Finita la pausa estiva in 4,5 milioni si apprestano a varcare i cancelli delle fabbriche e dei cantieri edili per la riapertura. Mentre circa mezzo milione di loro colleghi resteranno a casa, essendo ancora in cassa integrazione.
La situazione è cambiata rispetto all’estate del 2009, quando per effetto della crisi la quasi totalità delle industrie restarono chiuse per 4 settimane utilizzando lo stop delle vacanze come una sorta di ammortizzatore sociale, in attesa di una congiuntura migliore.
Ferie più brevi per la ripresa
Secondo gli osservatori territoriali dei sindacati quest’anno in molti casi il periodo di ferie è stato programmato per 3 settimane, numerose imprese sono rimaste aperte una settimana in più per poter cogliere i timidi segnali della ripresa. Di fronte alle incertezze del quadro economico tra gli imprenditori ha prevalso un atteggiamento “attendista”, a differenza dell’industria tedesca che per rispondere alla forte crescita di ordinativi ha sollecitato un taglio di 2 settimane di ferie (su un totale, però, di 6 settimane). «Se lo scorso anno le ferie più lunghe hanno consentito di rinviare l’apertura di un mese per far fronte alle difficoltà congiuturali – spiegano dal dipartimento Settori produttivi della Cgil – questa estate in molti casi le imprese hanno optato per una pausa di 3 settimane, con la possibilità di utilizzare la quarta settimana più in avanti».
A giugno l’Istat ha registrato una crescita della produzione industriale dello 0,6% rispetto a maggio (+8,1% rispetto a giugno 2009), la tendenza è stata confermata dall’Isae che per il terzo trimestre 2010 ha previsto «un’accelerazione della crescita, con un incremento produttivo del 3,5% rispetto al trimestre precedente», mentre «l’ultima parte dell’anno mostrerebbe un rallentamento». A beneficiare della fase espansiva sono alcuni comparti tipici del made in Italy e dei beni strumentali.
Le incognite di settembre
«C’è da interrogarsi se la ripresa degli ordinativi e l’export si tradurrano in una ripresa della produzione e se ci saranno effetti positivi sull’occupazione – commenta Giorgio Santini (Cisl) – purtroppo le tendenze positive di maggio e giugno sono state smentite dai dati sulla casa integrazione di luglio, e settembre presenta grandi incognite».
Le imprese quest’anno hanno utilizzato meno la leva delle ferie, avendo fatto ampiamente ricorso agli ammortizzatori sociali. Basti pensare che per il numero di ore autorizzate di cassa integrazione il 2010 viaggia sopra i livelli del 2009 – anno record con 1 miliardo di ore, ben oltre il picco degli 816 milioni del 1984 – anche se nei primi cinque mesi le ore utilizzate sono state il 50% di quelle disponibili. I sindacati hanno calcolato che le ore di cassa integrazione autorizzate equivalgono a circa 650mila posti di lavoro, la stragrande maggioranza interessa l’industria manifatturiera (mezzo milione). Questo fenomeno, peraltro, ha ricadute sui consumi interni, avendo comportato per ciascun lavoratore una perdita media di reddito di 4mila euro dall’inizio dell’anno.
Segnali di crisi strutturale
Preoccupano i dati rilevati dall’Inps a luglio, in particolare l’esplosione della Cigs: «Numerose imprese, esaurite le 52 settimane di cassa integrazione ordinaria, sono passate alla straordinaria che è l’anticamera del licenziamento – sottolinea Guglielmo Loy (Uil) – o stanno proseguendo il trattamento di Cigs in virtù delle proroghe. Trattandosi di una ripresa selettiva, molte di queste aziende non saranno in grado di ripartire, saranno avvantaggiate le imprese con una vocazione internazionale».
Tra i 180 tavoli aperti al ministero dello Sviluppo economico che interessano 400mila lavoratori (si veda «Il Sole–24 ore» di ieri) molte situazioni di difficoltà si trascinano da anni e suonano come un campanello d’allarme di una crisi ormai strutturale che attraversa la chimica, la filiera dell’automotive, il tessile. «Se i problemi occupazionali continueranno a non trovare risposte dal governo – sostiene Vincenzo Scudiere (Cgil) –, se si conferma una ripresa senza effetti positivi sull’occupazione, inevitabilemente assisteremo ad un inasprimento delle tensioni sociali. Lo scorso anno i lavoratori sono saliti sui tetti, non so cosa potrebbe accadere dopo settembre, visto che la gran parte di quelle vertenze è ancora in corso e i nodi restano irrisolti».
Il ruolo della formazione
Non tutti i lavoratori in Cig potranno tornare ad occupare lo stesso posto, un ruolo essenziale verrà svolto dalle politiche attive del lavoro. Secondo il sistema Excelsior (ministero del Lavoro-Unioncamere) sono in programma 147mila assunzioni, 6 punti oltre l’anno precedente, per posizioni difficilmente reperibili sul mercato, soprattutto in attività industriali e nelle costruzioni, più ancora che nel terziario. «La vera sfida è far incontrare domanda e offerta di lavoro – continua Santini (Cisl) –. Bisogna favorire il reimpiego dei cassaintegrati puntando sulla formazione e sulla riqualificazione professionale».
Il SOle 24 Ore 23.08.10