In novanta: non sostituiremo mai chi protesta. Tra i firmatari del documento Vecchi, Frabboni, Gentili Fanfani, Malatesta, Bonora e Zappoli. A Roma i rettori con Dionigi. Non sostituiranno i ricercatori che hanno rifiutato i corsi. E da ottobre si dimetteranno dalle cariche ricoperte al di là del “dovere d’ufficio”: ruoli come la presidenza dei corsi di laurea o la direzione di progetti didattici assunti in modo volontario. A sostegno dei ricercatori e delle ragioni della loro protesta, che martedì saranno presentati alla Camera dei Deputati, si schierano novanta professori dell’Alma Mater. Accademici che hanno deciso di non subire passivamente “lo smantellamento dell’università pubblica”. Intanto ieri a Roma alla Conferenza dei rettori è passata la “mozione Dionigi”. Nel testo, che ha Bologna tra i primi firmatari, i rettori prendono posizione sui ricercatori e chiedono certezze sui fondi promessi da Tremonti.
“La conferenza dei rettori – si legge – mentre ribadisce la necessità di garantire il diritto fondamentale e irrinunciabile degli studenti al regolare corso dell’anno accademico, comprende, come motivo di preoccupazione per tutti gli atenei, il disagio dei ricercatori le cui competenze scientifiche e didattiche sono essenziali”. I rettori chiedono che i ricercatori possano diventare docenti associati con un piano pluriennale di posti e selezioni per merito.
Intanto in Ateneo alza la voce anche l’altra parte dell’accademia: i docenti associati e gli ordinari. Solidali e arrabbiati, tanto quanto i ricercatori con cui lavorano nei laboratori e nelle aule, per i tagli e la riforma Gelmini. Di qui la lettera aperta, il manifesto dei Novanta, per ora: le firme aumentano di giorno in giorno (si può aderire scrivendo a docenti.preoccupati@gmail.com). I promotori dell’iniziativa, partita a luglio scorso tra docenti vicini alla Cgil, ma subito allargata a tutti, oltre ogni schieramento, sono il chimico Sergio Zappoli, il sociologo Leonardo Altieri, i docenti di Lingue Giulio e Roberto Vecchi, Giorgio Tassinari di Statistica e Raffaella Baldelli di Veterinaria.
Tra le firme, docenti ordinari come i pedagogisti Andrea Canevaro e Franco Frabboni, Piero Pieri e Fabrizio Frasnedi di Italianistica, la storica Maria Malatesta, l’economista Antonio Matacena, lo statistico Roberto Fanfani, e tanti associati. Firmano molti docenti di Filosofia, tra cui Carlo Gentili e Raffaella Simili, di Lingue, Scienze e Veterinaria. “E’ il meccanismo che è andato in tilt: corsi aumentati a dismisura, ricercatori che fanno didattica quando non dovrebbero, la ricerca relegata a un ruolo secondario, la dimensione umana ridotta a rapporti di servilismo e ricatto – dice Paola Bonora, docente di Geografia, tra le firmatarie – ora è tempo di autoriformarsi”. Perché, insiste Sergio Zappoli, “non si può ridurre a mercato l’università e la ricerca pubblica”.
La Repubblica/Bologna 24.09.10