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Cern: Lhc, guida italiana per tutti i 4 grandi esperimenti

Poker italiano alla guida dei 4 principali esperimenti del piu’ grande acceleratore di particelle del mondo.Al Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra e’ infatti italiano anche il coordinatore dell’esperimento LHCb: e’ Pierluigi Campana, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Frascati, ed entrera’ in carica a maggio 2011. La fisica italiana coglie cosi’ un altro riconoscimento a livello mondiale.

(Ansa) 28.09.10

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“Quattro per quattro” dal blog di Marco Cattaneo direttore de Le Scienze e Mente e cervello

Quando sento dire che l’Italia fa “meglio degli altri” non so se ridere o piangere. Viaggio molto, per lavoro e per piacere, e incontro luoghi di civiltà al cospetto dei quali sembriamo saldamente ancorati al Medioevo. È patetico continuare a pensare che il nostro livello di sviluppo sia pari ai grandi della Terra, quando stiamo perdendo terreno anche rispetto ai medi e ai mediocri.

Però ogni tanto questo paese sorprende. Sorprende davvero. In positivo. (E in negativo, naturalmente, visto che la notizia è passata in sordina su tutti i mezzi di comunicazione, troppo impegnati a occuparsi di miniappartamenti a Montecarlo… Eppure quando circolava la panzana del buco nero di LHC che avrebbe inghiottito la Terra le paginate di immondizia si sono sprecate…)

Insomma, la notizia c’era, è c’è. Annunciata l’altroieri dal CERN e rilanciata dall’ANSA. Dal maggio del prossimo anno Pierluigi Campana, dirigente di ricerca del Laboratorio Nazionale di Frascati dell’INFN, è stato eletto al coordinamento internazionale di LHCb. Con Fabiola Gianotti (ATLAS), Guido Tonelli (CMS) e Paolo Giubellino (ALICE), tutti – e dico TUTTI – i coordinatori dei quattro esperimenti di LHC sono italiani.

È vero, abbiamo una storica, grande scuola di fisica delle particelle. È vero, siamo molto impegnati sia economicamente che in termini di numero di ricercatori, nell’immenso collisore di Ginevra. Ma non è ovvio che questo impegno si rifletta in un’eccellenza così straordinaria, ed evidentemente riconosciuta da tutti i partner internazionali. Dietro queste imprese collettive ci sono anche interessi locali, e il fatto che tutti e quattro i coordinatori siano italiani dovrebbe far saltare sulle sedie.

Qui da noi, invece, il silenzio è assordante. Eppure una notizia del genere dovrebbe scatenare anche gli opinionisti da prima pagina, quelli che hanno soluzioni per tutte le stagioni economiche e finanziarie. Magari farli riflettere sul fatto che, se il mondo ci riconosce una supremazia così schiacciante in una materia così avanzata (LHC è un prototipo senza uguali al mondo, in nessun campo), forse allora l’università italiana non è quella fucina di nullafacenti e baroni che qualche ministro (che in università ha avuto scarso successo) vuole farci credere. O magari anche sul fatto che questi talenti (o altri, ce ne saranno pure altri, mica saranno tutti finiti in Svizzera…) potrebbero essere seriamente sfruttati per creare know-how e nuove tecnologie e rilanciare un’economia asfittica e low-tech che non ha più una chance di successo.

Ma fermiamoci qui. Se la Francia avesse quattro fisici su quattro alla guida degli esperimenti di LHC, potete scommettere su una prima pagina di “Le Monde”, con gli altri quotidiani appresso. Forse è anche in questa totale incapacità di valorizzare le nostre qualità che siamo perdenti.

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