economia, politica italiana

Tutti gli errori della manovra

“Noi non abbiamo mai messo in discussione né la necessità della manovra né la sua consistenza. Abbiamo invece insistito, e continueremo a farlo, sul fatto che questa manovra sia fortemente ed evidentemente iniqua e che sia recessiva, destinata cioè ad impoverire il Paese di ogni prospettiva di crescita e di sviluppo. Io guardo all’iniquità di questa manovra, alla sua straordinaria povertà di effetti nel tempo, al suo essere davvero così circoscritta all’oggi”. E’ l’attacco della dichiarazione di voto della capogruppo PD in Senato, Anna Finocchiaro, in occasione della fiducia chiesta dal governo sulla manovra correttiva. Ed è un attacco ai cardini della manovra tremontiana che non offre nulla al paese, ai suoi giovani.
Ma non solo, la Finocchiaro ha ben riassunto i punti deboli della legge.
In questa manovra non c’è una misura sul Mezzogiorno. Questa maggioranza ha vinto in Sicilia anche sull’onda del Ponte sullo Stretto; ebbene ( guardare all’articolo 46 ) gli unici soldi che ci sono, quei pochi che ci sono, sono destinati al MOSE; il resto, se guardiamo all’esperienza fatta in questi anni con i fondi FAS, saranno destinati, sempre serenamente, a spesa corrente.

E questo mentre alle donne italiane con i tagli alle Regioni e ai comuni, vengono tolti servizi indispensabili per rendere tollerabile, sostenibile il mettere insieme il lavoro di cura per la famiglia ed i figli ed il lavoro all’esterno. E le donne italiane ringrazieranno vivamente, perché la maggioranza ha aumentato, fuori da ogni ragionevole previsione e fuori da ogni progressività, di almeno cinque anni il termine per andare in pensione.

Non c’e’ nessuna misura per la crescita, per gli investimenti, per lo sviluppo: questa e’ la verita’
Federalismo? Con i tagli alle Regioni e ai comuni quel federalismo che dovrebbe essere coerente con i principi di sussidiarietà e solidarietà, che dà un’occasione al Mezzogiorno e alle sue classi dirigenti di mostrare responsabilità e buon governo, che dà prospettive di sviluppo e nuovi poteri ai cittadini e capacità di controllo sulle istituzioni pubbliche, è sepolto! Quello che torna qui è di nuovo la pistola in mano alle Regioni ricche: l’esecuzione stavolta è affidata alle Regioni ricche e ai cittadini delle Regioni più povere ed in difficoltà toccherà una mattanza di diritti e di cittadinanza.

Vogliamo parlare della riforma della pubblica amministrazione? Un punto valeva a qualificarla come espressione di una politica moderna e avanzata, ed era quello di riorganizzare secondo efficienza, merito e produttività. Era l’unica parte che distingueva e dava un segno della innovazione alle politiche di questo Governo: e’ stata ovviamente sospesa.

Ma perché questa manovra? Quali le motivazioni? Il ministro Tremonti più volte, con la sua autorevolezza anche scientifica, ha detto tre parole, parole che condividiamo e sulle quali i nostri Governi precedenti hanno costruito politiche anche dure per il Paese: Europa, austerità, rigore. Bene, benissimo. Ma le parole non sono polisenso, le parole hanno un solo netto significato: l’Europa non può valere per il saldo contabile e non valere per il Trattato di Lisbona, non può valere per il saldo contabile e non valere per il diritto allo studio, alla formazione e all’istruzione, non può valere per il saldo contabile e non valere per il lavoro e per i suoi diritti. Che Europa è?
E l’Europa certo dice che questa manovra va bene. Ma e’ ovvio che l’Europa dica bene e che bene dicano tutti gli altri organismi che guardano a come l’Italia fronteggia una crisi economica e un debito pubblico spaventoso e una spesa pubblica fuori controllo. Ma l’Europa non controlla le politiche. All’ Europa non importa se per arrivare alla fine del mese si affamano i figli o si rinuncia all’auto di lusso. Non le importa. All’Europa importano solo i saldi.

La verita’ profonda è che in questa manovra non c’è alcuna strategia politica. Questa è una manovra contabile nemmeno fatta tanto bene. Il Ministro Tremonti ha parlato di austerità e rigore. Ma queste parole risuonano, con il carico di significato che hanno, se sono insieme ad un’altra parola: giustizia. Ma qui la giuistizia non c’e’: il peso grava su chi ha poco e sugli sterminati patrimoni e le ricchezze e le rendite che da questa manovra non vengono tassati non grava niente.
Ma rigore e austerita’ hanno anche un altro significato. Austerità e rigore sono parole che hanno un suono e hanno avuto un significato per la storia di questo Paese quando venivano pronunciate da persone come Enrico Berlinguer e Carlo Azeglio Ciampi. Allora avevano un significato. Ma dette oggi, mentre ci si squaderna sulle pagine di tutti i giornali, il sottobosco parassitario, il marcio che cresce sotto il trono di chi intende regnare e non governare, come fa e continua a fare il presidente Berlusconi, questa muffa fatta di personaggi strani, di gente che chiunque avrebbe difficoltà ad incontrare anche solo per il caffè ma che invece vengono accreditati per influire, condizionare, suggerire, telefonare, spingere, pressare sulle più alte cariche dello Stato, sui massimi dirigenti della magistratura italiana, sul Consiglio superiore della magistratura, sulla Corte costituzionale, sembrano parole senza senso.
E se guardo a questa manovra in questo contesto nel quale in due mesi due Ministri e un Sottosegretario di questo Governo sono stati, davanti all’Italia, costretti alle dimissioni per la vergogna, parlare di rigore e’ ridicolo e grottesco. Ma soprattutto tragico

Ecco i punti principali della manovra approvata in Senato, contro la quale il PD manifesta oggi e domani in tutta Italia. Punti sui quali abbiamo raccolto i pareri di deputati e senatori del PD
TAGLI ALLE REGIONI
Saranno ridotti i trasferimenti alle Regioni per circa 8,5 miliardi di euro in due anni, ma a decidere come ripartire le riduzioni di spesa sara’ la Conferenza Stato-Regioni. Tagli anche ai Comuni e alle Province.

“Il governo sostiene che con la correzione dei conti pubblici non toccherà le tasche degli italiani. Ma è una palese bugia: in realtà, a via XX Settembre hanno pensato bene di scaricare sugli enti locali, e in particolare sulle Regioni, gran parte del peso della manovra. E a pagare saranno proprio i cittadini, con i tagli ai servizi sul territorio.

Se Berlusconi e Tremonti andranno dritti per la loro strada, ignorando le richieste che arrivano da settimane dai governatori di ogni schieramento politico e dall’opposizione, le promesse arrivate nei giorni scorsi da PalazzoChigi sono destinate a essere scritte sulla sabbia”.

“La serietà e il senso di responsabilità del sistema delle autonomie sono tali che Regioni ed Enti locali non faranno mancare, nonostante la pervicace sordità del governo ad accoglierne le richieste, la disponibilità al confronto per trovare una soluzione ragionevole ai problemi creati dalla manovra.
Il Partito Democratico ribadisce il proprio impegno a fianco delle autonomie in una battaglia a difesa di una parte dello Stato che è indispensabile per la vita dei cittadini e delle imprese”.

Davide Zoggia, responsabile Pd Enti Locali

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PENSIONI DONNE NELLA P.A.
Dal 2012 andranno in pensione a 65 anni. Dal 2015 per tutti l’età anagrafica sarà collegata all’aspettativa di vita con aggiornamenti triennali.

“Fra i molti prezzi che le donne pagano al salvataggio dei conti dello Stato c’è quello del loro accesso alla pensione Il posticipo, di 12 o 18 mesi, dell’accesso al pensionamento di vecchiaia colpisce particolarmente le donne (…) che saranno chiamate a lavorare di più e gratis. Numerosissime poi quelle che, per contingenze personali o legate alla crisi, hanno perso il lavoro senza riuscire a rientrarvi, e hanno come unica prospettiva di reddito quella dell’accesso all’assegno di pensione”.

“C’è poi la questione dello scalone verso i 65 anni per le donne della P.A. Il tempo che è trascorso dalla sentenza della Corte di Giustizia europea e quello che c’è per adeguarci, avrebbe potuto essere proficuamente usato per affrontare in termini strutturali due temi. Le discriminazioni di genere nel mercato del lavoro e l’adeguamento delle pensioni all’aumento dell’aspettativa di vita. Il Pd ha fatto diverse proposte. Usare il fisco come strumento di equità e di crescita: aumento delle detrazioni per le spese di cura e per servizi, dote fiscale per i figli, riordino del mix di detrazioni e bonus economici per la famiglia, riduzione dell’aliquota marginale per la tassazione dei redditi delle donne lavoratrici, dipendenti o autonome, fiscalizzazione di quota parte degli oneri sociali per le imprese che assumono donne. Recuperare lo spirito flessibile della riforma Dini del ’95, superando la distinzione tra pensioni di anzianità e di vecchiaia, lasciando a donne e uomini la scelta del momento del ritiro, conoscendo ex ante l’importo della pensione conseguibile. Così si garantirebbe comunque la stabilità finanziaria del sistema previdenziale attraverso il meccanismo della penalità/premialità legate all’età di uscita e alla carriera contributiva. Riconoscere alle donne il tempo dedicato alla maternità, alla cura della famiglia, attraverso la contribuzione figurativa per la maternità e per i periodi di assenza dal lavoro dedicati alla famiglia, quale contributo pieno alla capacità produttiva e alla crescita della società”.
“Il modello proposto dal governo è invece chiaro: la cura dei figli, l’assistenza ai non autosufficienti sono questioni di donne. O se ne occupano direttamente o la pagano con le risorse derivanti dal prolungamento del loro lavoro”.

Rita Ghedini, senatrice Pd

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TASSE ABRUZZO
La restituzione dei tributi non versati dall’aprile del 2009 potra’ avvenire in 120 rate a partire dal gennaio 2011. Viene inoltre prorogato il programma di “Gruppi industriali” che potra’ contare su un ulteriore contributo di un milione di euro. Nel frattempo viene prorogata fino al 20 dicembre la sospensione del versamento dei tributi per le popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo.

“All’economia dei territori colpiti dal terremoto in Abruzzo devono essere riservate le stesse condizioni previste per tutti gli altri terremoti; in particolare la restituzione delle tasse non pagate 12 anni dopo e al 40 per cento, così come lo stesso governo Berlusconi ha deciso lo scorso anno per Marche, Umbria e Molise. Non capiamo perché non debba essere così anche per l’Abruzzo. Per quanto riguarda le risorse che sarebbero tutte disponibili, il Premier lo vada a dire agli albergatori che hanno ospitato, durante l’emergenza, migliaia di sfollati e alle ditte che hanno lavorato per i puntellamenti e che aspettano ancora di essere pagati. Infine, a proposito di ricostruzione, in tutti gli altri territori colpiti da terremoti i governi che hanno affrontato l’emergenza hanno garantito agli enti locali e ai cittadini una legge per la ricostruzione in grado di chiarire diritti, doveri, responsabilità e risorse certe, spendibili e non sulla carta. Questo, nel caso dell’Abruzzo non c’è. Perché?”.
“Chiedo al presidente del Consiglio e a tutti gli altri esponenti politici di evitare di fare diventare il terremoto oggetto di polemica politica e di lavorare insieme ascoltando prima di tutto chi vive ogni giorno i problemi sul territorio, e per ciò li conosce bene, al fine di trovare le soluzioni migliori possibili”.

Giovanni Lolli, deputato Pd

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BENI SEQUESTRATI
Ci saranno dieci giorni di tempo, dal provvedimento di notifica di un sequestro, per versare al
fondo unico di giustizia il ricavato della vendita dei titoli e dei beni sottoposti a sequestro.

“Perché il ministro Maroni non spende il ‘tesoretto’ accumulato con i sequestri dei beni della mafia per rafforzare magistratura e forze di polizia? In realtà, questi soldi non sono disponibili e Maroni non lo vuole ammettere.
“Se queste risorse ci fossero davvero non si spiegherebbe perché tribunali e commissariati restano senza carta e senza benzina e perché al personale non viene pagato lo straordinario. Si tratta sempre e solo di propaganda a buon prezzo visto che viene fatta sul lavoro di giudici e poliziotti: piuttosto il governo lavori per far sì che i beni sequestrati possono essere davvero confiscati in breve tempo”.

“La disponibilità di Confindustria ad un’azione comune per la gestione delle imprese sequestrate alla mafia, prontamente raccolta dal ministro Maroni, è positiva ma saremmo felici di sentire la voce degli industriali anche contro il Ddl sulle intercettazioni. Questo mostro giuridico indebolisce la lotta alla mafia, renderà più difficili le inchieste, molte delle quali nascono da indagini su reati inizialmente non inquadrabili come di stampo mafioso: si pensi alla corruzione, al racket o all’usura, e porterà inevitabilmente alla munizioni dei beni sequestrati. Dunque, Confindustria deve essere preoccupata dalla possibile approvazione di questa legge che premierà l’illegalità”.

Laura Garavini, capogruppo del Pd nella commissione parlamentare Antimafia,

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LIBERTA’ DI IMPRESA
Per avviare un’attività servirà la segnalazione certificata di inizio attività (Scia). Ci sono però alcuni “paletti”: il testo del maxi-emendamento prevede che tale segnalazione non basti non vale nei casi “in cui sussistono vincoli ambientali, paesaggistici o culturali e degli atti rilasciati dalle amministrazioni preposte alla difesa nazionale, alla pubblica sicurezza, all’immigrazione, all’asilo, alla cittadinanza, all’amministrazione della giustizia, all’amministrazione delle finanze, compresi gli atti concernenti le reti di acquisizione del gettito, anche derivante dal gioco, nonche’ quelli imposti dalla normativa comunitaria”.

«La “crescita” è il convitato di pietra di questa manovra. È la grande assente: la invocano tutti ma nessuno la trova. In particolare ne sentono la mancanza, e lo hanno detto a chiare lettere, le associazioni di rappresentanza delle PMI e Confindustria che, leggendo bene tra le pieghe della manovra, hanno denunciato anche la presenza di nuovi aggravi di spesa per le imprese».

«Il Pd lo ha già denunciato con forza: le misure di Tremonti comportano un aumento delle spese, la restrizione delle compensazioni dei debiti e dei crediti con lo Stato, svariati appesantimenti burocratici e ulteriori problemi di liquidità. Insomma, tutte misure che, con buona pace dei proclami del Governo, aumentano i costi per le PMI. Dove sono finite le fantasiose idee governative sull’art. 41 e sull’eliminazione di lacci e lacciuoli alla libertà d’impresa? La verità è che di fronte alla crisi, le imprese sono lasciate sole, la tenuta economica delle famiglie è al limite, il fronte dei consumi e quello dell’export sono a rischio. È adesso che bisogna mettere in campo le riforme economiche strutturali per far fronte a questa situazione, ma la maggioranza non dà segni di vita. Se esiste ancora batta un colpo».

Paola De Micheli, responsabile Pd per le PMI.

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QUOTE LATTE
E’ fissata al 31 dicembre 2010 la proroga per il pagamento delle multe per le “quote latte”. Il testo del maxi-emendamento presentato dal governo alla manovra prevede che il pagamento degli importi con scadenza 30 giugno 2010 possa slittare fino a fine anno.

Mentre il ministro Tremonti parla di doveroso rigore e necessaria austerità, mentre ci si appresta al varo di una manovra fatta di tagli, dove si riducono le risorse agli enti locali, dove si tagliano i servizi e si ledono i diritti sociali delle fasce più deboli, arriva in dono la proroga dei termini per il
pagamento delle multe per lo sforamento delle quote latte. Un indecente favore agli amici di Bossi e della Lega che pagheranno gli italiani, costretti a saldare la sanzione che l’Unione europea ci comminerà per l’emendamento che sana l’illegalità di poche decine di allevatori. Il ministro Galan parla di arroganza e si dice sconcertato? Mi auguro proprio che non siano solo parole, ma è difficile chiedere coerenza a questo governo irresponsabile.

Filippo Penati, coordinatore della Segreteria Bersani

“Con il voto di oggi, sulle quote latte, la Lega ‘ladrona’ mette tutta l’Italia nell’illegalità e fa pagare a tutti i contribuenti italiani le colpe di pochi produttori, ci isola in Europa in un momento chiave per l’elaborazione della nuova politica agricola comune”.

Sandro Gozi, responsabile politiche europee del Pd

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MINI-NAJA
Stage per giovani volontari tra i 18 e i 30 anni nelle forze armate della durata massima di tre
settimane. Il costo e’ 20 milioni in 3 anni.

“Mentre sta per iniziare la seduta nella quale si voterà, quasi certamente con voto di fiducia, questa manovra sbagliata ed ingiusta, nella quale si riscontrano tagli indiscriminati che colpiranno Regioni, Province e Comuni, e quindi anche lavoratori, piccole imprese, studenti e pensionati, in Commissione Bilancio è stato approvato l’emendamento del Relatore Sen. Antonio Azzolini riguardante l’Istituzione della mini-naja, che comporterà una spesa di €6.599.720 per il 2010, €5.846.720 per il 2011 e €7.500.000 per il 2012. Quella che molti chiamano la “Legge Balilla” ovvero l’atto n. 2096 “Disposizione in materia di corsi di formazione per le Forze Armate per i giovani” era già in discussione avanzata in Commissione Difesa e quindi sarebbe stato facile per la maggioranza ottenerne l’approvazione, anche prescindendo dall’opportunità di impegnare risorse in questo campo, in un momento nel quale peraltro vengono ulteriormente tagliate del 10% le risorse per la sicurezza, già ridotte di 3.5 miliardi con la Manovra del 2008 e mentre risultano bloccati i contratti e cancellato l’atteso riordino della carriere. Il disagio risulta ancora maggiore se si pensa che questa è la seconda volta che si ripropone questo provvedimento in un decreto che probabilmente sarà approvato con la fiducia.
Infatti la maggioranza aveva già tentato l’operazione introducendo l’emendamento nel Milleproroghe per poi ritirarlo, consentendo almeno la discussione in Commissione di un Disegno di Legge attinente al tema. Non credo sinceramente che in questo momento sia utile questo investimento, e non credo peraltro, che al nostro Paese servano giovani che passino tre settimane delle loro vacanze in corsi, cosiddetti di formazione a carattere tecnico/pratico, con le finalità “di ottenere le conoscenze base” riguardanti, oltre che la difesa dello Stato e l’utilizzo in circostanze di pubblica calamità, anche l’impegno in casi “di straordinaria necessità e urgenza” che certamente andrebbero comunque meglio definiti. Questi giovani peraltro devono essere fisicamente perfetti, in grado cioè di saltare anche il cerchio di fuoco. Mancano invece i finanziamenti per la Cooperazione Internazionale e per ogni tipo di formazione alla coscienza civile e democratica che potrebbero essere veramente utili al nostro Paese, si conferma che questa destra al Governo, oltre ad essere incapace e allo sbando, certamente non ha al primo posto dei suoi interessi la conservazione di uno Stato democratico”.

Silvana Amati, senatrice del Pd

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ASSEGNI INVALIDITA’
La soglia resta al 74 per cento, ma salgono da 200 a 250 mila le verifiche dell’Inps contro i falsi
invalidi.

“Il Governo con questa manovra ha rinunciato ad affrontare con coraggio, competenza e determinazione la crisi e a dare prospettive di sviluppo e futuro al Paese. Una manovra inadeguata debole e soprattutto ingiusta perché esclude dai sacrifici chi ha di più, esclude le rendite finanziarie, i grandi patrimoni, e colpisce i più deboli. Perché il Governo non ha accolto il nostro emendamento che stabilisce un prelievo straordinario di solidarietà triennale su tutti i redditi superiori ai 150 mila euro? Con questa entrata si sarebbero raccolte le risorse che invece si prelevano su chi ha di meno, in particolare sui disabili e sul personale della scuola”.
“Sul personale della scuola, il Governo deve impegnarsi formalmente ad eliminare la gravissima ingiustizia che rende permanente solo per i docenti e ATA, il blocco degli scatti di anzianità, con effetti pesantissimi su stipendi, pensioni e liquidazioni: nella sua carriera ogni docente perde dai 29 mila ai 40 mila euro, pari a oltre un anno di lavoro gratis, imposizione inaccettabile per qualunque lavoratore”.
“Sui disabili attraverso tre norme contenute nella manovra – il tetto per il numero complessivo degli insegnanti di sostegno, l’annullamento del limite massimo di 20 alunni quando nella classe c’è un ragazzo disabile, l’irrigidimento delle norme per la certificazione della invalidità – il Governo mette concretamente in discussione la buona integrazione scolastica, colpendo i più deboli tra i deboli, cioè i bambini disabili che hanno il diritto ad imparare a crescere con i loro coetanei. Il Governo apre così la strada a percorsi separati e segreganti. Queste norme devono essere abrogate!”

Mariangela Bastico, senatrice Pd

“L’approvazione dell’emendamento del relatore che riporta al 74 per cento la soglia di invalidità per l’accesso ai benefici è una vittoria dell’opposizione, delle associazioni, degli invalidi e delle loro famiglie. Un atto di civiltà che il governo e la maggioranza sembravano voler affossare. Nonostante l’importantissima eliminazione di questa norma che avrebbe fatto risparmiare una cifra risibile, restano aperti due consistenti problemi che riguardano la vita degli invalidi del nostro Paese e che vanno cancellati dalla manovra. Innanzitutto quella riguardante gli insegnanti di sostegno. Attualmente la manovra prevede che il loro reclutamento, per il prossimo biennio, sia indipendentemente dal numero dei ragazzi disabili aventi diritto. In secondo luogo, per quel che riguarda la misura sul blocco delle assunzioni contenuta nella manovra, è doveroso per il governo precisare che da esso sono esclusi i lavoratori disabili. Si tratta di due questioni rilevantissime perché minano la serenità dei cittadini più sfortunati del nostro Paese e una democrazia compiuta non può accettarle”.

Rita Ghedini, senatrice Pd

www.partitodemocratico.it

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