattolica del Pd, da tempo insofferente rispetto alla linea di Bersani.
La Repubblica 03.10.10