L’on. Ghizzoni e Massimo Milani: “I Senati accademici di Bologna, Modena, Ferrara e Parma devono avanzare proposte concrete e precise nei confronti del Ministero”
L’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in Commissione istruzione della Camera, e Massimo Milani, responsabile del Forum Provinciale Università del Pd di Modena, lanciano un appello ai Rettori degli atenei emiliano-romagnoli in difesa dei ricercatori e “contro la morte per asfissia dell’università pubblica”. Ecco di seguito la loro nota.
«E’ tempo che i Rettori dei quattro Atenei regionali giungano a una scelta condivisa sullo stato di agitazione dei ricercatori, che tenga conto dell’attività didattica da loro svolta e che fino a oggi ha garantito l’offerta formativa delle università emiliano-romagnole. I Senati accademici di Bologna, Modena, Ferrara e Parma devono avanzare proposte concrete e precise nei confronti del Ministero, al fine di garantire un futuro professionale ai ricercatori, così come devono assumere decisioni nette in merito all’attività del prossimo anno accademico, soprattutto in ragione del fatto che tra poche settimane si apriranno le immatricolazioni. E’ chiaro a tutti che senza la disponibilità dei ricercatori la programmazione prevista sarà irrealizzabile, e che risulta necessario prevedere già da subito una modifica alla manovra finanziaria che destini adeguate risorse all’avanzamento dei ricercatori meritevoli nel ruolo degli associati.
Condividiamo e sosteniamo la protesta che si sta levando da tutte le componenti universitarie contro l’iniquità della manovra finanziaria, che ancora una volta attacca in modo irresponsabile il sistema della conoscenza e del sapere, sottraendo fondi senza avviare nessuna buona pratica o procedura per l’incremento della qualità del sistema.
La scure del governo si abbatte sulle retribuzioni e sulle liquidazioni dei dipendenti universitari, in particolare quelli con minore anzianità, e sui contratti a tempo determinato, vale a dire sui giovani di talento per i quali l’unica porta aperta rimane quella della fuga all’estero. Dopo due anni di tagli e di annunci disattesi manca un piano di finanziamento certo e di medio periodo, manca un programma di vero sostegno a ricerca e didattica universitaria, sebbene la crisi ci imponga il contrario, poiché se vogliamo riagganciare la crescita dobbiamo investire in competenze, in sapere, in ricerca.
Le Università pubbliche, in risposta al taglio del 15% (1,4 miliardi di euro) del Fondo di Finanziamento Ordinario per il prossimo anno, dovranno penalizzare studenti e famiglie con l’aumento delle tasse, che si attesta in media al 20/25%. Già quest’anno sono state 17 mila le minori iscrizioni universitarie e questo dato preoccupante – in assenza di adeguate politiche di diritto allo studio – è destinato a crescere. Così, mentre aumenterà il divario tra l’Italia e i Paesi dell’OCSE che invece investono nei loro giovani talenti e sul loro sistema universitario, qui da noi imbocchiamo la strada che conduce all’università per pochi. Un coordinamento dei rettori, non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale, sarebbe ora necessario, per protestare con veemenza contro la morte per asfissia dell’Università pubblica.
E’ indispensabile che il personale docente, quello tecnico-amministrativo e gli studenti facciano fronte comune contro una manovra che non mette 1 solo euro in università e ricerca – anzi, ne colpisce i lavoratori con inaudita asprezza – e sostengano in modo unitario la scelta dei ricercatori di non assumere l’insegnamento di corsi per il prossimo anno accademico, a fronte della cancellazione del loro ruolo e senza reali prospettive di carriera.”
Il PD non farà mancare il proprio sostegno alla protesta, che non é a difesa della “Torre d’avorio” ma a tutela del sapere e del progresso sociale ed economico
“Tale protesta, che rende di fatto impossibile garantire le attività didattiche per l’Anno Accademico 2010/2011, pone all’attenzione della società intera l’estrema difficoltà finanziaria e di strategia vissuta da un’istituzione di alta formazione – qual è l’università – che in molti altri paesi europei è potenziata quale motore di rilancio post-crisi.”
“Dopo la facoltà di Ingegneria “Enzo Ferrari”, le facoltà di Economia “Marco Biagi”, di Lettere e Filosofia e di Scienze della Formazione, altre Facoltà dell’Ateneo di Modena sembrano orientate a dare pieno sostegno alla protesta, sospendendo la Programmazione didattica per non aprire le iscrizioni nell’incertezza su quali corsi potranno essere garantiti. Seguono, in questo, quanto deciso da Pavia, Napoli Parthenope, Cassino, Politecnico di Bari, e quanto suggerito dalla Conferenza Italiana dei Presidi di Ingegneria (COPI) alla CRUI, al fine di bloccare un percorso di puro depauperamento dell’Università pubblica».
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