partito democratico, politica italiana

Governo a casa e prepariamo l'alternativa. Come in tutte le democrazie

“In tutte le democrazie del mondo l’opposizione vuole mandare a casa il governo e, nello stesso tempo, preparare una alternativa. Quello che non c’è in nessuna democrazia del mondo è un capo del governo che, invocando il consenso
che ha, forza le regole a suo piacere. Lo si vede bene dalla riaffermazione da parte di Berlusconi di una legge elettorale che consente di nominare i parlamentari e impedisce ai cittadini di sceglierli davvero. Quanto al processo breve a noi interessa poco se sarà o no nei cinque punti. A noi interessa che non diventi legge dello stato italiano”.

Lo afferma il segretario nazionale del Pd Pier Luigi Bersani commentando le parole di Silvio Berlusconi di oggi in un videomessaggio in cui prima ha ribadito che nei 5 punti su cui chiederà la fiducia non ci sarà il processo breve, ma poi parlando di un agosto in cui solo lui ha lavorato (!!) mentre l’opposizione “era indaffarata nelle chiacchiere. Per favore, la piantassero di fare tanto baccano e pensassero piuttosto al loro vuoto di idee, di programmi e di leader” Come se non bastasse ha difeso il porcellum la legege elttorale che per lui rispetta il principio della democrazia liberale. Di questa legge elettorale – super criticata dalla sinistra – certo non si può dire che non rispetti il principio basilare della democrazia liberale: e cioè che il popolo sia sovrano. In Italia infatti, – insiste il presidente del Consiglio – grazie a questa legge, è finalmente il popolo che con il suo voto al contrario di quanto succedeva prima, decide chi sarà il presidente del Consiglio, quali saranno le alleanze di governo e quale sarà il programma che il governo e la maggioranza parlamentare si impegnano a realizzare”.

Rosy Bindi presidente dell’Assemblea nazionale del PD, avverte: “Quelli di Berlusconi sono proclami ad uso interno, non parlano al paese e soprattutto non parlano dei veri problemi del paese. Ma per quanto si sforzi di coprire la profonda spaccatura della maggioranza e i disastri provocati dal governo, confermati dal malessere della scuola e dal dramma della disoccupazione crescente, Berlusconi finisce per certificare la propria impotenza politica. Non a caso Bossi ormai lo definisce un leader dimezzato e Fini, cofondatore del Pdl, ha imboccato una strada diversa. La verita’ è che Il Cavaliere è sempre più solo. Noi non siamo più’ disposti a tollerare nuovi strappi alle regole, la continua delegittimazione delle
istituzioni e del sistema parlamentare, gli attacchi alla magistratura e gli insulti all’opposizione. Ma soprattutto non accettiamo che venga stravolto il senso della sovranita’ popolare, che si minacci il ricorso alle urne per regolare conti interni e intimidire chi dissente, che si usi una vergognosa legge elettorale per modificare la Costituzione. La proposta del Pd è chiara e l’abbiamo ripetuta più’ volte in queste settimane: costruire con il nuovo Ulivo, l’alternativa di governo ma se il premier vuole la prova di forza per imporre una svolta presidenzialista noi siamo pronti a dialogare con tutti coloro che vogliono difendere la Costituzione e la democrazia”.

Maurizio Migliavacca coordinatore della segreteria nazionale del Pd attacca il risalto alle parole del premier “ripreso e rilanciato dalle sue televisioni e dal servizio pubblico, dimostra che la crisi all’interno del Pdl sta oscurando tutto il resto, impegnando il governo e la maggioranza in un dibattito politico dal quale sono esclusi gli interessi degli italiani.

La violenza verbale del capo del governo, ogni giorno più estrema per coprire le difficoltà e tentare di scaricare le responsabilità su qualcun altro, dimostra nello stesso tempo che egli si sente, come dice Bossi, un leader dimezzato. Ma la verità non può essere nascosta a lungo: è sotto gli occhi degli italiani, è nella realtà di tutti i giorni. E Berlusconi tenta di esorcizzare il suo fallimento ricorrendo al solito ritornello del ribaltone e della magistratura. Ma questo non è più il momento degli slogan e dei giochini: per il bene del paese bisogna davvero affrontare i problemi. Il capo del governo venga dunque in Parlamento, dove certo non avrà solo un regista e un cameramen compiacenti che gli aggiustano le luci, venga alla Camera e al Senato a dire se ha ancora una maggioranza, a presentare i suoi programmi e a discuterli”.

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