Oltre 150 mila bambini di prima elementare restano fuori dal tempo pieno e fioccano le proteste dei genitori. Ma il ministro dell´Istruzione, Mariastella Gelmini, spiazza tutti. «Aumenta il tempo pieno nella scuola italiana: nel prossimo anno scolastico saranno attivate 782 classi a tempo pieno in più, per un totale di 37.275 classi. E per il secondo anno consecutivo aumentano gli alunni che potranno usufruire di questo quadro orario». In effetti, come sostiene la ministra, le classi a tempo pieno cresceranno, ma le prime (quelle condizionano le scelte anche per gli anni successivi) in moltissime realtà sono in netto calo.
Così le proteste non si placano, perché dopo il boom dell´anno scorso (1.505 prime classi a tempo lungo in più dell´anno precedente) quest´anno la scure del ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, si è abbattuta sulle prime classi, chiudendo le porte a migliaia di famiglie. A Milano, per due giorni, insegnanti e famiglie hanno dato vita alla “protesta festosa anti-Gelmini”: saranno almeno 3 mila i piccoli fuori dal tempo lungo. A Roma, le famiglie deluse saranno 4 mila. Nella Capitale, la protesta è partita dalle scuole che si sono viste tagliare le prime a tempo pieno: 4, anziché 6 al Principe di Piemonte e alla Leonardo da Vinci. Mentre una delegazione di genitori del circolo Iqbal Masih nei giorni scorsi si è incatenata davanti ai locali dell´Ufficio scolastico provinciale (l´ex provveditorato). A Firenze il comune pensa a un servizio di “custodia” post-scuola per i bambini a cui sarà negato il tempo prolungato, ma occorrono 300 mila euro. E a Bologna, i genitori hanno impacchettato le scuole con volantini e manifesti facendo partire la campagna “Tutti devono sapere” e il 10 giugno torneranno a protestare. Lo slogan è: “La scuola non è finita”.
Dopo la comunicazione degli organici relativi al prossimo anno, la protesta si è allargata in quasi tutte le città italiane: Torino, Napoli, Bari, Palermo. Con l´occupazione simbolica degli uffici scolastici provinciali e degli uffici scolastici regionali ad opera della Flc Cgil, supportata da genitori e insegnanti. Ma, se il tempo pieno aumenta, come afferma la Gelmini, allora, perché i genitori protestano? A spiegarlo è Giuseppe Adernò, preside dell´istituto comprensivo Parini di Catania che ieri, dopo avere invitato la ministra a presiedere l´evento, ha sorteggiato i posti a tempo pieno. «Nel corrente anno scolastico – spiega Adernò – all´Istituto Parini sono state attivate due classi a tempo pieno, servizio molto apprezzato dai genitori dei 50 bambini frequentanti. Per il prossimo anno le richieste sono aumentate a 77. Pertanto – prosegue – sono state richieste tre prime classi a tempo pieno». Ma sugli organici della scuola elementare incombe come un macigno il taglio di 8.709 cattedre. «In prima battuta – prosegue Adernò – non sono state autorizzate prime a tempo pieno nel mio istituto e solo dopo tante richieste ne è “arrivata” soltanto una».
In provincia di Milano ne salteranno 154, tra Roma e provincia 97 e a Palermo trovare una prima a tempo pieno sarà una specie di lotteria: appena 9 classi in tutto. E coloro che non avranno il tempo pieno a settembre, non lo otterranno neppure nelle classi successive. Il calo delle prime a tempo pieno è solo la punta dell´iceberg di un servizio richiesto in massa soprattutto dai genitori che lavorano, ma che il governo lesina. Per comprenderlo basta confrontare due dati. Gli alunni della scuola materna (ora dell´Infanzia) che fruiscono del tempo lungo (Tempo normale) sono 90 su 100, ma quando si accede all´elementare la percentuale precipita al 27%. Il calcolo è abbastanza semplice e dice che circa 150 mila bambini ogni anno restano fuori dal tempo pieno. Ecco spiegate proteste e sorteggi.
La Repubblica 08.06.10