Obiettivo “ottimistico”, quello che ci si è posti al vertice del G20 circa la riduzione del deficit, ma “raggiungibile”. Soprattutto se ci si concentrerà nella riduzione degli sprechi dei soldi dei contribuenti che abbondano nell`amministrazione dello Stato e delle autonomie locali. Silvio Berlusconi parte dal comunicato finale del vertice di Toronto per chiudere la porta alle richieste delle regioni, che anche oggi – attraverso una lettera di 5 governatori, tutti del Pdl, al ministro Tremonti – hanno chiesto di riaprire il confronto sui pesanti tagli che la manovra impone loro. Un `no`, quello di Berlusconi, pronunciato in maniera netta: tagliare “è sempre difficile e doloroso – ammette – ma non si può andare avanti così a sprecare i soldi dei cittadini”. Anche perché “abbiamo messo gli occhi dentro l’amministrazione dello Stato, di Regioni, Province e Comuni, e ci si è accapponata la pelle”, dice nella
conferenza stampa al termine del G20, nella notte italiana. Certo, riconosce, “è chiaro che chi ha la responsabilità di una Regione difende lo status quo, perchè molto spesso si tratta di abolire enti, il che vuol dire persone che si devono cercare un`altra occupazione”, tuttavia così “non si può continuare: è una cosa scontata”.
La risposta alle Regioni è il solo accenno alle vicende italiane, insieme all`annuncio che la modalità del voto degli italiani all`estero verrà cambiata: “Lo faremo sicuramente entro la fine della legislatura”, dice il premier da Toronto, dove vive una
delle più grandi comunità italiane all`estero. Che non rischierà comunque di vedersi tolto un diritto da poco ottenuto: “E` stata una conquista”, rassicura Berlusconi. Del caso Brancher, il premier non vuole invece proprio occuparsi, almeno davanti ai taccuini, e così neanche quando al termine della conferenza stampa si ferma a raccontare il match tra Germania e Inghilterra ai Mondiali (“Abbiamo vissuto in diretta la tragedia di Cameron e mano a mano che arrivavano i gol la Merkel era sempre più brillante”) Berlusconi raccoglie lo spunto proposto da una cronista, che a proposito di Mondiali gli chiede se abbia letto l`autodifesa del ministro alle telecamere del Tg3: “Sì, sì…”, borbotta lasciando la sala. Meglio parlare del G20, della possibilità dell`Italia di
raggiungere gli obiettivi proposti. Che diventano ancora più ambiziosi nell`interpretazione di Berlusconi, che parla di “eliminare il deficit entro il 2016” quando il vertice ha chiesto di dimezzarlo entro il 2013: “Ora mettiamoci di buzzo buono per raggiungere il 3% nel 2012 come l`Europa ci ha giustamente richiesto, e poi diamoci anche l`obiettivo di non avere deficit: poco a poco, percorrendo la strada della riduzione delle spese, dell`eliminazione degli sprechi e della cassazione benefici”. Ma accanto a lui siede chi il deficit dovrà effettivamente ridurlo, Giulio Tremonti, e così Berlusconi spiega che “parlando con il nostro ministro che era già preoccupato di dover arrivare all’obiettivo nel 2016, ho detto ottimistico per fargli una carezza… Però penso che si possa raggiungere, o almeno questo è il mio pensiero”. Ma Tremonti chiosa con un sorriso: “Stava parlando del mondo, del G20…Sono grandi mete, grandi ambizioni”. Quale che sia l`obiettivo, per Berlusconi il consolidamento dei bilanci è il presupposto per la
crescita: “La crisi è riconosciuta da tutti come alle spalle: i Paesi in via di sviluppo crescono dal 6% in su, e per quanto ci riguarda anche noi abbiamo ripreso, seppure con una velocità ridotta, consumi, esportazioni, produzione”.
L`Italia, rivendica il premier, “nei primi tre mesi è allo 0,5%,”, e questo è “frutto della decisione di guardare ai conti con regole per il consolidamento fiscale e nel contempo per sostenere lo sviluppo”. Strada che “noi abbiamo imboccato per primi”. Berlusconi difende così l`austerity europea, criticata nei giorni scorsi da Barack Obama: “Sono piani ragionevoli in considerazione dei deficit
aumentati con la crisi. Credo fosse necessario intervenire, e tutti lo hanno fatto trovando l`accordo e i complimenti dell`amministrazione americana”. Per sé però rivendica una differenza sostanziale: “Credo che il merito nostro sia stato quello di intervenire senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini”. C`è tempo per un ultimo accenno agli esiti del vertice. A Tremonti il premier assegna il merito di avere “indicato per primo la necessità di regolare l`attività finanziaria”, con un lavoro che portò al Lece framework e che ora dovrà completarsi entro il G20 di Seul a novembre. E a sé stesso quello di essere stato “buon profeta nel dire che era impossibile trovare l`accordo di tutti” sulla tassa sulle transazioni finanziarie”. Dunque “nessun accenno” al tema, nonostante “l`esplicita richiesta della Merkel che non ha avuto seguito”. Insomma, “direi che si è andati nella direzione prevista”, tira le somme il presidente del Consiglio, che si riserva un`ultima osservazione sulla “grande convergenza e coesione” dei Venti. E così anche se al vertice si è deciso che ognuno farà per sé, il premier sottolinea “il dialogo tra le potenze” e “un`amicizia che è più della cordialità e simpatia”.
L’Unità 28.06.10