C’erano anche loro, immancabili: le vuvuzelas, simbolo e tormento dei mondiali in Sud Africa. Le hanno suonate alcuni operai licenziati, appena Pier Luigi Bersani ha iniziato il suo intervento alla manifestazione del Pd contro la manovra. Ma soprattutto c’era lei, una minuta e grintosa insegnante siciliana, salita sul palco del Palalottomatica di Roma per elencare i guasti alla scuola che imputa al governo.
Poche parole e una platea ancora rumorosa e sghignazzante, dopo il video-beffa con un collage di dichiarazioni di Silvio Berlusconi e di alcuni suoi ministri, si tace. «Che cavolo aspettate a scendere in piazza e a battervi con il Pd?», dice Mila Spicola, non prima di avere parlato dell’impegno a trasmettere il messaggio forte della «legalità», ben oltre la storia dell’arte, la materia che insegna. Mani salde sul podio, Spicola racconta del caldo infernale che d’estate fa nella sua classe, «25 metri quadrati per 30 studenti», e del freddo d’inverno «per i vetri rotti e la muffa».
E delle condizioni in cui insegna, con «quattro studenti figli di carcerati e con gravi disagi, uno dislessico e uno con un tumore, e neanche un insegnante di sostegno». Nonostante questo, «io devo garantire a tutti il diritto a imparare, compresi i ‘normalì». Poi ricorda che l’abbandono scolastico era «sceso a zero dopo l’introduzione dei moduli». E che il tempo pieno, che i colleghi della Lombardia si battono perchè non sia cancellato, «a Palermo non c’è mai stato». Infine del ministro Mariastella Gelmini, secondo cui la riduzione dell’orario scolastico fa bene così i ragazzi hanno tempo per riflettere. «Cara Gelmini, a Brancaccio non c’è tempo per riflettere», tuona la giovane docente alle medie del quartiere Oreto di Palermo («lo scriva bene» si raccomanda poi con il cronista).
Allora, conclude accompagnata dall’ultima di molte ovazioni, «apriamo gli occhi qui dentro e facciamoli aprire fuori». Spicola scende dal palco ed è tutto uno sventolare di bandiere del Pd. Bersani si alza e l’abbraccia. E tutti i dirigenti del partito applaudono. Al Palalottomatica c’era tutto lo stato maggiore del Pd, a parte qualche eccezione. Non c’erano Massimo D’Alema, ancora in viaggio in Cina, e non c’era Beppe Fioroni che fin da subito aveva preso le distanze dall’idea di una manifestazione contro la manovra. In prima fila, la presidente dell’assemblea del partito Rosy Bindi, il vicesegretario Enrico Letta, i capigruppo di Camera e Senato Dario Franceschini e Anna Finocchiaro.
E poi ancora gli ex ministri Piero Fassino e Paolo Gentiloni. Il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca. E ancora Filippo Penati, David Sassoli, Nicola Latorre. Sergio Chiamparino, Vasco Errani e Stefania Pezzopane, chiamati sul palco a parlare. E infine l’ex segretario Walter Veltroni, che si nega ai giornalisti: «Non parlo, oggi è la giornata del segretario», spiega.