Il 15 giugno del 2009, a sorpresa, 2000 lavoratori Eutelia vennero trasferiti in Agile e poi subito dopo venduti per 96mia euro ad Omega. A capo di questo nuovo soggetto industriale vennero messi due noti fallimentaristi. Daquel giorno Eutelia smise di essere un’impresa per diventare un caso giudiziario, prima, e politico, poi. A un anno da quel giugno, molto più caldo di quello attuale, per i dipendenti nulla è cambiato. La società non esiste praticamente più, così come il posto di lavoro. Quella che è rimasta intatta è la voglia di combattere di duemila persone. Come quella di Sergio Palermo che è un signore di 57 anni e che per 33 ha lavorato proprio all’Eutelia. Una settimana fa ha deciso di non mangiare più. Lo ha fatto per protesta. «Ho capito che bisogna mettere a rischio qualcosa di noi per potersi farsi sentire. Altrimenti passi inosservato ». Stefano è rimasto digiuno per sette giorni. Fino a ieri.
OLTRANZA Fino a quando, cioè, un centinaio di parlamentari del Pd non gli ha dato il cambio. Un giorno per uno, fino alla chiusura delle attività parlamentari ad agosto. Uno sciopero della fame «a staffetta» a sostegno della loro vertenza, per chiedere al governo di riaprire un tavolo di trattative che frettolosamente ha chiuso senza trovare alcuna soluzione. Il primo a digiunare sarà l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. Con lui i parlamentari Maria Grazia Gatti e Vico Ludovico. «Il senso dell’iniziativa – ha detto Damiano che ha illustrato l’iniziativa ieri nel piazzale di Montecitorio – è quello di chiedere a Palazzo Chigi di riaprire il tavolo sulla vertenza. Vogliamo che il governo riapra il confronto, perché il tavolo c’era ma la trattativa è stata sospesa ». Damiano, sottolineando che i Democratici auspicano l’adesione all’iniziativa di «altri parlamentari, sia di opposizione che di maggioranza», ha anche spiegato che si tratta di salvaguardare l’occupazione «in un settore strategico come quello della information technology».
COMMESSE Per l’ex ministro è necessario, per la salvezza dell’ex Eutelia, rinnovare all’azienda le commesse che nell’ultimo anno non sono state confermate; fra queste, quelle con il Parlamento, la Rai e le Poste Italiane. IlPd è convinto, sottolinea ancora Damiano, che con «un atto di volontà politica tante situazioni potrebbero essere riparate; ma sarebbe il caso – aggiunge – che, per gestire situazioni così delicate Berlusconi, si decidesse a indicare un nuovo ministro dello Sviluppo». Il Pd, conclude il responsabile Lavoro,ha già deciso «ulteriori iniziative », quali «interventi in Aula » e «un telegramma la giorno a Berlusconi e Letta». E poi il digiuno. Al quale hanno aderito, fra gli altri, Dario Franceschini, Walter Veltroni, Rosy Bindi, Sergio D’Antoni, Livia Turco, Stefano Fassina, Olga D’Antona e Ignazio Marino e il senatore dell’Idv Stefano Pedica.
L’Unità 22.06.10
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