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Se ci tagliano l'informazione ci rubano la libertà

“La decisione più politica che possa esser presa è dove dirigere gli occhi della gente”*
Si può riassumere con questa frase di Wim Wenders, la lezione di Michele Santoro sull’informazione, tenuta sia alla Festa Democratica nazionale di Torino.
Conflitto d’interesse, dignità del lavoro e il compito dell’opposizione di disegnare un nuovo progetto per il paese. La riflessione di Santoro si snoda tra questi temi.
“Bersani dice di sentire puzza di fogna. La puzza che sente è il conflitto d’interessi”.

Ci si deve chiedere perché ci si preoccupa della “moglie di Cesare”, andando a scavare nelle vicende della coppia Fini-Tulliani ma, al tempo stesso, non ci si chiede come mai i circoli della libertà sono nati a Milano e Palermo “in palazzi e situazioni di persone contigue alla mafia?”, perché il Corriere si scandalizza se Dell’Utri viene contestato sul Lago di Como e non lo fa con la stessa forza e la stessa decisione la stessa persona, con 2 condanne alle spalle, per mafia, resta in Senato e dice “meglio essere definito mafioso che cornuto, con un linguaggio più simile a quello di Riina che a quello di un Senatore della Repubblica italiana.”

Perché queste domande non trovano spazio in Tv, sui giornali? Perché il potere economico, mediatico e politico è in mano ad una persona sola.
Ma il conflitto d’interessi in Italia non può essere addebitato al Presidente del Consiglio. È una malattia del nostro sistema, una malattia che coinvolge tutti. “Per guarire- dice Santoro – dobbiamo pretendere che prima di tutto chi si oppone al presidente del consiglio sappia rinunciare al suo conflitto d’interessi.”

“Io sono un paradosso pazzesco” dice il conduttore “Come è possibile che io debba avere un dialogo con il mio direttore generale sul perché dobbiamo rifare ‘Annozero’ un programma che ha avuto il doppio degli ascoltatori della rete su cui è collocato e che ha guadagnato grazie alla pubblicità il doppio di quello che costa e che quindi viene prodotto senza sfruttare un euro del canone?”.

Una domanda del genere significa mancare di rispetto alla mia dignità e a quella della mia redazione, come lavoratori. Sottolinea che lui e i suoi collaboratori, stanno portando avanti una battaglia per la libertà e la dignità del lavoro. Un principio fondamentale che la nostra società deve recuperare e porre nuovamente al suo fondamento, perché: “non ci può essere libertà se non c’è rispetto per i lavoratori. Nel nostro paese la dignità e il riconoscimento del lavoro sono scomparsi dal centro della scena”.

Questa mancanza di rispetto finisce per impedire la nascita di quella comunità che Sergio Marchionne invoca, perché una comunità non si identifica soltanto con chi fa profitti. Il lavoratore deve pensare che oltre alla giusta paga riceve anche la prospettiva di un futuro migliore, quello che si lascia ai propri figli. “Altrimenti non è lavoro, ma sfruttamento”.

La Costituzione nasce dal bisogno del popolo di mettere un freno al sovrano. Ma quello in cui viviamo oggi è l’assurdo del sovrano che vorrebbe venire in casa nostra a dirci cosa dobbiamo e cosa non possiamo vedere nel nostro salotto.
L’informazione, è una parte importante del nostro spazio pubblico, e quando ce ne tolgono un pezzo, quando restringono il nostro campo di scelta, rubano qualcosa che appartiene a tutti, ci stanno togliendo un pezzo della nostra libertà, ci stanno togliendo la nostra democrazia.
Per far comprendere l’importanza dell’informazione cita il caso della guerra in Iraq, un conflitto che dura da più tempo della II guerra mondiale, eppure noi non sappiamo che è ancora in corso e quando finirà. Perché non ci sono più le telecamere a raccontare e tg che trasmettano quelle immagini.

Durante la Prima Repubblica la tv è cresciuta, si è moltiplicata e anche il Berlusconi televisivo ha contribuito a questo arricchimento. La società si è arricchita di punti di vista e un pezzo di cultura era in cammino grazie e Rai3.
Poi si decise che si dovevano appianare le diversità tra il mondo della Rai e quello Mediaset e ci si è avviati verso la omologazione, verso il “Mc Donald televisivo. Dove tutto è uguale, tutto è semplicistico”.
Il difetto del centro sinistra nel suo essere opposizione e quelle poche volte che ha governato, è stata la mancanza di coraggio nel puntare sul disordine creativo. “Si sono comportati come il grande gourmet, che detesta Mc Donald, ma alla fine pensa che tutto sommato la massa si merita Mc Donald”

C’è un solo modo per permettere all’informazione, al pluralismo vero, di tornare a essere il protagonista in tv e garantire a tutti di essere rappresentati e di vedere ciò che si preferisce, di trovare nell’offerta televisiva la risposta al proprio bisogno. Per questo non p possibile pensare che si metta in dubbio la messa in onda di un programma visto da 6 milioni di persone, che con la raccolta pubblicitaria incassa il doppio di quanto costa e che, quindi, non utilizza un euro del canone.

Al Pd dice: “Battetevi in Parlamento per i problemi che riguardano i diritti di libertà, che non sono negoziabili. E la gente come noi vi darà una mano.E soprattutto lasciate libera la Rai”.
Si deve creare un meccanismo democratico che riconsegni alla base l’opportunità di selezionare non solo le persone, ma le idee, i contenuti.

In chiusura dal pubblico chiedono a Santoro che ne sarà della sua trasmissione. Il conduttore risponde che il suo contratto prevede che la Rai gli faccia condurre un programma “alla Santoro” e questo programma non può che essere Anno Zero. “E se ce lo impediranno, abbiamo dimostrato già, con Rai per una Notte, di essere in grado, attraverso la rete, di andare comunque in onda e di fare il nostro mestiere. Fosse l’ultima trasmissione che faccio, farò Anno Zero”.

Fra.Mino.

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