«Ho conosciuto molte persone che si sono pentite di non avere studiato abbastanza, nessuno che si sia pentito di avere studiato troppo. Non perdete l’opportunità che avete e, mi raccomando, quest’anno, proprio quest’anno mettetecela tutta ». Questo l’invito affettuoso rivolto dal presidente della Repubblica al termine del discorso con cui ha dato ufficialmente il via all’anno scolastico. Migliaia di ragazzini e docenti nel cortile del Quirinale, tanti altri in collegamento dalla Reggia di Venaria nei pressi di Torino e dal Palazzo Reale di Napoli. Un filo ideale di unità tra tre luoghi simbolo nell’anno in cui sono in pieno svolgimento le celebrazione del compleanno numero centocinquanta «dell’Italia unita in cui crediamo ». Certo il Paese è molto diverso da allora. Nel secolo e mezzo trascorso ci sono stati «enormi progressi».Ma se il «complicato sistema dell’istruzione italiana» non si trova certo più a misurarsi con l’analfabetismo «restano forti disparità territoriali» e «le differenze» tra Nord e Sud «non si sono annullate». Si starà «anche correndo più in fretta di altri ma non abbiamo raggiunto i paesi più avanzati».
IL FUTURO La competizione globale è dura. Le risorse sono poche. Eppure bisogna «spingere lo sguardo più lontano» pensare soprattutto «all’Italia nella quale vi trovare a vivere e vi porrete il problema del lavoro» ha detto il presidente strappando l’applauso dei cittadini di domani che si sono goduti il giorno di festa, sfoggiando magliette e cappellini, rigorosamente bianchi, rossi e verdi. Perché il futuro sia il migliore possibile c’è bisogno di «più qualità, più rapporto stretto tra istituzione e mondo del lavoro e, quindi, maggior spazio alle competenze necessarie nelle società contemporanee». Quindi «bisogna portare avanti l’impegno comune e categorico per la riduzione del debito pubblico ma bisogna riconoscere la priorità della ricerca e dell’istruzione nella ripartizione delle risorse pubbliche disponibili». Se «riformare si deve» bisogna farlo «con giudizio e non solo per raggiungere buoni risultati complessivi». Ma oltre alle risorse c’è bisogno «di costruire in tutti i campi una cultura e una pratica del merito» e «bisogna mettere in tutti i campi le persone in grado di meritare. Questo vale ovviamente anche per la scuola, per i suoi studenti, per i suoi insegnanti». Tra cui ci sono tanti precari che aspirano ad un’assunzione a tempi indeterminato e che debbono sì, avere un’adeguata formazione ma debbono anche vedersi offrire «validi strumenti di formazione e riqualificazione». Ma per raggiungere questi obbiettivi «bisogna investire. Nel passato non lo si è fatto abbastanza e si sono prodotte situazioni pesanti». E ai cittadini di domani che la scuola deve «educare alla sicurezza, alla legalità, al rispetto delle regole, alla tutela dell’ambiente, alla conoscenza della Costituzione, della storia della nostra patria, di coloro che hanno contribuito alla sua crescita civile» il presidente ha portato esempio un rappresentante della «buona politica, quello che la politica dovrebbe essere sempre»: Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, barbaramente ucciso.
L’Unità 22.09.10
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“I tagli non penalizzino l´istruzione” Scuola, Napolitano difende i precari, di UMBERTO ROSSO
L´appello davanti al ministro Gelmini “Saluto i ragazzi di ogni origine e nazionalità”. Il riferimento alle “disuguaglianze e disparità che non riusciamo a colmare”
Un nuovo appello a non tagliare i fondi per la scuola, stavolta guardando negli occhi il ministro Gelmini che lo ascolta nel cortile d´onore del Quirinale, dove fra quasi duemila ragazzi in magliette verdi bianche e rosse si celebra l´apertura del nuovo anno scolastico. A loro, ma soprattutto al ministro della Pubblica Istruzione, Giorgio Napolitano consegna il suo messaggio: impegno «comune e categorico» nella lotta al debito pubblico ma va riconosciuta «la priorità della ricerca e dell´istruzione» nella ripartizione delle risorse disponibili. La strada dei tagli indiscriminati, ripete dunque ancora una volta il capo dello Stato fra gli applausi di studenti e insegnanti, collegati col Quirinale anche da Torino e Napoli in diretta tv, non porta lontano la nostra scuola e il futuro del nostro Paese.
Spiega che di cambiamento «c´era e c´è bisogno», che «riformare si deve», invoca una scuola con «più qualità, più strettamente legata al mondo del lavoro», da «irrobustire», ma sollecita anche l´affermazione di una «cultura del merito». Gli insegnanti? Bisogna «motivarli, dare loro validi strumenti di formazione». Il dramma dei precari? Si è creata, riconosce il presidente della Repubblica, una «situazione pesante, bisogna riqualificare quanti aspirano ad un contratto a tempo indeterminato». Insomma, servono proprio gli investimenti. Questioni che Mariastella Gelmini invece neanche sfiora nel suo breve saluto, ottimisticamente proiettato su un riassorbimento della disoccupazione giovanile che il progetto Italia 2020 (condotto insieme al ministero del Lavoro) dovrebbe assicurare.
I collegamenti dalla Reggia di Venaria, a Torino,e dal Palazzo Reale di Napoli sono una novità voluta da Napolitano, una maniera per celebrare anche così i 150 anni dell´unificazione. «Tre città, tre diverse realtà dell´Italia in cui crediamo, dell´Italia unita», spiega aprendo il suo discorso. Salutando con affetto i ragazzi «di ogni origine e nazionalità, perché per tutti la scuola è luogo d´incontro e di integrazione». E lo dice mentre l´inizio dell´anno è segnato dalle polemiche sulla discriminazione, dall´assessore romano che non considera italiani i figli di immigrati alla scuola di Adro ingolfata di simboli leghisti. Sul palco allestito nel cortile i ragazzi siciliani portano in scena un rap contro il pizzo, Proietti legge D´Azeglio, il critico Sermonti racconta Dante, Irene Grandi canta e tutti insieme poi ascoltano le parole del capo dello Stato. Bisogna sanare «squilibri, disparità, disuguaglianze» che si presentano ancora nell´istruzione che, al contrario, dovrebbe proprio servire a colmarle. La condizione sociale, spiega Napolitano, incide sulla possibilità che i ragazzi progrediscano nell´istruzione. «Ma il vero svantaggio insuperabile è una famiglia che non crede nello studio, che non crede nel merito».
Infine, l´omaggio al sindaco di Pollica, Vassallo, «ucciso perché voleva fare una buona politica, quello che la politica dovrebbe essere sempre».
La Repubblica 22.09.10
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Scuola, il freno di Napolitano sui tagli
Il rigore nei conti pubblici, certo. Ma a patto di salvare tutto il possibile nei due settori davvero fondamentali per il futuro del Paese, l’istruzione e la ricerca. Bambini in festa, tricolori che sventolano, cantanti famosi e pure qualche goccia di pioggia. Anche quest’anno l’inaugurazione ufficiale dell’anno scolastico si celebra qui, nel cortile d’onore del Quirinale. Ma dopo la lunga protesta dei precari ed i tagli della Finanziaria, la cerimonia non è affatto di routine.
«Sostengo con convinzione — dice Giorgio Napolitano — che nel portare avanti l’impegno comune e categorico per la riduzione del debito pubblico bisogna riconoscere la priorità della ricerca e dell’istruzione nella ripartizione delle risorse pubbliche disponibili». E questo, secondo il presidente della Repubblica, perché «se vogliamo che la scuola funzioni come un efficace motore d’uguaglianza e come fattore di crescita, bisogna che si irrobustisca». Non è la prima volta che il capo dello Stato richiama l’attenzione su questo punto. Ma così come in passato a questo appello ne lega un altro: «Sia chiaro, di cambiamento c’era e c’è bisogno» ma «riformare con giudizio si deve, e non solo alla scopo di raggiungere buoni risultati complessivi. Occorre sanare squilibri, disparità e diseguaglianze». Davanti ai 3 mila studenti arrivati da tutta Italia con i loro maestri e professori, Napolitano entra anche nel merito delle riforme: «Per elevare la qualità dell’insegnamento occorre motivare gli insegnanti e richiedere, è vero, che abbiano un’adeguata formazione, ma anche offrire loro validi strumenti formativi e di riqualificazione. E in tutto ciò, ovviamente, è necessario investire». È a questo punto che dalla platea arriva l’applauso più lungo. «Nel passato — riprende il capo dello Stato — non lo si è fatto abbastanza, e si sono prodotte situazioni pesanti. Occorre dunque qualificare e riqualificare coloro che aspirano ad un’assunzione a tempo indeterminato». Un chiaro riferimento a non abbandonare al loro destino i precari, che solo pochi giorni fa aveva incontrato a Salerno parlando dell’opportunità di un dibattito parlamentare su questo tema.
Oltre al capo dello Stato dal palco del Quirinale parla anche Mariastella Gelmini. Ma il ministro dell’Istruzione non tocca la questione delicata dei finanziamenti. Ringrazia «tutti gli insegnanti che, nei mille borghi come nelle grandi città della penisola, spesso con grandi sacrifici personali, prestano la loro opera preziosa». E poi, visto che quest’anno la cerimonia si intreccia con le celebrazioni del 150° anniversario dell ’ Unità ,ricor da quanto l a scuola ha fatto per costruire l’Italia e contro l’analfabetismo.
Ma è proprio su nodo dei finanziamenti che arrivano gli apprezzamenti dell’opposizione per le parole del capo dello Stato. «Sono un richiamo per tutti — dice Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd — a investire sul capitale umano per tornare a crescere». Mentre per l’Italia dei valori, con Massimo Donadi, quella che arriva dal Quirinale è una «chiara bocciatura dei tagli alla scuola fatti con l’accetta dal governo».
Il Corriere della Sera 22.09.10
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“Il monito di Napolitano: anche nella crisi l’Istruzione al primo posto”, di Alessandro Giuliani
Risorse, merito e qualità: è la via tracciata il 21 settembre dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, davanti al ministro della Pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, e agli oltre 1.600 studenti e docenti presenti nel Cortile d’Onore del Quirinale in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico, trasmessa anche in diretta da RaiUno. Il Capo della Stato ha detto che anche davanti “all’impegno comune e categorico di riduzione del debito pubblico bisogna riconoscere la priorità della ricerca e dell’istruzione nella ripartizione delle risorse disponibili”. A tal fine occorre “riformare con giudizio e non solo allo scopo di raggiungere buoni risultati complessivi. Se vogliamo che la scuola funzioni come un efficace motore di uguaglianza e come un fattore di crescita, bisogna che si irrobustisca”. Occorre quindi “sanare squilibri, disparità, disuguaglianze che – ha aggiunto – si presentano anche nell’Istruzione”. A proposito del merito, vero ‘cavallo di battaglia’ del ministro Gelmini, Napolitano ha detto che “bisogna mettere in tutti i campi le persone in grado di meritare. Questo vale ovviamente anche per la scuola, per i suoi insegnanti e per i suoi studenti”. Per “elevare la qualità dell’insegnamento occorre motivare gli insegnanti”, chiedere loro una preparazione “adeguata” ma anche “offrire strumenti formativi e di riqualificazione e su questo è necessario investire”.Il Presidente ha ammesso che “di cambiamento c’era e c’è bisogno”, ma questo va necessariamente accompagnato nella direzione giusta, di “più qualità, rapporto più stretto tra istruzione e mondo del lavoro, maggiore spazio alle competenze necessarie nelle società contemporanee”.A pochi giorni di distanza dal sostegno rivolto ai precari di Salerno http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=29733&action=view, il Capo dello Stato è tornato ad auspicare l’introduzione di un sistema in grado di “riqualificare coloro che aspirano a un contratto a tempo indeterminato”.Nessun riferimento al personale non di ruolo è stato fatto dal ministro Gelmini: il responsabile del Miur ha, invece, rivolto un ringraziamento a tutto il personale dell’amministrazione e agli insegnanti per la loro “opera preziosa” fornita per il regolare avvio del nuovo anno scolastico. Che, sempre secondo il responsabile del Miur, “si è aperto regolarmente in tutto il Paese”.
“Si tratta di un anno con tante novità – ha ricordato il ministro – tra le quali non posso dimenticare la riforma della scuola superiore attesa da tempo”. L’inquilino del dicastero di viale Trastevere si è soffermato sulle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia: ha auspicato “non abbiano un’impronta statica ma guardino al futuro con i giovani davvero protagonisti: come ministero dell’Istruzione – ha continuato Gelmini – abbiamo coinvolto tutte le scuole nella realizzazione di un portale dedicato ai 150 anni dell’Unità: il dovere della memoria è essenziale in democrazia”. A sostegno di questo concetto, il Ministro ha sottolineato come la scuola abbia “rappresentato la leva più importante anche per raggiungere la mobilità sociale trasformando milioni di figli di contadini, di umile e povera gente, in tecnici, operai specializzati, ingegneri, medici e professori”: un processo che “ha contribuito a rendere la nostra società più libera, eguale e democratica: dobbiamo continuare con decisione su questa strada sapendo che i tempi sono cambiati ma il valore della scuola sono immutati”.”Come in passato – ha continuato Gelmini – attraverso la scuola si è sconfitto l’analfabetismo, dobbiamo adoperarci oggi perchè venga eliminata la dispersione scolastica e ogni forma di abbandono e per questa via abbattere la disoccupazione giovanile”.
Il ministro ha, con l’occasione ricordato che con il ministero del Lavoro è stato “disegnato per gli uomini e le donne di domani” il progetto Italia 2020: “va esattamente nella direzione di favorire e accelerare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”.Alla cerimonia – presentata da Fabrizio Frizzi – hanno partecipato diversi campioni italiani dello sport, anche giovanissimi, alcuni cantanti, come Irene Grandi, la prima ad esibirsi, e Valerio Scanu e diversi artisti, tra i quali l’attore romano Gigi Proietti.
da Tecnica della Scuola 22.09.10
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Napolitano: ”Prioritaria la spesa per istruzione e ricerca”
Nel corso della cerimonia odierna al Quirinale per l’avvio dell’anno scolastico, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo intervento ha in qualche modo fissato del proprio pensiero su uno dei temi da lui più sentiti, quello dell’istruzione. Napolitano ha spiegato che “nel portare avanti l’impegno necessario per la riduzione del debito pubblico, bisogna riconoscere la priorità della ricerca e dell’istruzione nella ripartizione delle risorse pubbliche disponibili”. Occorre, ha continuato il Capo dello Stato, ”riformare con giudizio, occorre sanare squilibri, disparità, disuguaglianze che si presentano anche nell’Istruzione che dovrebbe servire proprio a colmare le disuguaglianze”. Inoltre ”occorre partire da diagnosi adeguate”.
Il Presidente ha sottolineato il valore della cultura del merito: “Chi nasce in una famiglia povera spesso è più motivato nello studio, ma il vero svantaggio insuperabile è una famiglia che non creda nello studio, che non creda nel merito. Va costruita in tutti i campi una cultura e una pratica del merito”. E questo, ha aggiunto Napolitano, “vale anche per la scuola, per i suoi insegnanti e i suoi studenti”.
Il Capo dello Stato ha avuto parole anche per la motivazione dei docenti: “Occorre motivare gli insegnanti. E’ necessario che abbiano un’adeguata formazione e che abbiano adeguati strumenti formativi e di riqualificazione”. Per la formazione, ha continuato “è necessario investire, nel passato non si è fatto abbastanza”. Il capo dello Stato ha poi spiegato che “è opportuno riqualificare coloro che aspirano a un contratto a tempo indeterminato”.
Il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, nel suo messaggio rivolto agli studenti riuniti nel cortile d’onore del Palazzo del Quirinale, ha invece posto la propria attenzione sulla piaga della dispersione scolastica: “Come in passato attraverso la scuola si è sconfitto l’analfabetismo, dobbiamo dunque adoperarci oggi perché venga eliminata la dispersione scolastica ed ogni forma di abbandono e per questa via abbattere la disoccupazione giovanile”.
Il ministro ha poi ricordato il progetto “Italia 2020”, studiato con il Ministero del Lavoro, “per gli uomini e le donne di domani per favorire ed accelerare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”. Un progetto che, ha aggiunto la Gelmini, “insieme alla riforma del sistema universitario in dirittura di arrivo nelle prossime settimane, vuole consegnare al Paese un sistema educativo capace di coniugare tradizione ed innovazione”.
da Tuttoscuola 22.09.10