La riforma Gelmini dell’università verrà discussa dalla Camera a partire dal prossimo 15 ottobre. Il calendario strettissimo è stato stabilito ieri dalla commissione cultura dove è iniziato il secondo round della discussione su un provvedimento che cancellerà il ruolo dei ricercatori, moltiplicherà il numero dei docenti precari e trasformerà gli atenei italiani in un feudo a disposizione dei rettori e dei docenti ordinari. «Mi pare che ci stiamo avvicinando al traguardo», ha affermato il ministro Gelmini in occasione dell’avvio del dibattito in commissione, dopo avere ricordato che la sua riforma «è frutto di un lavoro di due anni e di una consultazione amplissima» con la comunità universitaria.
Nessun accenno alla protesta dei ricercatori che si riuniranno in assemblea domani alla Sapienza di Roma, né agli innumerevoli pronunciamenti degli organi accademici che in tutti gli atenei italiani si sono espressi contro una riforma che non è mai stata accompagnata dal consenso di chi lavora nelle università e dal favore degli studenti che dovrebbero trovare nell’università una prospettiva per il proprio futuro. E nessuna parola su una nuova, gravissima, denuncia del Consiglio universitario nazionale (Cun) che ieri ha rivelato l’esistenza di un nuovo taglio di 279 milioni al Fondo ordinario di finanziamento (Ffo).
In un decreto del 13 settembre il ministero dell’economia ha stabilito che il Ffo del 2011 ammonterà a 7.485 milioni di euro. Da questa cifra verranno detratti altri 279 milioni da sommare al taglio della legge 133 del 2008 che prevede nel 2011 una sforbiciata di 1 miliardo e 76 milioni e nel 2012 un altro miliardo e 154 milioni. Quando ad ottobre il sospirato finanziamento ministeriale arriverà con un anno di ritardo nelle casse degli atenei, la novità sarà sotto gli occhi di tutti. Per la prima volta il Ffo, subirà una riduzione in termini assoluti del 3,72 per cento rispetto all’anno precedente.
Fino a quest’anno il fondo per l’università è stato incrementato. Nel 2009 era a quota 7485 milioni (più 63 milioni rispetto all’anno precedente). Nel 2008 c’erano 7422 milioni di euro (più 289 milioni rispetto al 2007). «Ad essere cambiato – conferma Sergio Zilli, ricercatore a Trieste e membro del Cun – è il meccanismo di adeguamento automatico del Ffo rispetto alle spese per gli stipendi. Da quest’anno, il Ffo viene tagliato in termini assoluti e questo significa che il governo contribuirà sempre di meno alle spese, mentre gli stipendi seguiranno il loro normale incremento portando le università a superare la soglia del 90 per cento oltre la quale il ministero deciderà di sottrargli altri fondi perché non saranno più soggetti virtuosi».
Il nuovo taglio, continua Zilli, crea una situazione per cui anche l’università che si è classificata agli ultimi posti della speciale classifica ministeriale del merito e dell’eccellenza avrà una perdita non superiore al 5 per cento rispetto al 2010, cioè la stessa percentuale che perderanno gli atenei virtuosi. È quindi inutile dire che il merito viene premiato se questa politica dei tagli tratta nello stesso modo i virtuosi e i viziosi. «Per evitare uan divarizazione estrema della forbice dei finanziamenti – ha spiegato Francesco Favotto, coordinatore della commissione programmazione del Cun – sono stati apportati dei correttivi che limitano nei fatti al 5 per cento gli aumenti o i tagli così da calmierare i premi da distribuire ai più bravi e permettere ai meno bravi di sopravvivere ancora».
In parole meno tecniche, ma che vanno al sodo della mistificazione in atto, il Cun sostiene che la politica dei tagli del duo Tremonti e Gelmini rende velleitarie e poco praticabili le istanze di innovazione, di merito, di programmazione, di risultato, di miglioramento dell’attività delle università che il governo intende soddisfare approvando velocemente, e prima che le proteste invadano le strade di tutto il paese.
Ma in questo calcolato progetto di distruzione dell’università pubblica non è ancora stato valutato il peggio. Dal Cun viene un’altra denuncia, ancora più preoccupante. Se la sforbiciata del 13 settembre rischia di azzoppare la punta di diamante di una riforma sedicente, all’inizio del prossimo anno il mondo universitario dovrà affrontare altri tagli.
Dal Ffo verranno detratte risorse diverse da quelle già tagliate dalla legge 133 del 2008. Si tratta dei 550 milioni di euro che la finanziaria del 2007 ha stanziato per l’università nell’arco di un triennio. A questi bisogna aggiungere anche i 436 milioni di euro che Tremonti ha prelevato dal fondo per l’università e ha usato per finanziare una parte del taglio dell’Ici. Questo provvedimento è stato votato nel 2009 ed entrerà in vigore nel 2011. E infine ci sono altri 400 milioni, quelli che sono stati coperti quest’anno dallo scudo fiscale e che nel 2011 non hanno ancora copertura: il finanziamento del Ffo passerà da 7,2 a 6,1 miliardi.
Hanno creato un deserto. La chiamano riforma.
dal manifesto