“Non si tratta solo di mandare a casa un governo. Dobbiamo superare una fase lunga sedici anni, non due. Dobbiamo liberarci di Berlusconi. Per questo non vado troppo per il sottile e mi rivolgo a tutti. Se è vero che rischia la democrazia, se la posta in gioco è quella, ognuno si assuma le proprie responsabilità. Accorciamo le distanze tra i partiti che vogliono archiviare questa stagione ed evitiamo veti reciproci”. Pier Luigi Bersani punta a rimettere al centro dell’opposizione il Partito democratico. “Ora, amichevolmente, sono io a fare qualche domanda a Casini, Vendola, Di Pietro”. E a qualche “ribelle” del Pd. Insiste su un governo di transizione e spiega perché. Continua a non escludere nessuna strada anche un esecutivo a guida Tremonti: “Tutto quello che va nella direzione del cambiamento è benvenuto”.
L’appello a tutti sembra la chiamata a un Cln antiberlusconiano.
“L’idea del Cln l’ha tirata fuori Casini qualche tempo fa, mica io. Dico una cosa diversa. Se il terreno dello scontro nei prossimi mesi è quello del rapporto tra politica e legalità la proposta del Pd non può che essere molto larga, cioè rivolgersi a tutte le forze di opposizione. Poi ne misureremo la praticabilità, ma questo è il primo passo, il più sensato. Adesso siamo noi a chiedere agli altri di fare una scelta chiara. Il leader dell’Udc vuole fare il terzo polo o il secondo che può diventare il primo? Cos’è precisamente la sua area di responsabilità nazionale? Di Pietro vuole cavalcare tutte le tigri capaci di dividere irrimediabilmente l’opposizione o dare una mano a far cadere Berlusconi? La narrazione di Vendola prende la forma di una compiuta responsabilità di governo? Sono loro a doverci delle risposte. E quando sento dire che il Pd è fuori dai giochi mi torna in mente la vecchia freddura consolatoria degli inglesi: tempesta sulla Manica, Europa isolata”.
Eppure qualcuno osserva che il Pd non ha una linea chiara.
“Io vedo che oggi Berlusconi e Bossi fanno la voce grossa, ma sono totalmente nel pallone. Come sono arrivati a questo punto? Grazie all’iniziativa incalzante del Pd e dell’opposizione. Per essere chiari: senza la nostra mozione su Caliendo non ci sarebbe stata l’astensione di Fini, Casini e Rutelli. Non ci sarebbe stato, cioè, il trauma del governo che perde la maggioranza. E’ un punto a nostro favore che va rivendicato. Per di più lo abbiamo segnato sul tema clou della disarticolazione del Pdl: la legalità. I commentatori che parlano dell’assenza del Pd dovrebbero sapere che il mestiere della minoranza, nell’era berlusconiana del conformismo e del controllo dell’informazione, è più difficile. Nonostante questo ci stiamo infilando nelle loro crepe e prepariamo l’alternativa con il nostro progetto per l’Italia”.
Corteggiando la Lega per un governo-ponte? Non è contraddittorio oltre che una perdita di tempo?
“Non stiamo corteggiando nessuno. Anzi, sfidiamo sia la Lega sia Berlusconi. Da Cosentino a Brancher passando per Caliendo e le leggi ad personam vogliamo capire come fa Bossi a gridare ancora Roma ladrona e a salvare sempre i ladroni di Roma. Quanto a Berlusconi chi crede di spaventare minacciando le elezioni? Il voto anticipato certificherebbe il suo fallimento”.
Quindi voi invocate il governo di transizione per stanare Berlusconi, non perché avete paura del voto anticipato.
“In questa situazione, con la barca che fa acqua, non si può andare a un immediato scontro elettorale. Bisogna affrontare i temi sociali, cambiare una legge elettorale deleteria, bonificare le norme che favoriscono la corruzione. Non è un ribaltone, è una fase che consente al Paese di scegliere alternative che non siano nel vecchio film. è il nostro modo per predisporre il sistema alle elezioni. Ma non temiamo affatto il voto. Se ci si arriva però dev’essere chiaro che è Berlusconi a far precipitare tutto. Per problemi suoi, solo suoi. Io non divido con lui questa responsabilità”.
Questa benedetta modifica della legge elettorale, senza una definizione, sembra una scusa.
“Il Pd ha approvato un documento molto chiaro. Prima di tutto l’elettore va messo in condizione di scegliersi il parlamentare e di farlo su base territoriale, cioè coi collegi. Poi vogliamo una legge che sia ispirata alla logica bipolare ma con una maggiore flessibilità”.
Le coalizioni si decidono prima o dopo il voto?
“I cittadini devono sapere a quale maggioranza affidano il proprio consenso”.
Con la legge elettorale volete anche cambiare il quadro delle alleanze del Pd? O rischiate di fare l’Unione-bis?
“L’Unione è una formula vecchia, non più praticabile se non altro perché noi vogliamo offrire al Paese una proposta diversa. Ma non ragiono in vitro. Per il momento mi rivolgo a tutti e chiedo di evitare veti. Chi li mette se ne assume la responsabilità”.
Il terzo polo è più un concorrente o un alleato?
“Il terzo polo è qualcosa in divenire. Considero il voto dell’altro ieri un evoluzione importante verso la fine del berlusconismo. Ma per gli italiani quello bipolare è un sistema ormai assodato”.
Come si fa indicare Tremonti premier per il governo-ponte dopo aver definito la sua manovra la più iniqua nella storia repubblicana?
“Si fa per principio perché un partito ha il dovere di esprimere inclusioni ed esclusioni nello studio del capo dello Stato. Ma quando si parla di superamento di una fase, è ovvio che più novità ci sono meglio è”.
La strada maestra per sconfiggere politicamente Berlusconi non sono le elezioni?
“Certo che sono le elezioni ma c’è modo e modo di arrivarci. Berlusconi se le vuole subito sarà costretto a sceglierne il terreno e il significato. E lo aspetto lì. Fosse il processo breve ne vedremo delle belle”.
Cacciari le propone di andare da Casini per offrirgli l’alleanza e la candidatura a premier.
“Mi sembra una pensata tattica. Nel nostro sistema non ci sono più i partiti che distribuiscono le candidature. Abbiamo meccanismi partecipativi. “.
Vuol dire che le primarie ci saranno sicuramente?
“Nello statuto sono previste le primarie di coalizione. Siamo affezionati a questo strumento, anche se non possiamo dettare il compito agli altri”.
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