Se non si corre ai ripari i ragazzi di Fiumalbo, Frassinoro, Pievepelago e Riolunato rischiano, dal prossimo anno scolastico, di non avere una scuola superiore statale. Gli istituti paritari “A.Barbieri” di Pievepelago cesseranno la loro attività a partire dal prossimo anno scolastico. Se non si corre ai ripari i ragazzi di Fiumalbo, Frassinoro, Pievepelago e Riolunato rischiano, dal prossimo anno scolastico, di non avere più una scuola secondaria superiore statale. La questione è arrivata in Parlamento, grazie a un’interrogazione presentata dai quattro deputati modenesi del Pd: Manuela Ghizzoni, Ricardo Franco Levi, Ivano Miglioli e Giulio Santagata.
I parlamentari chiedono al ministro Gelmini quali provvedimenti, e in che tempi, intenda adottare il ministero “per l’istituzione di una scuola secondaria nel Comune di Pievepelago in sostituzione degli istituti paritari A.Barbieri”.
La scuola era nata per colmare una carenza di offerta formativa in montagna e per consentire di proseguire gli studi a molti ragazzi e ragazze che per raggiungere il polo scolastico più vicino, quello di Pavullo nel Frignano, dovevano sobbarcarsi ogni giorno 40 Km di strada di montagna.
La crisi economica che ha colpito duramente le famiglie, in particolare nelle aree montane, ha avuto ripercussioni anche sulla scuola (la quota annuale di iscrizione varia dai 3.500 ai 4.500 euro annui) che dunque, anche a causa dei deficit registrati nel corso di questi anni chiuderà la sua attività con il prossimo anno scolastico.
I Comuni di Fiumalbo, Frassinoro, Pievepelago e Riolunato hanno già investito del problema la Comunità montana del Frignano e la Provincia di Modena. Le due istituzioni condividono la proposta di avviare la procedura di statizzazione degli istituti Barbieri. Ipotesi sulla quale hanno dichiarato il loro interesse anche il provveditore agli studi di Modena e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi.
I parlamentari del Pd, visto il poco tempo a disposizione, sollecitano il governo a intervenire al più presto per evitare che i quattro Comuni dell’Appennino modenese perdano una scuola che in questi anni ha risposto a “un’importante esigenza formativa”.
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