Tremonti ha finalmente messo in tavola le carte della manovra economica 2011-2012 e ammesso una volta per tutte che tutte le favole sulla ripresa, il benessere e la solidità del Belpaese erano, e tuttora sono, parole al vento lanciate più per il consenso che per senso di responsabilità. Sì, la favola è finita ed è arrivato il momento che Berlusconi la smetta con la fantasia economica, le leggi ad personam e affronti seriamente la crisi con misure strutturali che garantiscano la ripresa.
“Questa non è una finanziaria qualsiasi. Dobbiamo gestirla tutti insieme – ha dichiarato il ministro del Tesoro – perché non sarà una passeggiata”. E ci voleva tanto a capirlo. Per due anni il governo ha negato l’esistenza della crisi stessa e non ha avanzato alcuna politica per contrastare quello che non ha mai avuto il coraggio di ammettere. Oggi Tremonti recita il mea culpa e si ricorda che non sarà una passeggiata?
Da Pechino, Pier Luigi Bersani ha duramente criticato l’atteggiamento e le parole di Tremonti: “ci hanno raccontato che i conti erano in equilibrio, invece non è vero niente. La Grecia non c’entra nulla: è un problema nostro. E non vedo riforme. Questa è una manovra depressiva, è solo un giro di specchi. Non si affronta nulla di strutturale, tagli indiscriminati e nessuna crescita”.
Dello stesso parere anche Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, preoccupato per le profonde ripercussioni che la misura da 24 miliardi avrà sugli enti locali: “è una manovra insostenibile per le ricadute che avrà e per i servizi ai cittadini che le Regioni devono erogare”.
Oggi pomeriggio la manovra finanziaria passerà per il Consiglio dei ministri per poi arrivare al Senato già la prossima settimana. Il governo e la maggioranza fanno già quadrato per difendere i tagli che colpiranno principalmente la Sanità e le pensioni. Continuano a ripetere che non metteranno le mani nelle tasche degli italiani quando è chiaro che non vogliono toglierle dalle tasche degli italiani!
Dal Pd arriva una sola voce che ne riassume la linea politica: anche nel sacrificio, serve equità.
“Da giorni è cominciato il “canto delle sirene” che invita il Pd a sostenere la manovra, necessaria ad evitare per l’Italia il “rischio Grecia”. Nessuno però ricorda che in questi due anni il governo ha sistematicamente sminuito la dimensione straordinaria della crisi e ha costantemente negato, tacciando l’opposizione di catastrofismo, ciò che oggi è invece drammaticamente evidente: che l’Italia con il suo debito pubblico enorme e la bassa crescita ha bisogno di misure vere di risanamento e di riforme in grado di far ripartire l’economia”. Così Marina Sereni, vicepresidente dell’Assemblea nazionale del Pd. “Se Berlusconi e Tremonti vorranno confrontarsi in Parlamento – ha aggiunto Sereni – l’opposizione discuterà nel merito su ciascun punto della manovra. Già da ora debbono tuttavia sapere che una seria lotta all’evasione fiscale è incompatibile con l’ennesimo condono (edilizio) e che non si può scaricare i tagli di spesa principalmente sulle spalle dei lavoratori dipendenti, privati e pubblici, degli imprenditori e degli Enti Locali, quando i responsabili di questa crisi sono coloro che in questi anni si sono arricchiti speculando sui debiti degli Stati e delle famiglie e giocando sui mercati finanziari senza regole. Se ci vogliono sacrifici che almeno si abbia il coraggio di scontentare coloro che hanno di più e immeritatamente. Misureremo dai fatti se l’equità e l’etica sono, oltre che oggetto di colte conferenze del ministro Tremonti, anche la bussola vera delle scelte che il governo proporrà stasera al Paese”.
Dai microfoni di UnoMattina, il Vice Presidente del Senato Vannino Chiti ha dichiarato: “finiamola con questa storia che non si mettono le mani nelle tasche degli italiani. Il momento è grave e ci vuole serietà. Se non aumento le tasse ma costringo un bambino ad andare con la carta igienica a scuola, se tanti lavoratori sono in cassa integrazione, se ci sono giovani precari a vita, se aumenta il costo del metano, se non ci sono i posti negli asili nido pubblici, tutti questi sono costi per le famiglie che già non riescono a arrivare a fine mese. Se, come sembra, quasi la meta’ di questa manovra, 10 miliardi su 24, viene da tagli a comuni, province e regioni, come fanno a dare i servizi ai cittadini?”
”Di fronte alla manovra economica il PD si comporterà con responsabilità. Vogliamo bene all’Italia, non faremo agitazioni di piazza, a differenza della destra quando col governo Prodi portammo il deficit sotto il 3%. Certo, discuteremo nel merito: se si congelano gli stipendi della pubblica amministrazione, dove c’è anche chi guadagna dai 900 ai 1200 euro al mese, si colpiscono le fasce deboli e noi non siamo d’accordo. I sacrifici ora sono necessari, ma la manovra poteva essere minore: 11 o 14 miliardi, citando cifre fatte dal ministro Tremonti nei mesi scorsi. Siamo arrivati a 24 perché il governo ha aumentato la spesa corrente e sono diminuite le entrate fiscali. Non si facciano condoni: lo si può chiamare ‘Giacomino’, ma se si regolarizzano case non registrate nel catasto, per cui non si sono pagate tasse, in cambio di una cifra minore del dovuto, mentre i contribuenti onesti hanno pagato tutto, non mi si dica che non e’ un condono”.
Per Cesare Damiano “è’ una manovra di cortissimo respiro impostata solo su tagli indiscriminati
e nuove imposte e quindi priva prospettive di rilancio dell’economia. Dopo due anni di menzogne e rimozioni ora il governo presenta un conto pesantissimo agli italiani. Si chiedono sacrifici per che cosa? Per quali obiettivi? Si mette un tappo ad una falla ma non si fa nulla per ripararla. Eravamo coscienti che si sarebbe trattato di una manovra dura ma qui siamo di fronte ad un vero e proprio macello. Bene la riduzione dei costi della politica ma il resto è un disastro. Stando così le cose non possiamo certo appoggiare un simile provvedimento: manca l’equità sociale e una indispensabile prospettiva di sviluppo”.
Per Davide Zoggia, responsabile Enti Locali del Pd “a fronte delle cifre presentate si tratta di una manovra che colpisce duramente gli enti locali e quindi cittadini e imprese perché i tagli si tradurranno inevitabilmente in aumento di imposte. Inoltre se non si andrà verso un allentamento del patto di stabilità l’effetto sarà quello di sclerotizzare una situazione giunta al limite: si impedirà ai comuni virtuosi di migliorare i servizi facendo ripartire il mercato senza incidere sulle cause che producono disavanzi di spesa. E’ notte fonda, non ci si può appellare al senso di responsabilità quando per due anni si è fatto l’esatto contrario, tacciando di catastrofismo quanti avevano previsto ciò a cui stiamo assistendo. Non vi è equità, non vi è sviluppo, ma solo una serie di misure improvvisate per fare cassa che non risolvono i problemi e spostano la soluzione nel tempo e in più il governo continua a considerare gli enti locali una malattia e non una risorsa strategica. Così li si uccide”.
“A Tremonti avevamo chiesto coraggio cambiare fisco e welfare, pensare al futuro del Paese destinando le poche risorse disponibili a scuola e università. Su questi termini, su provvedimenti convincenti ed equi, il governo avrebbe trovato comprensione dai cittadini italiani e un attentoascolto da parte nostra. Invece, siamo ancora una volta davanti a tagli indiscriminati: ticket, pedaggi stradali, contratti bloccati, precari cacciati, cinghia sempre più stretta per gli enti locali. Insomma, a pagare sono i soliti noti. E Berlusconi non mette nemmeno la faccia sui durissimi sacrifici che sta imponendo al Paese”. Così Francesco Boccia, deputato del Pd.
A.Dra
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