Oggi alla Camera dei Deputati l’On. Ghizzoni ha proposto due emendamenti all’articolo 4 comma 1bis, lettera e del decreto “salvabanche” (decreto legge n. 155 del 9 ottobre 2008) che prevede che sia il Ministro Tremonti a decidere la quota del costituendo fondo “conti correnti dormienti” da destinare alla ricerca scientifica. In altre parole il Ministro dell’Economia con totale discrezionalità deciderà a chi, come e quali progetti sostenere. Siano di fronte ad un nuovo caso IIT – Istituto Italiano di Tecnologia” (anche noto come Istituto Italiano Tremonti)?
Di seguito gli intreventi di illustrazione dei due emenedamenti:
«Signor Presidente, l’emendamento in esame interviene su quella parte della norma che finalizza una quota non precisata del fondo conti dormienti al finanziamento della ricerca scientifica.
Io convengo sull’opportunità di allocare finanziamenti aggiuntivi in favore di un settore così strategico, ma personalmente sono molto preoccupata per la vaghezza della norma. Essa prevede, infatti, che ogni indicazione sia rinviata ad un decreto non regolamentare, assunto in assoluta solitudine, totale arbitrio e preclusione di qualsiasi confronto parlamentare, dal Ministro dell’economia e delle finanze, senza alcun concerto – e questo è sconcertante (scusate il gioco di parole) – con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Questa legislatura ci ha abituati in effetti alla supremazia del Ministro dell’economia e delle finanze sull’intero Esecutivo, però io mi chiedo quanto ancora il titolare dell’università e della ricerca sopporterà questa esclusione da decisioni su proprie materie, e quanto a lungo subirà ancora una sorta di tutela.
Viene naturale chiedersi a vantaggio di chi, in favore di quali strutture e, soprattutto, a supporto di quali progetti andranno le risorse previste dalla norma. Porsi queste domande è legittimo a fronte sia dei provvedimenti assunti dall’Esecutivo Berlusconi nella XIV legislatura, sia di quelli assunti in questa legislatura, e anche a fronte di decisioni che sono state rinviate.
Per quanto riguarda la XIV legislatura ricordo la creazione della fondazione dell’Istituto italiano di tecnologia, fortemente voluto dall’allora Ministro Tremonti, istituto famoso non per i risultati scientifici conseguiti, ma per le critiche che ne hanno accompagnato la nascita, dovute soprattutto alle ingenti risorse pubbliche ottenute pari a quelle destinate complessivamente a tutti i bandi per la ricerca universitaria, e assicurate in modo assolutamente discrezionale dal Ministro Tremonti senza alcuna forma di valutazione né preventiva né a risultato.
Quindi, signor Presidente, tra le righe del provvedimento devo forse leggere la nascita di una nuova fondazione scientifica avulsa dal sistema della ricerca vigilata dal MIUR, magari sovvenzionata da finanziamenti pubblici, ma sottratta a qualsiasi controllo? Mi auguro di no.
Per quanto attiene alla presente legislatura voglio ricordare la decisione di abrogare le procedure di stabilizzazione dei ricercatori precari, in contrasto con il principio della stabilità e della continuità dell’impiego enunciato dalla Carta europea dei ricercatori.
Si tratta di una scelta che penalizza la continuità della ricerca e pregiudica, ovviamente, l’attività scientifica e la partecipazione a progetti nazionali ed internazionali. Inoltre, se letta insieme ai provvedimenti che riguardano il sistema universitario, si chiarisce molto bene come il Governo non abbia alcuna intenzione di affrontare di petto il fenomeno della fuga dei cervelli. Questo fenomeno rappresenta, in realtà, la meschina condizione che molti ricercatori italiani devono subire, cioè escludere il proprio Paese dall’elenco di quelli che possono accogliere le loro idee innovative e sostenere i loro talenti, a causa della diminuzione dei finanziamenti e perché, soprattutto, in Italia questi ricercatori non si sentono giudicati nel merito.
Altro provvedimento a sfavore del sistema della ricerca è il taglio del fondo ordinario per gli enti e le istituzioni scientifiche, di ben 69 milioni e mezzo di euro, previsto nella legge finanziaria per il 2009.
Infine, voglio ricordare il ritardo che il Governo sta accumulando nell’emanazione del bando di attuazione per i progetti di ricerca di base presentati da giovani ricercatori, come stabilito dalla legge finanziaria dello scorso anno. Si tratta di un provvedimento promosso dal senatore Marino al fine di innovare ed internazionalizzare il finanziamento della ricerca, favorendo i giovani ricercatori di talento. Il ritardo che scontiamo nell’emanazione di tale bando rischia di pregiudicare la portata innovativa e meritocratica della disposizione e di far disperdere gli 82 milioni di euro appositamente finalizzati. Questo differimento stupisce, perché quanto previsto dalla norma Marino premia progetti di ricerca eccellenti, selezionati attraverso un processo di rigorosa valutazione, che responsabilizza i giovani proponenti al conseguimento degli obiettivi previsti: insomma, attua le affermazioni del Ministro Gelmini, di voler premiare il merito ed il talento.
Dunque, perché aspettare? Pertanto, l’emendamento in esame finalizza il 30 per cento del fondo conti dormienti a potenziare questi progetti di ricerca di base, presentati dai giovani ricercatori, perché riteniamo che sostenere i giovani di talento e la ricerca scientifica di base significhi soprattutto promuovere il futuro del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).»
«Signor Presidente, anche questo emendamento incide sulla norma relativa ai fondi dei conti dormienti destinati genericamente alla ricerca scientifica. Come dicevo in precedenza, della norma non apprezziamo la totale discrezionalità attribuita al Ministro dell’economia e delle finanze nel definire chi, quali strutture e quali progetti beneficeranno delle risorse previste.
Credo che converrà con me, signor Presidente, che la discrezionalità male si accorda con l’adozione di sistemi di valutazione indipendenti e trasparenti, come indica chiaramente la Carta europea dei ricercatori.
Poco fa, la maggioranza ha bocciato la proposta di sostenere i progetti dei giovani ricercatori. In altri termini, la maggioranza ha respinto il principio di premiare il merito e sostenere i giovani di talento, preferendo che sia il Ministro dell’economia e delle finanze (e non il Ministro Gelmini, titolare del dicastero dell’istruzione, della ricerca e dell’università) ad individuare i beneficiari dei finanziamenti, attraverso criteri non verificabili, non condivisi e, soprattutto, senza dare seguito ad una precisa strategia di intervento, in un settore che da tutti è riconosciuto come motore dell’innovazione e dello sviluppo.
Non evoco nuovamente l’esempio della fondazione dell’Istituto italiano di tecnologia, che ho richiamato poco fa, ma credo che Governo e maggioranza dovrebbero valutare attentamente le conseguenze di scelte politiche sulla ricerca sbagliate in radice e che non hanno dato i risultati sperati ed attesi.
Pertanto, con l’emendamento in esame proponiamo che il 30 per cento dell’istituendo Fondo dei conti dormienti sia destinato al Fondo ordinario di finanziamento per gli enti e le istituzioni di ricerca, che la legge finanziaria, approvata in quest’Aula pochi giorni fa, ha decurtato di ben 69 milioni e mezzo di euro.
Questa decisione, che giudichiamo improvvida, pregiudicherà il lavoro e il funzionamento degli enti di ricerca e lo svolgimento dell’attività scientifica già programmata, la quale, in molti casi, riguarda impegni internazionali pluriennali ed anche la realizzazione di infrastrutture ad altissimo contenuto tecnologico.
Tuttavia, i nostri centri di ricerca non sono colpiti solo dalla riduzione dei finanziamenti: a loro svantaggio va anche il ritardo che il Governo sta accumulando per l’attuazione della delega sulla riforma per la loro autonomia, riforma che – lo ricordo – prevede anche l’allocazione delle risorse attraverso la valutazione dei risultati. Perché parlate sempre di merito e di valutazione, e poi non date mai seguito concreto alle vostre parole nei provvedimenti che assumete? È chiaro che, in questo, un po’ di coerenza non guasterebbe.
Sono consapevole, signor Presidente, che non saranno i miei richiami a far cambiare parere al Governo e al relatore Conte, ma non rinuncio ad un estremo tentativo, e proverò a farlo evocando le parole di Renato Dulbecco, premio Nobel e scienziato, il quale, nel 1947, lasciò l’Italia per poter sviluppare le sue ricerche scientifiche. Sulla politica italiana per la ricerca, Dulbecco ha recentemente scritto: «Ciò che mi dispiace profondamente è toccare con mano l’immobilismo di un’Italia che sembra non curarsi della ricerca scientifica, esattamente come nel dopoguerra» ed esattamente come sta accadendo in quest’Aula (naturalmente, queste ultime parole sono mie e non di Dulbecco). Proseguo con la citazione, signor Presidente: «Come se più di mezzo secolo di esplosione del progresso scientifico fosse passato invano. Chi vuole fare ricerca se ne va, oggi come ieri, per gli stessi motivi. Perché non c’è sbocco di carriere, perché non ci sono stipendi adeguati, né ci sono fondi per ricerche e le porte degli (ottimi) centri di ricerca sono sbarrate perché manca, oltre ai finanziamenti, l’organizzazione per accogliere nuovi gruppi e sviluppare nuove idee». Si tratta di parole che, non a caso, fanno riferimento preciso ai nostri enti di ricerca, parole di un premio Nobel e non di un avversario politico: avrete l’umiltà di ascoltarle e di farle vostre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)»
Nello stenografico della seduta si può leggere anche l’intervento del collega Bachelet: clicca qui
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