«Questa è una crisi, Berlusconi venga in Parlamento». Pier Luigi Bersani aspetta di leggere il documento dell´ufficio di presidenza del Pdl che segna lo strappo con Fini, prima di schierare il Pd all´attacco. «I governi si fanno e si disfano in Parlamento, le crisi devono essere limpide. E Fini non si tocca», rincara Rosy Bindi. I Democratici stamani chiederanno in aula a Montecitorio che il premier venga a riferire. Se così non sarà, sono disposti all´ostruzionismo sui due decreti in discussione.
Quando la situazione politica precipita con le accuse a Fini e con la richiesta delle sue dimissioni da presidente della Camera, non avendo più la fiducia del centrodestra, sono le opposizioni a difenderlo. Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera, ricorda a Berlusconi il rispetto della Costituzione: «Il premier non dispone della presidenza della Camera come fosse una sua proprietà. Noi non abbiamo votato Fini ma dal momento in cui è stato eletto, è il presidente di tutta la Camera, anche dell´opposizione». Di Pietro, il leader di Idv, invece esorta Fini a dimettersi: «Si vede che Berlusconi e i suoi hanno perso la testa. Fossi in Fini, mi dimetterei, così potrà riacquistare dignità e ricominciare a fare politica senza tapparsi il naso votando leggi vergogna».
Nella giornata in cui il Pdl e il governo sono nella impasse più grave, il segretario dei Democratici ha coltivato il feeling con Fini («Il deferimento dei finiani? Fanno processi agli innocenti») ma soprattutto pensa che bisogna «essere pronti a qualsiasi evenienza». A cominciare dal governo di transizione. Tanto che al saluto pre-ferie con i deputati, Bersani è trascinato da Castagnetti a brindare: «A un nuovo governo». Perché – afferma – «le elezioni anticipate non sono nelle nostre intenzioni, né nelle nostre disponibilità». Ma è convinto che si debba aprire una «fase nuova». Quindi, sì a un governo per l´emergenza. Anche con i finiani. «Se si parla di democrazia parlamentare da ristabilire, di legalità, di temi fondanti, noi non abbiamo pregiudiziali». Proprio Gianfranco Fini del resto, ha tessuto le lodi di Bersani in un´intervista sul Foglio di ieri.
Tuttavia, «la palla sta dall´altra parte del campo», aveva avvertito il segretario, incitando i suoi: «Alla ripresa dell´attività parlamentare, anche per quello che sta accadendo in queste ore, avremo le condizioni per fare tutti insieme più opposizione e costruire un progetto di alternativa per l´Italia». Parole che puntano a rassicurare quella parte del partito insofferente all´ipotesi delle grandi intese. Veltroni, l´ex segretario e leader di minoranza, è tra questi. I veltroniani temono «manovre che affossino il bipolarismo» e inciuci tra D´Alema e Casini che portino al modello tedesco della Grosse Koalition.
Su questo, Bindi invoca chiarezza: «Se siamo chiamati al senso di responsabilità, prenderemo in considerazione un governo breve di transizione. Ma sia chiaro che nessun ministro dell´attuale governo potrebbe guidarlo». È un altolà a Tremonti. Beppe Fioroni chiama al «governo tecnico per affrontare l´emergenza». Nelle file del Pd ci sono anche i “puristi del voto”. Ai quali replica Franceschini: «La maggioranza è esplosa, però invocare il voto rischia di portare a una situazione tripolare».
La Repubblica 30.07.10