Per ora pagano le donne. Il consiglio dei ministri ha trovato un accordo sulla norma che innalza a 65anni l’età di pensione di vecchiaia per le donne della pubblica amministrazione a partire dal 2012, con uno scalone unico. Detto, fatto: la norma sarà inserita con un emendamento alla manovra. Ci si aspetta ora una grande fuga dal lavoro, con effetti devastanti sui conti. Anche da quel fronte arrivano brutte notizie. Secondo Bankitalia la manovra appena varata potrebbe non bastare. Gli effetti recessivi delle misure renderebbero difficile centrare l’obiettivo di deficit al 2,7% del Pil nel 2012. Secondo la Banca «la manovra potrebbe cumulativamente ridurre la crescita del Pil di poco più di mezzo punto percentuale attraverso una compressione dei consumi e degli investimenti ». L’entità della correzione, secondo quanto riferisce in Senato il direttore centrale dell’Istituto Salvatore Rossi, appare adeguata a raggiungere gli obbiettivi di indebitamento netto nel quadro macroeconomico delineato dal governo, ma«potrebbero essere necessari ulteriori interventi qualora si presentasse uno scenario più sfavorevole ». L’indicazione sembra confermare indiscrezioni filtrate anche dal ministero dell’economia, che danno come probabile un nuovo intervento in ottobre. Insomma, la stangata non è finita.
PREVIDENZA Sulla previdenza delle statali Maurizio Sacconi e Renato Brunetta hanno spiegato gli aspetti tecnici della norma in via di definizione. Dal 1 gennaio 2012 le lavoratrici dovranno aspettare il 65esimo anno per poter andare in pensione di vecchiaia. «La parificazione (ai criteri per gli uomini, ndr) non sarà estesa al settore privato – ha insistito il minsitro del Welfare – in cui le condizioni sono straordinariamente diverse». L’inquilino di Via Veneto ha precisato che l’emendamento «consente di certificare il diritto delle donne maturato fino al 31 dicembre 2011». L’impatto effettivo sarà «molto contenuto – ha poi precisato Sacconi – si parla di una platea stimata in circa 25mila donne nell’arco temporale da qui al 2012». Secondo il ministro, infatti, molte dipendenti pubbliche vanno in pensione di anzianità. «Di fatto l’età media di pensione di anzianità delle donne nella pubblica amministrazione è di poco superiore ai 62 anni». Secondo i ministri l’Italia era tenuta a dare esecuzione alle disposizioni europee. La norma non serve a fare cassa, aggiunge Sacconi. L’effetto è pari a zero nel 2011, mentre nel 2012 si arriva a 50 milioni e 150 milioni l’anno.
L’Unità 11.06.10
Pubblicato il 11 Giugno 2010