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Marcegaglia: «Nuove regole sui contratti. Subito un'agenda per le riforme, la pazienza sta finendo»

GENOVA. Occupazione e competitività. Questi i temi principali del convegno organizzato da Confindustria, in programma oggi a Genova. Politici, rappresentanti sindacali e imprenditori si confrontano sulle misure per rilanciare l’economia italiana che, secondo le ultime previsioni del centro studi di Confindustria dovrebbe crescere dell’1,2% nel 2010. Non abbastanza a detta di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, secondo cui è necessaria «una crescita di almeno il 2% l’anno» per riassorbire la disoccupazione e a tenere in piedi il tessuto produttivo». Ecco la cronaca della giornata.

13.29. Il governo «deve andare avanti» facendo ciò per cui è stato votato dai cittadini. Ma deve farlo «subito», perché «il mondo dell’impresa e i cittadini stanno esaurendo la pazienza». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, concludendo il convegno su competitività e occupazione. «Bisogna farlo con determinazione – ha aggiunto – il governo ascolti l’Italia che lavora e che fa impresa, che con responsabilità continua a fare il proprio mestiere. È questa l’Italia che regge il nostro paese e che va ascoltata».

La presidente di Confindustria ha confermato la volontà degli industriali di lavorare con i sindacati per definire l’agenda delle riforme definendo un patto: «Vogliamo fare una sorta di patto sociale per le riforme. Bisogna unirsi e lavorare insieme in una logica di riforme». Marcegaglia ha spiegato che «la proposta sarà illustrata ai sindacati a partire dal tavolo di confronto il 4 ottobre. Bisogna unirsi e lavorare insieme in una logica di riforme. Questo è l’obiettivo fondamentale ecco perché ho invitato il 4 ottobre i sindacati per condividere un’agenda di riforme». Spiegando che i temi principali sono «la ricerca, la scuola, il merito, la burocrazia e l’energia». Marcegaglia ha sottolineato che «dobbiamo essere tutti uniti per fare le cose. Non vogliamo più aspettare, bisogna fare le cose con serietà».

Le nuove regole sulla contrattazione, ha aggiunto, «hanno l’obiettivo di far fare passi avanti, non in una logica di scontro». La presidente degli industriali ha affermato la necessità di adottare una «logica di cambiamento per tornare a crescere con forza e aumentare l’occupazione». Nel corso dell’intervento la numero uno degli industriali ha precisato: «I prossimi mesi sono importanti e essenziali per dare sostanza alla necessità di modernizzare il paese e le relazioni industriali», per questo occorre una precisa «agenda delle riforme». In merito alla questione Fiat, Marcegaglia ha indicato che «Il progetto Fabbrica Italia è giusto, ambizioso per consentire a Marchionne di provare a vincere una sfida globale. E Confindustria sostiene pienamente la Fiat in questo progetto, vogliamo che lo porti avanti». «Vogliamo una Fiat più forte e globale – ha aggiunto – perchè è l’unico modo per mantenere una forte industria automobilistica con la testa in Italia e con stabilimenti nel nostro Paese. Siamo sicuri che farà questo passo nell’ambito contratto dei metalmeccanici».

Il presidente di Confindustria ha inoltre fatto un bilancio dei costi della crescita italiana inferiore all’area euro: «Crescendo meno degli altri abbiamo perso in 16 anni la bellezza di 540 miliardi di euro di Pil rispetto all’area euro, 720 miliardi rispetto al G7 – ha aggiunto -. «Cumulativamente si tratta di 9mila euro in meno per ogni italiano relativamente ai paesi dell’euro e di ben 12mila rispetto a quelli del G7». Se consideriamo il valore iniziale del Pil italiano nel 1994 – ha proseguito – e quello finale del 2008 prima della crisi, il nostro tasso annuo medio di crescita è stato dell’1,35%. «Tra il 1980 e il 1994, anni non esaltanti, il tasso medio era dell’1,97%. Mentre l’Italia cresceva in media dell’1,3%, la zona euro cresceva del 50% in più». Se l’Italia, ha continuato Marcegaglia, «avesse registrato una crescita come quella dell’euro zona negli ultimi 16 anni, ogni italiano sarebbe stato a fine 2008 più ricco di 1.700 euro a testa in quel solo anno».

Sull’eventuale chiarimento della fase di turbolenza politica in Italia e delle polemiche e teatrini degli ultimi giorni, Marcegaglia ha risposto a un giornalista, al termine dell’intervento che «è più facile che ci mettiamo al tavolo coi sindacati. «Siamo entrati in un cono d’ombra della politica, in una nebbia che sembra sempre più fitta».

13.15. Parla Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. Sulla riforma del modello contrattuale «passi avanti sono stati fatti, ne occorrono ragionevolmente altri per avvicinare il più possibile il salario alla produttività». Rivolgendosi poi al leader della Cgil, Guglielmo Epifani, che ha invocato un contratto nazionale più largo, Sacconi ha aggiunto: «Più che allargare il campo dei contratti, cosa condivisibile, c’è il problema che più è invasivo e meno si libera spazio per la contrattazione aziendale. Più è invasivo nella dimensione normativa e salariale meno si sviluppa a livello territoriale». E poi, in merito alla vicenda Pomigliano, il ministro aggiunge. «Pomigliano rappresenta il ‘”meno Stato più società”. Di solito la Fiat realizzava un investimento al Sud chiedendo incentivi allo Stato, questa volta lo fa con un atto di fiducia, cerca l’incentivo nelle persone e nelle libere associazioni che si sono messe in gioco». «Per questo devo dire grazie a Bonnani e Angeletti – ha aggiunto – per la responsabilità che si sono assunti. Ci sono momenti nella vita delle persone in cui si accumulano meriti che non possono essere dimenticati».

12.37. C’è un «estremo buonsenso», dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, nella posizione del vicepresidente di Confindustria per le relazioni industriali, Alberto Bombassei, che ieri ha lanciato l’invito a cercare un accordo su occupazione e competitività. Sul tema del rilancio della produttività, Il modello è l’accordo con Fiat per lo stabilimento di Pomigliano: «Dovunque ci sarà qualcuno che vuole investire proporrò che si duplichi quell’accordo».

12.01. In Italia serve «una politica di lavoro orientata ai giovani, che oggi sono quelli che soffrono di più», spiega Luigi Abete, il presidente di Assonime, a partire da un «tagliando» alla riforma dei contratti. Percorso nel segno di «un grande dialogo che continua, un grande percorso. Il dialogo nelle relazioni industriali in Italia c’è sempre stato». Ma oggi con la «necessità di accelerare i tempi. Quelli che stanno dentro stanno dentro e chi sta fuori resta fuori. E sappiamo che nelle società moderne chi sta fuori rischia di restare sempre più fuori».

11.15. «Allegerire il carico fiscale alle imprese e ai lavoratori». Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, anticipa al convegno di Genova che il suo partito presenterà una proposta di riforma fiscale. «Lo presenteremo a ottobre. Non do le indicazioni precise – dice – ma in linea di massima bisogna che chi ha di più dia di più. Aiutare chi sta sul fronte della crisi: le famiglie, le aziende e i lavoratori. Bisogna, lo ripeto, ridurre il carico sull’impresa e sul lavoro e caricare sull’evazione fiscale e sulle rendite finanziarie». Bersani ha poi aggiunto che «il rischio è il restringimento della base produttiva delle imprese e dei servizi. Abbiamo subito una botta doppia e cresciamo la metà». «Chi governa dev’essere il primo che vede i problemi. Ed essere il primo a dirlo. Fare diversamente crea solo dei guai». Bersani si dice preoccupato, in primis, a livello moniale. «Dal lato della finanza non stiamo aggiustando le cose. Sono state fatte delle soluzioni locali. E anche queste non mi convincono: cosa vuol dire che le banche non devono essere fatte fallire? E poi, sull’economia? Bisogna sviluppare i mercati interni senza fare protezionismo, ma questo non sta avvenendo». Anche sul debito globale, Bersani fa una considerazione. «Ho sentito negli Stati Uniti una proposta semplice: prendiamo l’eccesso di debito accumulato per salvare le banche e le istituioni finanziarie negli ultimi due anni. Lo mettiamo in una bad company e poi lo assorbiamo con una tassa sull’intermediazione».

11.05. «Il nostro compito è fare le cose. E per fare le cose più siamo e meglio è». Così il leader della Uil, Luigi Angeletti, commenta la proposta di Confindustria su occupazione e competitività, e l’auspicio di coinvolgere la Cgil. Ma, dice Angeletti, «prima di dire che è una cosa importante aspettiamo che ci sia una firma, dopo un accordo potremo dire che è un passaggio importante». Quanto ai nodi che la Cgil chiede di sciogliere, a partire dal confronto sul contratto dei metalmeccanici, «li stiamo risolvendo – dice Angeletti – Tra pochi giorni vedrete che c’è una soluzione».

10.40. «È un anno che si parla solo della D’Addario e della Tulliani. Basta, non ne possiamo piu». Così il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, parla della crisi economica. «Serve una novità – dice – e la novità deve essere impegnarsi per l’economia». Bonanni ha commentato la posizione della leader degli industriali Emma Marcegaglia sulla crisi: «È vero, stiamo andando male. Tra il Governo che sparge ottimismo e le opposizioni sociali e politiche che spargono pessimismo, serve una buona dose di responsabilità da parte di tutti. Le persone responsabili devono darsi una mano e tirare diritto in avanti per un paese che ha bisogno di cure, sostegno e novità».

9.40. Epifani conferma la volontà di dialogo. «Ritengo che sia condivisibile l’allarme lanciato dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. La Cgil conferma la volontà di dialogare con Confindustria, anche sulla riforma dei contratti. Ma chiede di risolvere quei nodi che hanno diviso le due parti nell’ultimo anno». Lo ha sottolineato il leader del sindacato di Corso d’Italia, Guglielmo Epifani. «La riforma dei contratti – ha detto Epifani – è il nodo che ci divide da tempo, aggravato dalla disdetta del contratto dei metalmeccanici. Capisco la volontà di riaprire il dialogo. Da parte mia la richiesta è di fare le cose seriamente, a partire dai nodi che finora non ci hanno fatto fare passi avanti».

da www.ilsole24ore.it