Cosa è una riforma – tra l’altro sbagliata – senza i soldi per attuarla? Un bluff? Una falsa riforma? Una controriforma? Uno spot? Una presa in giro? Ognuno la può vedere come vuole, il risultato non cambia. Il disegno del governo sulla scuola è sempre lo stesso: si taglia sulla formazione e si promuove il caos. Ma andiamo con ordine. Dopo il taglio alla scuola primaria e alla scuola superiore, il programma triennale di smantellamento targato Gelmini procede inesorabile: passata al Senato la legge per l’università, tra poco alla Camera. Senza risorse. Senza prospettive di sviluppo. Senza attenzione agli studenti e ai ricercatori. Senza nulla che l’enfasi esagerata del ministro. Ancora una volta Gelmini chiama “riforma” il taglio colossale dei fondi deciso dal governo nel 2008. Risultato? Nei prossimi mesi aumenteranno i problemi per studenti, dei docenti, delle famiglie. Gelmini parla di un’università più meritocratica, trasparente, competitiva e internazionale. E si affanna a far credere un assurdo: che un taglio profondo delle risorse possa far aumentare la qualità dell’università. Balle. In realtà Gelmini impedisce a un’intera generazione di partecipare alla ricerca universitaria e mette il paese a margini della sfida internazionale.
Ma in cosa consiste questo taglio epocale camuffato da riforma? Di poche cose per distrarre l’opinione pubblica e dare materiale ai giornali e all’opinione pubblica di non interrogarsi seriamente sull’enormità dei tagli. Dunque, intanto i professori ordinari andranno in pensione a 70 anni invece che a 72 anni. Per i ricercatori sono previsti contratti a tempo determinato seguiti da contratti triennali al termine dei quali, se il ricercatore sarà ritenuto valido, sarà confermato come associato a tempo indeterminato. Come si diventerà ordinari? È stata introdotta l’abilitazione scientifica nazionale di durata quadriennale: gli atenei pescheranno dalla lista. Poi? Gli atenei potranno avere al massimo 12 facoltà. Non potranno indebitarsi, pena il commissariamento. Non potranno assumere personale se non saranno “virtuosi”. La valutazione sarà fatta dall’agenzia Anvur. Verrà anche istituito un fondo speciale per il merito finalizzato a promuovere «l’eccellenza tra gli studenti». Per il rettore, garante dello sviluppo dell’ateneo, è prevista la “sfiducia” se gestirà male l’ateneo. Tutto qui? Per il governo per giustificare il taglio epocale non pare serva altro. Giacomo Deferrari, rettore di Genova, annuncia: «Se resteranno i tagli, a settembre i rettori degli atenei italiani dovranno attuare proteste rilevanti. Io sono disponibile anche a guidare la protesta in piazza degli studenti».
Il Manifesto 04.08.10
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