Troppo severi con la scuola. A dirlo il presidente della Corte dei conti, Tullio Lazzaro, che nel corso dell’audizione in commissione bilancio al senato ha fatto le pulci alla manovra finanziaria. Puntando l’indice contro le misure sulla scuola. In particolare contro il mancato riconoscimento del merito e la relativa deviazione di risorse dal bilancio dell’istruzione su altro capitolo. Quello dei debiti che lo stato ha maturato nei confronti degli istituti scolastici e che, in assenza di modifica al dl finanziario, verranno pagati utilizzando appunto il merito (si veda Italia Oggi di martedì scorso).
La mancata assegnazione del 30% delle economie derivanti dai tagli al settore previsti dalla legge 133/08, per un impatto finale di circa 8 miliardi di euro, si configura come un ulteriore manovra sugli stipendi dei dipendenti scolastici, in aggiunta a quella derivante dal blocco del contratto e degli scatti di anzianità. Tutto dipende, spiega Lazzaro, dalla sterilizzazione della contrattazione nazionale per il triennio 2010-2012 che determina la «disapplicazione del meccanismo che (…) prevedeva (_) la riassegnazione alla contrattazione integrativa di parte dei risparmi conseguiti per la valorizzazione e lo sviluppo professionale delle rispettive carriere». Tali disponibilità, nell’anno in corso circa 300 milioni di euro, sono ora destinate al ripianamento dei debiti pregressi delle istituzioni scolastiche ed al finanziamento delle spese relative alle supplenze brevi, recita la manovra.
In questo modo va a farsi benedire anche la «effettiva valutazione del merito individuale e dei risultati conseguiti nello svolgimento dell’attività didattica», dice Lazzaro, come invece prevedeva la riforma Brunetta. E come a lungo aveva annunciato lo stesso ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini. Riforma che ora resta sulla carta.
ItaliaOggi 15.06.10