«Chiediamo scusa ai cittadini per i disagi, ma in gioco c’è il bene prezioso della sanità pubblica». Annuncia così lo sciopero di oggi il segretario nazionale della Fp Cgil medici, Massimo Cozza. Uno stop dal lavoro di 24 ore dei dirigenti medici, veterinari, sanitari e amministrativi, con tanto di sit-in davanti a Montecitorio a mezzogiorno. Vengono sospesi 40 mila interventi chirurgici, «saltano» migliaia di visite specialistiche e di prestazioni diagnostiche, paralizzata tutta l’attività veterinaria connessa al controllo degli alimenti. Ma l’urgenza resterà garantita. Alla protesta aderiscono tutte le sigle autonome del comparto, oltre alla Cgil Funzione Pubblica. Fanno eccezione Cisl e Uil, che evidentemente considerano accettabili i tagli previsti.
Con il governo c’è il solito botta e risposta. Davanti alle telecamere il titolare della Sanità ha buttato acqua sul fuoco. Ferruccio Fazio, ha ribadito che «non si prevede blocco del turn over nelle Regioni con i conti a posto e si pensa ai contratti a tempo per valorizzare il merito». I ricambi del personale verranno congelati, ha assicurato, «solo nelle quattro Regioni in profondo rosso». La manovra, ha sottolineato poi il ministro «non ha toccato la Sanità. Non ha previsto ticket e neppure tagli. Piuttosto si deve cercare di azzerare gli sprechi dove ancora esistono» anche perché «dove si spende di più, l’assistenza è peggiore».
Questa la difesa d’ufficio. Ma i numeri scritti nel decreto Tremonti sono tutti lì a dimostrare il contrario. Primo: il servizio sanitario viene tagliato di 418 milioni nel 2011 e l’anno dopo di un miliardo e 200 milioni. Secondo: il blocco del turn over è generalizzato. Allo stato non ci sono distinzioni tra «buoni» e «cattivi». Tale blocco determinerà nei prossimi 4 anni una carenza di circa 30mila medici e dirigenti sanitari necessari al funzionamento degli ospedali e dei servizi territoriali. A questo si aggiunge il licenziamento del 50% dei precari, oggi risorse fondamentali in servizi come il pronto soccorso o il centro trapianti. «Nessuna risposta è arrivata sulla precarizzazione di tutti gli incarichi professionali, che restano non rinnovabili a prescindere da merito e competenze – si legge in una nota delle organizzazioni sindacali – fatto che spalanca le porte all’invadenza della politica». Sul fronte economico, nessuno sblocco (pur concesso in parte ai professori e ai magistrati) sul congelamento della progressione economica prevista dal contratto. Si taglia anche sulla retribuzione dei turni notturni e festivi. Quanto ai giovani medici, non ottengono nessuna risposta su trattamenti economici e prospettive di carriera.
Sul fronte sindacale «la nostra protesta – spiega ancora Cozza – è per difendere chi crede nella sanità pubblica e chi quotidianamente opera in condizioni sempre più disagiate negli ospedali e nei servizi territoriali per garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini». «La carenza di 30.000 medici nei prossimi 4 anni e il licenziamento della metà dei precari impegnati in attività fondamentali a partire dal Pronto Soccorso – sottolineano i sindacati delle professionalità del Ssn – si rifletterà in una caduta qualitativa e quantitativa delle prestazioni erogate, con le liste di attesa destinate a misurarsi in semestri». Dopo l’appoggio del Pd Ignazio Marino è arrivato anche quello dell’Idv. «Al ministro della Salute, Fazio – dichiara Maurizio Zipponi – vogliamo dire che anche l’IdV è contro gli sprechi, ma soprattutto contro le tangenti e contro gli infami che operano inutilmente e solo per speculazione personale».
Nel frattempo giungono cattive notizie dal fronte governativo. Il ministro Raffaele Fitto ribadisce che il passaggio alla Camera resterà blindato. Solo dopo ci sarà un «patto con le Regioni» per stabilire «modalità e contenuti» dei tagli, che solo in un biennio superano gli otto miliardi. Insomma: la stangata è garantita e ineludibile. Poi ci sarà solo da spartirsi i sacrifici.
L’Unità 19.07.10