Non c’è più fretta di regolamentare le intercettazioni. Il voto sul disegno di legge per due anni al centro di un tira e molla tra le varie anime della maggioranza, slitta a dopo la pausa estiva. La conferenza dei capigruppo della Camera ha infatti deciso di avviare in aula la sola discussione generale con i tempi contingentati. Il voto viene rimandato così a data da destinarsi, comunque a settembre o anche oltre.
LA LEGGE CONTESTATA – Negli ultimi due anni il ddl fortemente voluto dal premier Berlusconi ha alimentato un fuoco inesauribile di polemiche. In Parlamento si sono susseguite decine di audizioni tra Camera e Senato di magistrati, giornalisti e giuristi, con migliaia di pagine di emendamenti e sub-emendamenti, mentre fuori dal palazzo infuriavano adunate di piazza, cortei, manifestazioni. Ora la legge sulle intercettazioni potrebbe tornare in soffitta. La maggioranza ha deciso di rimandare la discussione finale rinunciando al voto sulle questioni pregiudiziali sollevate dall’opposizione, un passaggio che avrebbe potuto riservare più di qualche insidia. La discussione generale del provvedimento servirà per intanto a incardinare il testo in Aula. Prima si voteranno i due decreti in scadenza, poi, la discussione generale sul ddl. Quindi Montecitorio chiuderà per ferie.
TESTO SNATURATO – La decisione sembra in qualche modo discendere dalle dichiarazioni rese da Berlusconi, secondo il quale il testo sarebbe stato così tanto «snaturato», da non avere più «senso». «La legge sulle intercettazioni – aveva spiegato il premier – è stata massacrata da tutti gli interventi» che ha subito, tanto che «sono tentato dal ritirarla». In questo modo si eviteranno anche le temute imboscate dei finiani e le punzecchiature del Colle, che in un primo momento aveva preannunciato che non avrebbe firmato un provvedimento «con profili di incostituzionalità».
L’ITER – Il provvedimento, che sarebbe dovuto tornare al Senato per confermare le modifiche introdotte a Montecitorio e che puntava anche ad abbreviare gli ascolti (75 giorni prorogabili di 15 in 15), ha scatenato le critiche del centrosinistra, quelle dei magistrati e quelle dei cronisti, che il 9 luglio scorso, contro il ddl, hanno anche organizzato uno sciopero di protesta. Dal centrosinistra si leva anche qualche voce maliziosa, secondo le quali «molte delle intercettazioni che il Pdl voleva impedire che venissero pubblicate sono già uscite sui giornali», pertanto, il testo non avrebbe più «una gran utilità».
FRANCESCHINI – Il presidente dei deputati Pd, Dario Franceschini, spiega che «Fini aveva proposto di fare una calendarizzazione» sul ddl intercettazioni «per le prime due settimane di settembre». Ma, aggiunge, «noi abbiamo fatto presente che per decidere sul calendario di settembre occorre un’altra capigruppo che, a questo punto si farà a settembre». La discussione in aula sul ddl intercettazioni, inizierà in coda all’approvazione dei due decreti sul trasporto marittimo e sull’energia. Le intercettazioni sono state messe all’ultimo punto del calendario del 30 luglio.
Il Corriere della Sera 30.07.10
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“Bavaglio bye-bye?”, di SImona Caleo
E’ solo una sospensione, ma viene accolta ugualmente con grande soddisfazione dai manifestanti raccolti davanti a Montecitorio. La notizia del rinvio a settembre della discussione del ddl intercettazioni, poi confermata ufficialmente, è circolata tra i manifestanti nel pomeriggio, ed è stata accolta come una vittoria.
E’ la piazza alla quale ci hanno abituato le manifestazioni degli ultimi mesi, fatta di una vitale aggregazione di gruppi e associazioni – queste ultime, soprattutto: numerose, instancabili, testardamente presenti. Sono tutti d’accordo, ad esempio, nel non considerare affatto risolutive le modifiche apportate al decreto negli ultimi giorni, ma è innegabile, hanno comunque il sapore di una mezza e sudatissima vittoria. “Da ascrivere alla grande iniziativa di mobilitazione civile che c’è stata in questi ultimi mesi” dice Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil, che promette di proseguire la battaglia in autunno, portandola avanti insieme a quella in difesa degli operatori dell’informazione, in balia di tagli e chiusure senza appello.
“Abbiamo visto che c’è una grande parte della società italiana che non accetta più di farsi scippare il diritto di sapere”, dice alla piazza Roberto Natale, presidente della Fnsi : “Un movimento che ha prodotto anche una rivitalizzazione del lavoro del Parlamento, mai così alacre come in questi giorni”.
Il rinvio a settembre è “una goduria” per Arianna Ciccone, leader del movimento Valigia Blu, che azzarda un “legge bavaglio bye-bye” mentre si guarda intorno con un certo compiacimento. “Guarda qui, è il 29 luglio, ci siamo sempre. E ci saremo: dopo la legge bavaglio metteremo mano alla governance della Rai e alla legge elettorale. I cittadini si impegneranno in questo”.
“L’unica cosa che capiscono sono le ferie” è il commento di Antonio Di Pietro alla notizia dello slittamento a settembre. “Ma non è sufficiente il rinvio di questo ddl, perché resta comunque non emendabile”. Mentre invita gli astanti, con la consueta enfasi, ad aver paura del Berlusconi che c’è in loro e non solo di quello che siede al governo.
“Siamo i nuovi partigiani” annuncia un rappresentante del Popolo Viola appena raggiunto il microfono. E quando si intonano Bella Ciao, verso la fine della manifestazione, il coro si leva contagioso.
L’Espresso 30,.07.10