Signor Presidente, l’emendamento che ho presentato prevede che siano esenti dall’imposta sul reddito delle persone fisiche le somme erogate a titolo di borsa di studio a supporto della mobilità studentesca, in particolare nell’ambito dei programmi europei Lifelong Learning Programme, ovvero il programma sull’apprendimento permanente, ed Erasmus Mundus. In particolare, il programma Lifelong Learning è stato bandito recentemente e prevede un budget da parte di Bruxelles di ben 961 milioni di euro.
L’Euro Student, un’indagine che sarà presentata domani relativa alle condizioni di vita e di studio degli universitari in Italia, fa emergere alcune indicazioni per noi molto interessanti. Tra i dati anticipati dalla stampa emerge, ad esempio, chiaramente la percentuale risibile, ovvero solo il 5,9 per cento, degli studenti che possono recarsi oltre confine per affrontare un’importante esperienza di formazione professionale e di istruzione superiore.
Euro Student, in sintonia con altre fonti statistiche (come AlmaLaurea, Erasmus Student Network ed Eurydice), fotografa, quindi, gli studenti universitari italiani come stanziali. Se gli universitari vanno raramente all’estero per studiare o per fare formazione, più in generale scelgono sedi di atenei vicine alla città di residenza per ovvie difficoltà economiche. Insomma, non si rinuncia ad investire in formazione, ma si scelgono soluzioni compatibili con le contenute disponibilità economiche personali e familiari.
Eppure, una strategia di sviluppo del sistema universitario non può prescindere dal sostenere la mobilità degli studenti, in particolare l’internazionalizzazione degli studi, che consente agli universitari di acquisire maggiori competenze e conoscenze: tra queste la capacità di agire e di interagire in un contesto scientifico e culturale diverso da quello abituale e le competenze linguistiche. Sappiamo, ad esempio, che solo il 13 per cento degli studenti universitari ha conoscenze in due lingue straniere. Naturalmente, si tratta di competenze e conoscenze richieste ed apprezzate anche dal mondo del lavoro.
Credo che sia interessante ricordare che tutti i Paesi europei stanno investendo rispetto all’Italia maggiori risorse sulla mobilità degli studenti. Due esempi per tutti: il Presidente Zapatero ha promesso una somma molto ingente da investire in questa missione (si parla di molti miliardi di euro) e il Ministro per l’università francese, Valérie Pécresse, a fronte del fatto che la mobilità studentesca è uno dei tre temi chiave individuati dalla Presidenza francese dell’Unione europea, ha affermato che il Governo Sarkozy investirà in questo senso, aumentando le somme erogate con le borse di studio e sviluppando il sistema degli alloggi e dei servizi per gli studenti in mobilità.
Inoltre, anche se non va molto di moda in questi giorni parlare di processi internazionali, è bene ricordare all’Assemblea che tanto la Commissione europea quanto il processo di Bologna hanno affermato che la mobilità studentesca debba essere al centro delle politiche dell’alta formazione.
Dal momento che il Governo italiano non sta mettendo in campo alcuna risorsa finalizzata ad ottemperare a quest’impegno e che si sono letteralmente perse le tracce del progetto «Diamogli credito» del Governo Prodi, per consentire ai giovani meritevoli l’accesso al credito vantaggioso finalizzato al pagamento delle rette universitarie e dei viaggi di studio, il Governo cerchi di garantire che le poche risorse oggi disponibili non siano sottoposte a tassazione.
Del resto, rispetto allo scenario di recessione e di crisi del sistema produttivo, una delle risorse a disposizione delle imprese italiane potrebbe essere quella di avvalersi di competenze qualificate, maturate anche con esperienze di formazione all’estero. In particolare, il piano Lifelong learning offre la possibilità di fare esperienze all’estero, non solo a studenti e neolaureati, ma anche a coloro che già sono inseriti nel mondo del lavoro e vogliono approfittare di un’occasione per migliorare le proprie conoscenze e capacità e a quanti sono in cerca di occupazione o che, purtroppo, l’hanno persa. Incentivare tali esperienze, rendendole economicamente più favorevoli, è una necessità per il nostro Paese.
Per concludere, signor Presidente, le statistiche che ho già richiamato dimostrano che la mobilità oltre frontiera è ancora un privilegio che solo gli studenti in condizione agiata possono permettersi. Al contrario, essa dovrebbe essere un diritto accessibile a tutti. Per invertire questa tendenza, occorre massimizzare le risorse messe a disposizione, anche attraverso sgravi fiscali.
Peraltro, i due programmi che ho citato utilizzano risorse europee e, come tali, non dovrebbero essere decurtati da balzelli italiani.
Inoltre, includere nella detassazione anche le risorse messe in campo dalle singole università significherebbe dare un messaggio forte di indirizzo e permetterebbe di sostenere un intervento mirato nei confronti degli atenei, che sono atenei virtuosi.
Credo, pertanto, che sarebbe opportuno un ripensamento del Governo…
Il Parlamento ha votato contro e ha respinto gli emendamenti
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