Niente divisioni, «siamo uniti contro i tagli». Vasco Errani non molla la presa. Nonostante le prese di distanze esplicite di diversi colleghi da Zaia a Cota, dalla Polverini a Scopelliti, il presidente della conferenza delle Regioni insiste nel suo appello al premier «perché il governo ci ripensi». La settimana che inizia oggi per la manovra è quella decisiva: domani il testo sarà in aula al Senato per la sua approvazione definitiva.
A meno di sorprese sarà quello votato in Commissione Bilancio, ed è certa la richiesta del voto di fiducia.
Giulio Tremonti vuole portare a casa intatti i saldi della manovra – in tutto 24,9 miliardi di risparmi nel biennio – nella convinzione che questa è l`unica strada per continuare a mantenere solida la posizione dei titoli pubblici italiani sul mercato dei capitali, mai così turbolento come in questi mesi.
I presidenti di Regioni non la pensano così, e fino all`ultimo sperano di ottenere qualcosa.
L`ultimo atto della commedia dei tagli – 8,5 miliardi nel biennio – si è consumato attorno ad una battuta pronunciata durante un comizio dal leader leghista Umberto Bossi: «Tremonti mi aveva promesso di ridurre il taglio di un miliardo, ma loro (i presidenti, ndr) hanno voluto tutto e, logicamente, sono rimasti a secco». Il presidente lombardo Roberto Formigoni sale subito in sella:
«Mai saputo niente di tutto ciò. Comunque se questa proposta c`è ancora, siamo pronti a venire subito a Roma per firmarla».
Mercoledì i governatori faranno il punto in una conferenza straordinaria.
Le probabilità che a questo punto le Regioni ottengano qualcosa sono prossime allo zero anche se, sempre Bossi, ieri ipotizzava di un incontro per mercoledì con Tremonti «per vedere dove si possono pescare i soldi». Al netto dei saldi, qualche piccola modifica sulla manovra arriverà comunque, o questa settimana, o più probabilmente dal passaggio alla Camera. Benché la Lega insista per considerarla chiusa, una questione tutt`altro che risolta è l`emendamento che blocca le multe sulle quote latte. Non è detto che il premier e il ministro dell`Economia, di fronte alla prospettiva di una nuova procedura di infrazione da parte dell`Europa, decidano di lasciare intatta la norma. Negli ultimi vent`anni, riferiva ieri una fonte comunitaria all`Ansa, l`Italia ha dovuto pagare alla Commissione Europea più di quattro miliardi di multe. Per contro, dai produttori ha recuperato «non più di un terzo» del miliardo che le fattorie avrebbero dovuto restituire. Insomma, un vero salasso. L`altra questione che si potrebbe riaprire sono i tagli alla sicurezza:
il Sap non considera sufficienti i 160 milioni di euro promessi per sbloccare gli scatti di carriera del personale di Polizia. Chiedono di rivedere i tagli al settore e ai loro stipendi anche i diplomatici: il 26 luglio in piazza scenderanno anche loro.
La Stampa 12.07.10