attualità, politica italiana

"«Legge bavaglio? Boh, non so». Il Paese narcotizzato dalla tv", di Gioia Salvatori

Ddl intercettazioni, chi è questo sconosciuto? Disinformazione, qualunquismo, proteste. Sabato mattina al mercato rionale romano della Garbatella, quartiere rosso ex popolare, oggi quasi-centro di ceto medio e luoghi trendy: trovarvi un passante che conosca il contenuto della legge che limita la possibilità di indagine per gli inquirenti e cancella da giornali e tv decine di servizi, è come cercare l’ago nel pagliaio.

Soprattutto se si cerca tra gli anziani. “Io ho altri problemi, delle intercettazioni poco mi importa, sono altre le leggi che servono: sul lavoro, sull’immigrazione” è il coro dei più, cioè dei tanti che hanno chiuso il giornale da anni, guardano la tv il pomeriggio e considerano la politica “un teatrino salva-poltrona”. Inutile spiegare i risvolti pratici della legge-bavaglio già votata al senato con la fiducia, in dirittura d’arrivo al massimo in autunno: “Io non ho nulla da nascondere, possono pure intercettarmi” è il mantra unito alla convinzione, nata a furia di sentire “ddl intercettazioni”, che la nuova legge serva a autorizzare i controlli sui telefoni.

E la cricca, le inchieste sui grandi eventi, sulla malasanità, non le è interessato sapere che qualcuno rideva mentre l’Aquila crollava? “Si vabbè ma che c’entra con questa legge?”, è la risposta frequente e viene da chiedersi dove bisogna mettere le copertine listate a lutto e i post-it gialli, perché tutti sappiano. Eleonora mentre sente i “signora mia io non arrivo a fine mese…” di una passante va su tutte le furie. E’ intorno ai 40, ha i siti web d’informazione sotto mano a lavoro, sa cosa c’è scritto nel ddl intercettazioni ed ha il dente avvelenato “contro certa televisione che non ti fa capire nulla, tanto che mia madre è di sinistra ma l’ho dovuta convincere io, che questa legge è una porcata”.

Si infiamma e, come tutti coloro che sanno del bavaglio, chiama la piazza, la disobbedienza civile e chiede a Napolitano di non firmare. Su un punto tutti sono d’accordo, informati e disinformati, favorevoli e contrari, giovanissimi e anziani disinteressati: questa legge per il Paese non è una priorità: “Servono leggi per i precari, per creare lavoro, per i pensionati che non ce la fanno ad arrivare a fine mese”, sono le istanze, ognuno la sua, a seconda della posizione sociale. Rosanna, 36 anni, programmatrice europea, è sconsolata: “Bisogna scendere in piazza numerosi, è l’unica cosa che possiamo fare ora. Se la legge passerà così com’è mi auguro che arrivi un referendum abrogativo”, dice tra le buste di verdura, in mano un quotidiano. Eleonora, 38 anni, è della stessa opinione: “Mi auguro che Napolitano non firmi, nel frattempo dobbiamo organizzare una specie di rivoluzione da qui in autunno: scendere tutti in piazza, farci sentire. La legge sulle intercettazioni non era indispensabile: io ho due figli e a scuola non hanno la carta igienica: le priorità del Paese sono altre”.

Luciano che di primavere ne ha almeno 65 e lavora ad un banco del mercato, è uno dei pochi anziani contrari alla legge sulle intercettazioni. Cita Zagrebelsky e non ha dubbi: “E’ una legge fatta per coprire la cricca, a me possono intercettarmi 25 ore su 24, non ho nulla da nascondere…”. “ Serve una legge che faccia si che i politici che delinquono, paghino – fa Antonella, casalinga – Sento tanta demagogia, non ne so molto, ma forse non serviva una legge nuova: la magistratura saprà riconoscere di volta in volta quando è giusto intercettare”. E lei che sa del ddl intercettazioni? “Io ho due bimbe e un altro figlio in arrivo, non ho tempo per informarmi, mica ho chi me li guarda…” , fa la ragazza senza vergognarsi. E poi ci sono Zelinda, 60 anni, che ammette che guarda Italia 1 e al tg solo i servizi di cronaca e della legge bavaglio non ne sa niente, e la verduraia più o meno coetanea col lamento sulla crisi e anche lei col suo “signora mia”: “So solo che se non mi alzo alle quattro ogni mattina, non mangio – dice – L’unica cosa che serve è una legge per farci campare un po’ meglio”. Istanza non meglio specificata, legge chissà su cosa. La politica, intanto, è sempre più lontana.

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«Legge bavaglio ecco cosa vogliono e cosa nascondono», di Claudia Fusani
I regali degli imprenditori in cerca di appalti agli uomini della cricca. I soggiorni gratuiti, almeno tre, pagati dalla cricca, all’hotel Il Pellicano di Porto Ercole di Carlo Malinconico all’epoca (agosto 2007) segretario generale di palazzo Chigi. Il doppio interrogatorio di Francesco Gagliardi, cognato di Piscicelli, i due costruttori che la notte del terremoto all’Aquila ridevano immaginando gli affari d’oro che avrebbero fatto. Quello di Claudio Iafolla, il funzionario del ministero delle Infrastrutture che dice: «Fu il ministro (Matteoli, ndr) a dirmi di voler nominare Fabio De Santis provveditore delle Opere Pubbliche a Firenze». Una nomina fuori quota, al di là e oltre ogni merito e titolo. Richiesta da Balducci però perchè funzionale per far rientrare nell’appalto della Scuola dei Marescialli la Btp di Riccardo Fusi, da pochi mesi new entry nella cricca che in cambio di regali e favori riceveva appalti dal clan della Ferratella, di cui Balducci era il numero 1.

Poche ore prima che giovedì sera la Cassazione togliesse alla procura di Firenze gli atti dell’inchiesta G8-Grandi Eventi (filone Scuola dei Marescialli), i magistrati fiorentini hanno fatto quello che diventerà l’ultimo deposito di atti da parte della procura che ha scoperto e denunciato il patto corruttivo della cricca di Balducci, Anemone e soci. Tremila pagine e undici verbali di interrogatorio che confermano l’intensità del sistema gelatinoso.
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Le vacanze all’hotel Il Pellicano di Carlo Malinconico – Ne parla in un verbale di 25 pagine dell’11 maggio 2010 il titolare dell’albergo Robertò Sciò, nome noto a molti potenti d’Italia che hanno avuto l’onore di passare le vacanze nelle esclusive stanze e nella bellissime piscina dell’ hotel Il Pellicano. Sciò conferma che il costruttore Piscicelli ha pagato e prenotato il soggiorno di Malinconico (oggi presidente della Fieg, Federazione italiana editori giornali)nella settimana dal 12 al 19 agosto 2007. «Un evento» che Piscicelli in persona si era raccomandato di organizzare al meglio. «Piscicelli – spiega Sciò ai pm Luca Turco e Giuseppina Mione – mi è stato presentato da mia sorella.

Lo ritenevo una persona simpatica, lo ritenevo un amico. Dico “ritenevo” perché, dopo i fatti che sono usciti fuori, bisogna per essere un amico, devi condividere i valori, i principi eccetera, eccetera… Un giorno mi chiese… nel 2007, credo, di ospitare, che avrebbe pagato lui, perché voleva lui ospitare…io chiesi chi era la persona, mi disse… Malinconico, Carlo Malinconico e io ho dato disposizione di trovare quanto di meglio c’era al capo ricevimento». L’allora segretario generale di palazzo Chigi (governo Prodi), sicuramente una conoscenza importante per le prospettive di affari della cricca, è beneficiario di almeno tre soggiorni gratuiti al Il Pellicano, due nel 2007, e uno nel 2008.

Il titolare dell’albergo aveva fatto preparare la suite, 1.400 euro al giorno, totale fattura intestata alla «Eventi speciali» di Piscicelli oltre novemila euro. «Credo – spiega Sciò ai magistrati – che i soggiorni pagati da De Vito Piscicelli siano i primi tre, perché dalle fatture come risultano intestati proprio a lui, e il soggiorno è stato effettuato dal dottor Malinconico. Poi però, dovessi dire se gli altri sono stati pagati da lui, non credo, perché… perché risulterebbe la fattura intestata a lui… a De Vito Piscicelli».
La nomina di De Santis – Su questo punto insistono gli interrogatori di Claudio Iafolla e Gerardo Mastrandrea, capo dell’ufficio legislativo e capo di gabinetto del ministro Matteoli.

L’inchiesta punta a capire se la nomina di De Santis, che non ne aveva i titoli, così come altre nomine, possono essere considerate strumentali al funzionamento degli affari della cricca. In questo caso se De Santis era funzionale al piano di Balducci per far rientrare nell’appalto della Scuola dei Marescialli la Btp di Fusi. Il 17 maggio scorso Iafolla viene interrogato dai pm Turco e Mione. «De Santis – dice – l’ho conosciuto dopo che era stato nominato. Non per prendere le distanze ma io Balducci e De Santis li ho conosciuti dopo (…) De Santis provveditore me lo disse il ministro come fa di solito. Dice: “Ci sarebbe questo De Santis, io vorrei mandarlo al provveditorato di Firenze, guardi se ha i requisiti… allora io ho verificato e mi sembrò così strana la nomina di questa persona… la funzione del direttore generale si dà in prima battuta tra i dirigenti, non si può dare tipo a un De Santis o a un pincopallino qualsiasi.

Allora quando siamo arrivati abbiamo dato a tutti la funzione dirigenziale generale… poi sono residuati dei posti che nell’ottica di svecchiamento… il ministro ha nominato alcuni dirigenti generali presi dall’esterno, in questo caso, in quel momento il ministro mi ha fatto il nome di De Santis». Iafolla spiega anche la nomina di Balducci a Presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici: «Il ministro mi disse “voglio Balducci perchè voglio un rilancio del Consiglio superiore, nella precedente gestione (Mauro, ndr)c’è stato un po’ stallo». Il ministro Matteoli non è indagato nell’inchiesta.
Gli orologi In una delle ultime informative del Ros dei carabinieri (7 giugno 2010) ci sono le verifiche sui regali della cricca. Fusi e Piscicelli son oi più attivi. Orologi anche da 14 mila euro. Tra i destinatari Maria Pia Forleo, colei che istruiva le gare d’appalto alla Farratella.

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Legge bavaglio, Bersani promette: «Alla Camera sarà battaglia». Berlusconi attacca i giudici
Il segretario del Pd Pierluigi Bersani promette battaglia contro il ddl sulle intercettazioni.«Questa è una legge contro la legalità, contro il diritto di informazione. Una legge molto pesante e quindi la questione è politicamente molto seria. Noi combatteremo alla Camera con tutte le nostre forze». Lo ha detto arrivando a Bologna per il congresso provinciale del PD. «Nella manifestazione del 19 a Roma dedicata alla manovra – ha detto il leader del Pd conversando con i giornalisti a margine del congresso – ovviamente parleremo anche di questo. C’è da augurarsi che non si forzino almeno i tempi e le procedure di discussione su norme di questo genere, e quindi – ha puntualizzato Bersani – che non ci sia quella stretta che viene minacciata da qualche ambiente del centrodestra».

Circa l’ipotesi di un ricorso alla Corte Costituzionale o di un referendum successivo alla approvazione definitiva del testo sulle intercettazioni telefoniche, il segretario del Pd ha detto: «Quello si vedrà. Io dico che ogni giorno ha la sua pena. Penso che siamo ancora nelle condizioni di combattere. Alla Camera combatteremo».

Berlusconi, senza freni, continua ad attaccare giudici e stampa. I giudici politicizzati sono il «contrario della democrazia» e hanno un obiettivo ben preciso: sovvertire il voto popolare, dice rispondendo a una domanda sui test psicologici per i magistrati che gli è stata sottoposta sul sito forzasilvio.it. «La mia esperienza di anni di aggressioni giudiziarie dimostra che questi giudici – dice – sono perfettamente consapevoli e sanno molto bene ciò che vogliono: il loro obiettivo è quello di rovesciare per via giudiziaria il risultato elettorale, il voto degli italiani».

Il premier parla anche di Rai «La sinistra continua a ripetere come un mantra che il presidente del Consiglio controlla tutte le televisioni», ma in Rai «tutti i talk show tranne uno sono contro il premier e il governo». Lo ha detto Silvio Berlusconi rispondendo a una domanda sul sito ww.forzasilvio.it. Per quanto riguarda Mediaset il premier ha aggiunto che, a parte Emilio Fede «l’ultimo dei Mohicani che fa il tifo per me», tutte le altre trasmissioni sono assolutamente «super partes».

Interviene anche sulla giustizia. Ripartire con «la riforma della Costituzione e della giustizia». È la ‘road map’ tracciata da Silvio Berlusconi ieri sera ai giovani dei Circoli della Libertà. Il Cavaliere ha ribadito l’intenzione di modificare la Carta. «I poteri del premier sono praticamente nulli, un Capo del governo ha la possibilità solo di stilare l’ordine del giorno nel Consiglio dei ministri», ha spiegato durante la cena. «Sono pronto a cambiare la Costituzione B ha così annunciato il premier ai ragazzi dei Circoli -. Il presidente del Consiglio deve avere perlomeno il potere di nominare e far dimettere i ministri e sciogliere le Camere. È l’unico modo per portare a termine il mandato conferito dagli elettori». Il premier ha quindi confessato ai giovani di sentirsi «nudo», desideroso di portare avanti le riforme eppure impossibilitato a farlo con questa Costituzione e con «questi giudici che minacciano continuamente le azioni dei governi».

La replica di Bersani: “Quando il premier parla di giustizia, non si sa mai cos’abbia in testa. La sta già azzoppando in modo molto serio con la legge sulle intercettazioni. Combatteremo su quella e se ne arriveranno altre combatteremo su altre”.

da www.unita.it