«Ecco il nostro piano anticrisi». Comincia così Pier Luigi Bersani, presentando gli emendamenti del Pd ai decreti salva-banche, e le misure in favore di famiglie e imprese pensate dai Democratici. «Ci vuole reciprocità tra Stato, sistema del credito, famiglie e imprese», spiega ancora il ministro «ombra» dell’Economia. Tradotto vuol dire che, se lo Stato (cioè i cittadini) deve entrare nel capitale delle banche per sostenere il sistema complessivo, queste però dovranno impegnarsi ad erogare credito alle piccole imprese e a proporre tassi più leggeri alle famiglie mutuatarie. Solo con questo circolo virtuoso si esce dalla crisi. «Se la crisi è storica, è assurdo che non si dia una risposta coraggiosa – continua – La proposta del governo ancora non si vede, noi facciamo vedere la nostra».
L’esecutivo non si accorge dell’economia reale, sottovaluta la catena di rallentati pagamenti, che finisce per mettere in difficoltà gli anelli più deboli e produce il calo drastico dei consumi. In questo contesto Giulio Tremonti continua a ripetere che «la Finanziaria non si tocca». Insomma, «il governo si è arreso – attacca Bersani – mentre noi pensiamo che sia possibile recuperare lo 0,5% del Pil, cioè circa 8 miliardi, da destinare a salari e pensioni». Per i redditi da lavoro e pensione significherebbe un risparmio di circa 400 euro a testa in media. Tanto più che il deficit è sotto controllo, come confermato dall’Ue. «È una vera caduta di stile di Tremonti che non citi né Prodi né Padoa-Schioppa per il risanamento realizzato», accusa ancora Bersani.
Gli emendamenti del Pd prevedono che il ministero del Tesoro, possa «sottoscrivere o garantire aumenti di capitale, ovvero strumenti obbligazionari o di prestito» a favore di banche con «una situazione di inadeguatezza patrimoniale accertata dalla Banca d’Italia».
L’iniezione patrimoniale del Tesoro però è condizionata al fatto che le banche beneficiarie «si impegnino a garantire, attraverso apposite clausole inserite nel programma di stabilizzazione» concordato con la Banca d’Italia, una serie di impegni in favore dell’economia reale.
Innanzi tutto l’istituto dovrà continuare il volume di crediti dell’ultimo biennio in favore delle piccole e medie imprese. In secondo luogo dovrà garantire l’abbassamento dei tassi dei mutui già concessi, in modo da farli avvicinare al tasso con il quale la Bce presta i soldi alle stesse banche (3,75%). Inoltre la banca si impegna ad escludere il ricorso all’esecuzione delle ipoteche dei proprietari di prima casa. Infine verranno bloccati i bonus e i premi per i manager. Insomma, l’aiuto da parte del Tesoro è collegato a molti «caveat» per la banca. Un modello ripreso direttamente da quello ideato da Gordon Brown in Gran Bretagna, spiega il deputato Marco Causi. Il quale spiega anche la proposta Pd sui fondi sovrani. In via generale si stabilisce che possano entrare in Italia i fondi sovrani che hanno aderito al Trattato di Santiago, che garantisce trasparenza negli investimenti. Inoltre la proposta prevede che il governo possa sospendere i diritti di voto di quei Fondi sovrani che abbiamo assunto il controllo di imprese italiane operanti in settori vitali dell’economia, e potrà anche vietare loro l’acquisto di pacchetti azionari, in particolare «qualora ricorrano rilevanti e imprescindibili motivi di interesse generale, con riferimento all’ordine pubblico, alla sicurezza pubblica, alla sanità pubblica e alla Difesa».
L’esecutivo non si accorge dell’economia reale, sottovaluta la catena di rallentati pagamenti, che finisce per mettere in difficoltà gli anelli più deboli e produce il calo drastico dei consumi. In questo contesto Giulio Tremonti continua a ripetere che «la Finanziaria non si tocca». Insomma, «il governo si è arreso – attacca Bersani – mentre noi pensiamo che sia possibile recuperare lo 0,5% del Pil, cioè circa 8 miliardi, da destinare a salari e pensioni». Per i redditi da lavoro e pensione significherebbe un risparmio di circa 400 euro a testa in media. Tanto più che il deficit è sotto controllo, come confermato dall’Ue. «È una vera caduta di stile di Tremonti che non citi né Prodi né Padoa-Schioppa per il risanamento realizzato», accusa ancora Bersani.
Gli emendamenti del Pd prevedono che il ministero del Tesoro, possa «sottoscrivere o garantire aumenti di capitale, ovvero strumenti obbligazionari o di prestito» a favore di banche con «una situazione di inadeguatezza patrimoniale accertata dalla Banca d’Italia».
L’iniezione patrimoniale del Tesoro però è condizionata al fatto che le banche beneficiarie «si impegnino a garantire, attraverso apposite clausole inserite nel programma di stabilizzazione» concordato con la Banca d’Italia, una serie di impegni in favore dell’economia reale.
Innanzi tutto l’istituto dovrà continuare il volume di crediti dell’ultimo biennio in favore delle piccole e medie imprese. In secondo luogo dovrà garantire l’abbassamento dei tassi dei mutui già concessi, in modo da farli avvicinare al tasso con il quale la Bce presta i soldi alle stesse banche (3,75%). Inoltre la banca si impegna ad escludere il ricorso all’esecuzione delle ipoteche dei proprietari di prima casa. Infine verranno bloccati i bonus e i premi per i manager. Insomma, l’aiuto da parte del Tesoro è collegato a molti «caveat» per la banca. Un modello ripreso direttamente da quello ideato da Gordon Brown in Gran Bretagna, spiega il deputato Marco Causi. Il quale spiega anche la proposta Pd sui fondi sovrani. In via generale si stabilisce che possano entrare in Italia i fondi sovrani che hanno aderito al Trattato di Santiago, che garantisce trasparenza negli investimenti. Inoltre la proposta prevede che il governo possa sospendere i diritti di voto di quei Fondi sovrani che abbiamo assunto il controllo di imprese italiane operanti in settori vitali dell’economia, e potrà anche vietare loro l’acquisto di pacchetti azionari, in particolare «qualora ricorrano rilevanti e imprescindibili motivi di interesse generale, con riferimento all’ordine pubblico, alla sicurezza pubblica, alla sanità pubblica e alla Difesa».
L’Unità 5.11.2008