Bilancio di una breve vacanza. Fatto in una mattina di mezzo agosto all’ombra degli alberi del giardino di “Casa Matta”, la residenza di Pino e Adriana, gli amici che come negli anni scorsi hanno ospitato un caro amico “importante”, e non solo perché è il presidente della Repubblica, ma perché tale lo è da sempre. Se n’è appena andato il sindaco. Le isole hanno il grosso problema dei collegamenti. La vicenda Tirrenia sta andando come si sa. Giorgio Napolitano, al termine del suo soggiorno strombolano, solo otto giorni, nei quali il riposo si è inevitabilmente intrecciato con le notizie della calda estate della politica, parla volentieri del suo antico amore per l’isola ma anche dell’inquietudine che ha accompagnato la vacanza. Inquietudine e incertezza che avvolgono e rischiano di paralizzare un paese che sta vivendo una sia pur lieve ripresa «in un sempre critico quadro mondiale» e che potrebbe invece trovarsi a fare i conti «con la gelata delle elezioni».
Presidente, dunque è già sulla via del ritorno?
«Ho trascorso otto giorni di riposo come si possono trascorrere qui a Stromboli, un luogo di straordinario incanto e distacco, sempre accogliente e discreto. Ma ciò non toglie che mi sia sentito e mi senta molto inquieto per le vicende politiche di queste due settimane e per le loro implicazioni istituzionali».
Il dialogo, il confronto costruttivo che lei ha sempre auspicato sembrano essere stati cancellati dal vocabolario della politica. Come sta vivendo questi momenti?
«Debbo innanzitutto rilevare come sia ancora una volta scattato un clima di polemiche e contrapposizioni esasperate sul piano politico e come si stia diffondendo in generale un senso di grave precarietà e incertezza per quel che può accadere sul piano della governabilità, della capacità di risposta delle istituzioni ai problemi del paese. Ci sono in Italia segni recenti, positivi e incoraggianti, di ripresa produttiva, di ritorno alla crescita pur se il quadro mondiale resta critico: occorre però consolidarli e rafforzarli e far fronte alle tante difficoltà e incognite che restano, farvi fronte con visioni politiche e azioni di governo adeguate e coerenti. Ma, chiedo, se invece si va verso un vuoto politico e verso un durissimo scontro elettorale quali possono essere le conseguenze per il paese?».
Una domanda la sua che in troppi non sembrano porsi.
«Eppure è proprio di qui che dovrebbe partire la riflessione di tutte le forze politiche». Ma lo scontro aperto all’interno della maggioranza le sembra che tenga conto delle conseguenze? «Certo, si è aperto un serio conflitto politico dentro la coalizione uscita vincitrice dalle elezioni del 2008 e quindi dentro la maggioranza di governo. Non posso, naturalmente, entrare nel merito di quel conflitto né esprimere valutazioni o previsioni circa la sua possibile composizione. Le mie responsabilità istituzionali entreranno in giuoco solo quando risultasse in Parlamento che la maggioranza si è dissolta e quindi si aprisse una crisi di governo. Compirò in tal caso tutti i passi che la Costituzione e la prassi ad essa ispiratasi chiaramente dettano. Sarebbe bene che esponenti politici di qualsiasi parte non dessero indicazioni in proposito senza averne titolo e in modo sbrigativo e strumentale».
Un altro esercizio di questi giorni è l’attacco al presidente della Camera…
«Ho sempre ritenuto che nessun contrasto politico debba investire impropriamente la vita delle istituzioni. Perciò è ora che cessi una campagna gravemente destabilizzante sul piano istituzionale qual è quella volta a delegittimare il Presidente di un ramo del Parlamento e la stessa funzione essenziale che egli è chiamato ad assolvere per la continuità dell’attività legislativa».
Presidente nel giorno in cui lei fa ritorno a Roma qual è l’invito che vuole rivolgere ai tanti protagonisti di una stagione conflittuale che sembrano intenzionati a continuare in questa dannosa contrapposizione?
«Questo è il momento di abbassare i toni, di compiere uno sforzo di responsabile ponderazione tra le esigenze della chiarezza politica e quelle della continuità della vita istituzionale, guardando al paese che ha bisogno di risposte ai propri problemi anziché di rese di conti e di annunci minacciosi nell’arena politica cui non consegua alcuna prospettiva generatrice di fiducia».
L’Unità 13.08.10