«A che punto siamo? Ognuno dica la sua, io dico la mia. Secondo me siamo arrivati alle colonne d’Ercole della vicenda berlusconiana». E la navigazione adesso, «procede in acque non conosciute», per questo il Pd è pronto ad «una fase di transizione che, in primo luogo, consenta una corretta democrazia parlamentare a partire dalla riforma elettorale».
Pier Luigi Bersani parla sommerso dagli applausi che scattano dai banchi del suo gruppo e da quelli dell’Udc, mentre si rivolge ai banchi del governo e lancia la palla: «A voi la responsabilità. Cercate di galleggiare andando avanti così? Chi vince le elezioni non ha in mano un destino divino, ma una responsabilità maggiore». Il segretario spinge per una svolta politica che segni la fine del governo Berlusconi e l’inizio di un governo di transizione per le riforme più urgenti, a partire dalla legge elettorale, prima di tornare al voto ma si becca subito le critiche di Arturo Parisi – «nel partito al riguardo le idee sono ancora troppe» – e del veltroniano Giorgio Tonini: «C’è da chiedersi in quale sede di partito o parlamentare si è discussa e decisa una posizione così impegnativa, al punto da mettere in gioco la strategia e l’identità stessa del Pd». Ma Bersani è convinto «che qualcosa stia succedendo sul piano politico che richiede una risposta politica».
La maggioranza viene quotidianamente travolta dalle inchieste giudiziarie: solo l’altro ieri la notizia che anche il sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo è indagato per la P3. Berlusconi lo ha blindato, i finiani chiedono la sua testa, la fibrillazione è oltre ogni limite nella maggioranza. «Caliendo deve dimettersi», incalza Bersani, quanto a Denis Verdini, «spetta al buon senso del suo partito. Se il Pdl intende farsi rappresentare così … è libero di farlo». Intanto il l capogruppo Dario Franceschini annuncia che oggi, durante la capigruppo, chiederà a Fini la calendarizzazione della mozione di sfiducia nei confronti di Caliendo prima della pausa estiva.
«Caliendo farebbe molto bene a dimettersi prima», dice il capogruppo Pd, «ho la coscienza a posto», ribatte il diretto interessato. la commissione sulla p3 Ieri la presidente del Pd Rosy Bindi ha presentato una proposta di legge di iniziativa di singoli deputati per l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulla P3. Tra i firmatari, anche Zaccaria, Tenaglia, Corsini, Ferranti, Zampa, Levi, Capano, Miotto, Giulietti e Castagnetti e molti altri che si sono aggiunti in serata, dall’Api, all’Udc – i finiani ci stanno pensando – all’Idv che ha annunciato l’adesione come gruppo parlamentare, mentre Bersani la definisce un’ iniziativa «personale ma ben fondata». e non ha «nessun problema a firmarla».
«Sulla P3 abbiamo il dovere di indagare, conoscere a fondo e reagire per trovare il modo di uscire da una situazione sempre più compromessa», dice Bindi sottolineando che questa è una iniziativa personale dei singoli e sulla quale spera «si uniscano anche esponenti della maggioranza perché dovrebbero essere i primi a voler sapere cosa è avvenuto e si è deciso alle loro spalle». Tutti sanno bene che i numeri in parlamento lasciano poco spazio all’istituzione di una commissione così «scomoda» che tocca da vicino i vertici del Pdl, ma «c’è bisogno di dare un segnale forte, perché si parla di società segreta e trame occulte». Beppe Giulietti, di articolo 21, va oltre: «Vogliamo capire se c’è qualche connessione con l’inchiesta di Trani, se la P3 aveva contatti anche con membri delle Autority e se questo ha influito sulle sostituzioni che ci sono state».
L’Unità 29.07.10