Assunzioni col contagocce nella scuola. Le immissioni in ruolo annunciate giorni fa dal ministro Gelmini ai sindacati saranno una delusione per i 277 mila precari in attesa da anni di una sistemazione. Dei 10 mila posti concessi dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, poco più di 5 mila andranno ai docenti di sostegno e la restante parte, 4.978 posti in tutto, per l’esattezza, saranno posti comuni. Una inezia rispetto alle attese di migliaia di supplenti, alcuni dei quali addirittura over 60. La scuola elementare, letteralmente falcidiata dai tagli del governo, avrà appena 790 posti. E dire che i posti rimasti vacanti, senza cioè un titolare, dopo i trasferimenti sono parecchi: quasi 30 mila.
Per rendersi conto dell’esiguità del numero delle cattedre messe a disposizione quest’anno, basta citare qualche numero. In provincia di Napoli e in quel di Palermo, dove sono in lista d’attesa rispettivamente quasi 9 mila e 4.430 maestri di scuola elementare, non ci saranno assunzioni. E’ la prima volta che si verifica una situazione simile. In provincia di Milano, dove gli iscritti sono 3.836, le assunzioni saranno 119. La parte del leone, la faranno i docenti della scuola media, con 1.740 assunzioni a tempo indeterminato, e quelli della scuola dell’infanzia, con 1.680 posti. Il superiore, che dal prossimo anno entra nell’era Gelmini, assumerà 724 prof.
In provincia di Roma, tanto per citare le province più grosse, saranno appena 69 i neoassunti e a Napoli appena 44. Nel 2007, quando il governo Prodi autorizzò l’assunzione di 50 mila insegnanti, a Napoli vennero designati 825 prof della scuola superiore e a Roma 733. E una parte del fronte sindacale protesta. “Pur rappresentando un punto d’avanzamento”, commenta Mimmo Pantaleo della Flc Cgil, il numero di assunzioni “è del tutto insufficiente rispetto ai posti vacanti disponibili ed è una parziale soluzione rispetto ai tantissimi precari che attendono da anni di essere stabilizzati”.
Per la Gilda, “diecimila assunzioni rappresentano un risultato molto esiguo a fronte di 130 mila precari”, spiega il coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio, e “non rappresentano neanche il 50 per cento dei pensionamenti. In questo modo – conclude – si continua ad accentuare una politica di precarizzazione del personale scolastico che nuoce alla qualità dell’insegnamento, incidendo negativamente sulla continuità didattica”. Per Cisl e Uil scuola e Snals, invece, l’apertura del ministero alle richieste sindacali rappresenta “un buon risultato”.
Ma a tenere banco in questi giorni sono le novità annunciate dal ministro per il prossimo anno: oltre alle immissioni in ruolo, viale Trastevere annuncia la valorizzazione del merito e le misure a tutela dei precari. Che però, come ormai avviene da oltre un anno a questa parte, vedono i sindacati divisi: Cisl, Uil e Snals che plaudono alle parole del ministro Mariastella Gelmini; Flc Cgil e Gilda che bocciano la politica del governo sul personale scolastico. Una buona notizia per i tantissimi precari in attesa di una sistemazione comunque c’è: l’assunzione a tempo indeterminato entro il prossimo mese di settembre di 6 mila e 500 unità di personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) e di 170 dirigenti scolastici.
Tra breve, sindacati e tecnici ministeriali si siederanno nuovamente attorno ad un tavolo, annuncia la Gelmini, per definire due importanti punti, uno dei quali strategico per rilanciare la scuola pubblica: la valorizzazione del merito e il recupero degli scatti stipendiali automatici tagliati dalla megamanovra da 25 miliardi approvata dal Parlamento tre settimane fa. “Sono stati salvaguardati gli scatti stipendiali – dichiara il ministro – coniugando l’equità con la promozione del merito”.
Ecco come. Il 30 per cento degli 8 miliardi di risparmi sulla scuola determinati dal taglio di 133 mila posti entro il 2011/2012 verrà destinato a ripristinare gli scatti sessennali, congelati per un triennio dalla manovra, e per incrementare la busta paga dei docenti migliori. “Da oggi, infatti, fino al 2012, le economie del 30 per cento realizzate dal ministero saranno destinate al recupero degli scatti ed anche per iniziative di valorizzazione del merito degli insegnanti, anche attraverso il potenziamento del sistema di valutazione”, annuncia la Gelmini. E si inizia subito. “In questi due anni saranno anche attivate alcune sperimentazioni proprio sul tema del merito e della qualità”.
Dal 2013, poi, “con il nuovo contratto – conclude il ministro – tutta la materia sarà ridiscussa sulla base degli esiti delle sperimentazioni e sarà centrale il tema della valorizzazione dello sviluppo della carriera dei docenti. Saranno premiati i professori migliori”. Ma il recupero degli scatti tagliati, la cui norma è rimasta nell’articolato, non è così semplice. “Ci auguriamo – commentano dalla Gilda – che i risparmi vengano utilizzati per restituire le progressioni di anzianità, prestando attenzione soprattutto ai neo immessi in ruolo e ai docenti che altrimenti, andando in pensione nei prossimi tre anni, rischiano di subire una perdita economica permanente”.
Per la Cgil insegnanti e Ata saranno comunque penalizzati. “Il blocco dei contratti – chiariscono da via Serra – delle progressioni stipendiali, gli interventi sulle pensioni, le modifiche al tfs determineranno una forte riduzione del valore delle retribuzioni e un netto peggioramento delle condizioni di lavoro. Per queste ragioni abbiamo chiesto che siano ripristinati gli scatti”, ma soprattutto “la loro validità giuridica”. Anche la Uil scuola, che considera comunque un vittoria il recupero degli scatti, manifesta qualche perplessità. “Rispettati gli impegni – commenta Pino Turi – ora va approvato il decreto per fare arrivare i soldi degli aumenti retributivi legati all’anzianità di servizio”.
Senza l’ok del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sui risparmi conseguiti attraverso i tagli, gli scatti non potranno essere recuperati e 250 mila docenti e Ata rischiano di andare incontro ad una perdita del potere d’acquisto della loro retribuzione. La Cisl scuola esprime invece “soddisfazione per le affermazioni del ministro, che assumono in modo chiaro ed inequivocabile i contenuti delle intese fortemente ricercate e raggiunte, e da altri messe strumentalmente in dubbio”. Stando a quanto comunicato dal ministro ai sindacati, sarebbe in arrivo anche una buona notizia per i supplenti appiedati dai tagli in organico.
“E’ stato prorogato” il cosiddetto decreto salvaprecari, per coloro che, “avendo ricoperto incarichi di supplenze annuali anche nel 2009/2010″, non sono stati riconfermati” per il prossimo anno. Ma anche su questo punto non mancano le polemiche: sembra infatti che a settembre avranno la precedenza sull’attribuzione delle supplenze coloro che hanno ricevuto un contratto annuale o fino al termine delle lezioni nel 2008/2009 e non nel 2009/2010. Una “assurdità” per i precari. E saranno anche “rinnovate le convenzioni stipulate con le regioni” per sfruttare “risorse europee e nazionali” a favore dei supplenti, spiega l’inquilina di Palazzo della Minerva.
La Repubblica 10.08.10
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Scuola: Ghizzoni (Pd),con immissioni in ruolo non si cancellano i dolorosi tagli del Governo
“Erano attese le sedicimila immissioni in ruolo tra posti di insegnante, ATA e dirigenti scolastici. Attese da chi, in condizioni di precarietà lavora da anni per istruire ed educare i ragazzi nella scuola pubblica. Immissioni attese, ma certo insufficienti per garantire il diritto alla continuità didattica degli studenti e consentire la certezza professionale agli operatori della scuola affinché assolvano alla loro funzione con la necessaria serenità.”
Lo ha dichiarato Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd della commissione Cultura della Camera.
“Il governo Prodi – prosegue Ghizzoni – aveva infatti previsto 150 mila immissioni in ruolo per i docenti: un piano straordinario contro la precarietà degli insegnanti che l’attuale governo ha affossato per predisporsi con maggior agio a tagliare risorse al sistema dell’istruzione. Le immissioni in ruolo annunciate dalla Gelmini non cancellano quindi i dolorosi tagli agli organici imposti dal governo Berlusconi fin dall’inizio della legislatura. 132 mila posti di lavoro nella scuola sono andati in fumo per scelta dell’esecutivo, non va quindi dimenticato che anche in questo modo il governo ha aiutato la crisi economica a mordere più forte e – conclude Ghizzoni – rende ogni giorno più difficile alle istituzioni scolastiche l’assolvimento del mandato Costituzionale.”