economia, politica italiana

Manovra, il Cdm dice sì. Cgil e Regioni la bocciano.

Lo Stato deve costare di meno ai cittadini. Silvio Berlusconi lo ribadisce ai ministri al termine del Consiglio che ha dato il via libera alla manovra economica, ma soprattutto riassume così l’iter di un provvedimento che è lo stesso premier a bollare come rigoroso ma necessario, viste le richieste dell’Europa. Lotta all’evasione fiscale e nessun aumento delle tasse sono i due perni intorno al quale ruota il ragionamento del Cavaliere che oggi, in una conferenza stampa, entrerà nel dettaglio della Finanziaria con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Il via libera alla manovra arriva comunque al termine di una giornata accompagnata da tensioni che hanno visto al centro proprio il titolare del Tesoro contro cui si sono scatenati i malumori di diversi ministri, anche nel corso della riunione a palazzo Chigi. Malumori legati soprattutto al fatto che il tesoro non avrebbe fornito cifre e dettagli sui tagli ed alcune misure, come per esempio la soglia della tracciabilità dei pagamenti in contanti e la decurtazione degli stipendi dei dirigenti pubblici. Tremonti, raccontano alcuni partecipanti al cdm, si sarebbe presentato solo con l’articolato della manovra senza fornire ai diretti interessati neanche l’entità dei tagli ai vari dicasteri. Insomma, una riunione sempre sul filo dell’equilibrio che avrebbe caratterizzato anche l’incontro tra Berlusconi, il ministro dell’Economia e il sottosegretario Letta che ha preceduto il Consiglio. Un incontro ristretto per risolvere gli ultimi nodi relativi alla tracciabilità dei contanti, misura che il premier avrebbe bollato come impopolare. Il compromesso è stato raggiunto con l’abbassamento della soglia da 7000 euro a 5000, così come voluto fortemente dai sindacati che hanno appoggiato la manovra. Inoltre, dalla scure dei tagli è stata esentata la presidenza del Consiglio.

Un delicato punto di bilanciamento, dunque, quello raggiunto tra il premier ed il titolare di via XX Settembre che ha consentito il via libera alla finanziaria nonostante i mal di pancia di diversi ministri. Un approvazione che, stando a quanto raccontano diversi presenti, sarebbe aperta a modifiche anche se fonti ufficiali dell’Esecutivo precisano che l’approvazione è definitiva. Rimarrebbero spazi solo per limature tecniche. Oltre a dare il via libera al testo, il Cdm avrebbe autorizzato preventivamente la fiducia qualora le circostanze lo rendessero necessario.

I dettagli della finanziaria sono stati oggetto di discussione anche nella successiva cena a palazzo Grazioli tra Cavaliere, il leader della Lega Umberto Bossi, che ha apprezzato l’operato del responsabile del Tesoro e smentito tensioni nel governo, il ministro della Semplificazione Legislativa Roberto Calderoli e lo stesso Tremonti. Resta il fatto, racconta chi ci ha parlato, che il presidente del Consiglio avrebbe preferito una gestione diversa della costruzione della manovra. Tant’è, raccontano i fedelissimi, che oggi illustrerà in prima persona agli italiani le misure prese, proprio per ovviare ai “difetti” di comunicazione che -rimarca- avrebbero impedito di trasmettere ai cittadini i segnali di ottimismo.

L’incontro con i sindacati
Il ministro dell’Economia ha anche parlato alle parti sociali di un lungo elenco di società e enti che, con i tagli previsti dalla manovra 2011-2012, saranno sciolti. Un taglio che ”non sara’ simbolico”, avrebbe detto il ministro. Da Tremonti la conferma che ci saranno ”parecchi tagli” e ”significative riduzioni dei trasferimenti” agli enti locali. Inoltre, avrebbe detto ancora il ministro, ”il federalismo fiscale fara’ risparmiare”.

Immediato lo sfogo di Vasco Errani: ‘Non ci sono state fornite le cifre in modo chiaro e puntuale e anche questo e’ un problema: e’ difficile partecipare ad uno sforzo di governo della spesa pubblica senza sapere quali sono i riferimenti complessivi”, ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni al termine dell’incontro col governo sulla manovra a Palazzo Chigi.
”Ci sono rischi per l’attuazione del federalismo?”, gli e’ stato chiesto. ”Se per esempio il governo si trattenesse tutte le risorse relative a quelli che erano i fondi per l’attuazione delle Bassanini – ha risposto Errani – il federalismo fiscale non avrebbe piu’ nulla da attuare: c’e’ bisogno di chiarezza per fare una manovra seria, che non sia recessiva, vogliamo fare la nostra parte ma in modo da poter svolgere ognuno la sua funzione”. Sul condono, infine, Errani ha detto che si parla di regolarizzazione catastale sulle case fantasma ma ”se si regolarizza una casa senza nessuna concessione edilizia – ha puntualizzato – si tratta di fatto di un condono”.

”Leggendo le prime bozze che circolano, non mi pare ci sia molto. Anzi. Questa e’ una manovra depressiva. E’ solo un giro di specchi”. Cosi’ Pier Luigi Bersani ha commentato da Pechino, dove si trova per il forum politico Europa-Cina, le linee della manovra economica che il governo varera’ questa sera. ”Non si affronta nulla di strutturale, tagli indiscriminati e nessuna crescita”, ha aggiunto.

Il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, ha iniziato il suo intervento chiedendo chiarimenti sulle misure relative a finestre per le pensioni e buonuscita per i dipendenti pubblici. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, avrebbe replicato ribadendo che sulle pensioni non sono previsti interventi strutturali. Intervenire sulle finestre, avrebbe detto il ministro, ”e’ solo uno spostamento dell’erogazione della pensione”.

”Il grosso dei sacrifici lo si chiede sempre ai lavoratori, pubblici e privati” e non c’e nessuna misura ”di sostegno a occupazione e investimenti. Quindi e’ una manovra che non mantiene un profilo di equità”, ha dichiarato a questo punto Epifani, aggiungendo che la manovra ”va quindi cambiata in Parlamento”.Per la Cgil, ha detto Epifani, ”non e’ in discussione che ci voglia una manovra correttiva come fanno altri Paesi. Continuo a rammaricarmi – ha quindi aggiunto il leader della Cgil – del fatto che il governo aveva detto che eravamo in una situazione di tranquillita’ e non era vero”. ”Un giudizio definitivo lo daremo alla lettura del testo” ma ”non e’ in discussione che vi voglia una correzione”, ha spiegato Epifani dopo l’incontro a Palazzo Chigi tra governo e parti sociali.

”La manovra mantiene un profilo di iniquita’ sociale: un reddito da un milione di euro non viene toccato, ma un lavoratore pubblico che guadagna 1.500 euro si’, cosi’ come un lavoratore privato che deve andare in pensione”. Per la Cgil ”resta un giudizio di fondo: il grosso dei sacrifici e’ per i lavoratori poubblici e privati”

Critica anche la posizione del giuslavorista e senatore del Pd Pietro Ichino sulla manovra, che si e’ dice ”sbalordito” per ”l’azzeramento dell’Autorita’ indipendente per la valutazione e la trasparenza nelle amministrazioni pubbliche, parte della riforma Brunetta nata da un accordo tra maggioranza e PD”. Ne ha parlato a Genova a margine delle celebrazioni per i 60 anni della Cisl. ”Che si debba dare il segnale del massimo rigore nei conti pubblici e’ fuori discussione – ha affermato Ichino -. Quello che e’ stupefacente e’ che in questo momento in cui come forse non mai e’ indispensabile saper distinguere tra sprechi e spese utili, rami secchi e corpo vivo dell’amministrazione pubblica, le rendite e la retribuzione del lavoro produttivo, il governo azzera cio’ che e’ stato fatto in questi due anni anche con un forte, responsabile, costruttivo contributo dell’opposizione, perche’ viene azzerata l’Autorita’ indipendente per la valutazione e la trasparenza nelle amministrazioni pubbliche, strumento cardine per quella distinzione”.

”Si torna cosi’ a porsi nelle condizioni per cui i tagli diventano indiscriminati, i cosiddetti tagli orizzontali – ha proseguito Ichino – che non distinguono tra cio’ che va tagliato e potrebbe essere tagliato anche molto di piu’ e cio’ che invece ferisce nel vivo il corpo produttivo del Paese. Questo e’ un errore clamoroso che non possiamo perdonare al governo”.

”Questo e’ il momento di andare a fondo nella liberalizzazione dei servizi alle famiglie e alle imprese invece di tornare indietro con misure di tipo corporativo. Questo e’ il momento di fare la riforma del Welfare e del mercato del lavoro, altro che come dice Sacconi, ‘in un periodo di crisi non si fanno le riforme’. Il periodo di crisi e’ il momento in cui si devono fare le riforme. Anche per questo aspetto c’e’ un dissenso profondo rispetto alla linea del governo”, ha detto il giuslavorista. ”Il messaggio positivo che dobbiamo lanciare ai mercati per ridare fiducia nel sistema Italia non e’ solo l’equilibrio dei conti pubblici, ma e’ anche la capacita’ dell’Italia di tornare a crescere, ad essere competitiva sul terreno internazionale. Per questo non bastano i conti pubblici in ordine – ha proseguito Ichino – ma occorre anche guarire quel male oscuro di cui soffre da vent’anni la nostra economia, che negli ultimi vent’anni e’ cresciuta la meta’ della media del resto dell’UE ed in questo periodo di crisi ha perso piu’ di quanto abbiano perso in media gli altri Paesi europei”. ”Questo male oscuro lo si cura incidendo nelle piaghe e nelle tare del nostro sistema e quindi questo e’ il momento di fare le riforme”.

L’Unità 26.05.10

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