Dopo la doccia fredda di mercoledì, ieri è arrivata un’altra notizia che ha fatto raggelare i sindacati della scuola, innescando una guerra di numeri. Se il ministero ha autorizzato solo 91 posti nell’organico delle scuole emiliano-romagnole, contro un fabbisogno di almeno 350 cattedre, «una nota positiva – scrivono l’assessore regionale alla Scuola, Patrizio Bianchi e il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Marcello Limina – è la stabilizzazione di quasi 1.300 precari».
Dati alla mano, le immissioni in ruolo di docenti nella nostra regione saranno 817: 338 andranno al sostegno; 155 posti saranno per le maestre delle materne; 145 cattedre andranno alle elementari;116allemedie e 61 alle superiori. Suddividendo questi numeri per provincia, vediamo che a beneficiare maggiormente delle nomine sarà Bologna, con 196 docenti assunti a tempo indeterminato.
Nel dettaglio, 47 alle materne; 41 alle elementari; 21 alle medie; 9 alle superiori e 78 per il sostegno.
Per quanto riguarda il personale Ata, preziosi collaboratori come bidelli e segretarie, all’Emilia-Romagna spettano 474 assunzioni. «Un passo importante da parte del ministero» continuano Bianchi e Limina, anche se «resta la preoccupazione per le risorse aggiuntive chieste per gli organici dei docenti che sono state ridotte». Le speranze sono tutte affidate al presidente di viale Aldo Moro, Vasco Errani, che ieri ha inviato una lettera al ministro Gelmini per chiederle un incontro urgente. Insomma, visti da qui i dati sulle assunzioni dei precari sembrano un piccolo ed esile raggio di sole nel pieno di una burrasca. Ma tutto cambia, e molto, se si guardano i dati dei posti vacanti o disponibili. Ovvero le cattedre che, nonostante le assunzioni, saranno comunque coperte da precari.
A fornire i numeri è la Cgil.
In Emilia-Romagna le cattedre “vuote” sono 3.800, i contratti a tempo indeterminato, come abbiamo visto, saranno 817. «Solo il 20%» commenta Raffaella Morsia, agguerrita segretaria della Cgil Scuola. Di queste, 61 andranno alle superiori, in tutta la regione. Il che significa che «insegnanti precari che lavorano da 14-15 anni, rimaranno tali chissà per quanto» riflette Morsia. Non va meglio per gli Ata: su 4 mila posti disponibili o vacanti, ne saranno coperti 474 con questa tornata di immissioni in ruolo. Anche in questo caso, «siamo intorno al20%della copertura ». Insomma, per il sindacato si parla di goccioline in mezzo ad un mare forza 6. «Questo è un palliativo agro dolce ad una situazione che non può che lasciare amarezza – continua il segretario -.Con questi numeri si copre solo il 50% dei pensionamenti». Il che, tradotto, significa che dal prossimo anno ci saranno ancora tantissimi precari nelle nostre scuole: saranno loro a coprire l’80% di quei posti liberi. E la continuità della didattica, la stabilità dei docenti, che, va da sé, implica continuità e stabilità anche per gli studenti, «andranno in fumo ». Il paradosso, evidenzia Morsia, è che «uno Stato che dovrebbe non comportarsi da padrone di un’azienda privata, in realtà aumenta il precariato e sfrutta il lavoro dei suoi dipendenti ». C’è poi da mettere in discussione l’autorevolezza del ministro Gelmini: «Alcuni mesi fa, dopo scioperi e presidi – conclude Morsia – ha promesso 23 mila immissioni in ruolo a livello nazionale. Oggi ne ha concesse 16.670, perché Tremonti ha tagliato ancora. Non è nemmeno in grado di portare a termine i suoi impegni. È un ministro sotto tutela».
L’Unità/Bologna 13.08.10