Trova subito il tempo di scherzare con i cronisti che lo intercettano al suo arrivo al Meeting riminese di Comunione e liberazione. «Sono sempre venuto, cosa volevate? Cacciarmi via questa volta». Poi, però, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, riprende i panni di leader del principale partito dell’opposizione e puntella la sua ricetta per sconfiggere il berlusconismo. «Il governo – dice – non arriverà a fine legislatura». Ma premette che la sua analisi «prescinde da questo agosto vergognoso e va più a fondo. Il governo non ce la può fare. Non lo dico da adesso, è da un anno che lo dico». Poi, aggiunge, «non so mettere appuntamenti. Già adesso si vede il profondo disfacimento su dei punti di fondo».
Le ragioni della crisi della maggioranza sono chiare. L’accordo su temi economici e
sociali in realtà è una favola e, precisa Bersani, «la deformazione della democrazia non ha portato risultati e preoccupa anche forze conservatrici. Questi due elementi sono gli elementi di fondo della crisi della maggioranza e delle chiusura anche di una parte di questa e non è rimontabile. Si può tentare di vivacchiare ma questo tema non è rimontabile».
Quindi il segretario torna sulla sua ricetta per affrontare «l’emergenza» illustrata ieri sulle pagine di Repubblica. «Non ho sentito dei no – spiega ancora Bersani – semmai un sacco di sì, così tanti che non me li aspettavo, e da tutti i lati. Sto parlando di un’alleanza elettorale per tutte le forze che dovranno partecipare al nuovo Ulivo», ma non solo. Il numero uno dei democratici guarda oltre. «Da lì dovremo far partire un appello a tutte le forze che hanno una certa idea di democrazia e che si preoccupano di una piega plebiscitaria». Una sorta di alleanza trasversale che «in caso di emergenza può diventare anche un patto elettorale – prosegue Bersani – mentre, in una via più ordinaria, può diventare una piattaforma comune», sui singoli temi.
Poi i cronisti gli chiedono se sia in attesa di risposte dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, su possibili alleanze elettorali. «Non mi aspetto particolari risposte – replica Bersani – anche perché nel centrodestra hanno tanto da discutere fra loro e non hanno il tempo di pensare alle nostre cose». Ma lo spiraglio di un possibile confronto comunque c’è e Bersani non manca di rimarcarlo. «Credo che anche Fini – continua il leader del Pd – abbia percepito un passaggio della mia lettera, cioè, quando dico che evidentemente nel centrodestra ci sono forze conservatrici che tuttavia hanno un’idea più europea di cos’è una forza conservatrice di destra e che quindi mal sopportano» una caratterizzazione «in senso personalistico e plebiscitario della nostra democrazia». E quindi, chiosa il segretario, «anche con queste forze si può discutere quando si parla di aspetti costituzionali, di leggi elettorali perché stiamo parlando di regole del gioco».
Il Sole 24 Ore 28.08.10