attualità, politica italiana

"Immobili fantasma. I Comuni aprono alla sanatoria", di Alessandro Barbera

Sarebbe il terzo condono edilizio del governo Berlusconi in sedici anni. Il primo risale al 1994, il secondo al 2003. Gli esperti del settore lo aspettano da tempo, come se si trattasse dell’inevitabile cura ad un male impossibile da debellare, l’abusivismo. Se le indiscrezioni verranno confermate, si tratterà di una delle voci più importanti della manovra da 28 miliardi che il governo dovrebbe varare la prossima settimana: sei miliardi di gettito stimato per mettere in regola più di due milioni di immobili. Fabbricati censiti dall’Agenzia del Territorio, ma in molti casi sconosciuti a catasto e al fisco. Le reazioni delle associazioni ambientaliste e dell’opposizione sono tutte negative: Legambiente, Pd, Italia dei Valori su tutti.

La questione ieri ha tenuto banco in una lunga riunione fra Giulio Tremonti, Roberto Calderoli e i vertici dell’Anci guidati da Sergio Chiamparino. «Non abbiamo discusso di questo, e comunque non siamo entrati in dettagli tecnici. L’Anci era e resterà contro i condoni indiscriminati», spiegherà il sindaco. «Però è bene chiarire una cosa: su questi temi è inutile mettere la testa nella sabbia. Quando si discute di immobili fantasma, non si parla necessariamente o solo di abusi. Quando mi capita di volare sui tetti di Torino, e mi capita spesso, non ho mai avuto la sensazione di vedere un panorama diverso da quello delle mappe catastali. Eppure quando abbiamo provveduto a rivedere gli estimi abbiamo trovato di tutto». Da immobili di lusso accatastati come rurali a diritti di cubatura realizzati e non denunciati.

Sanatoria a parte, sulla quale i Comuni attendono ragguagli, Chiamparino ha deciso di tenere aperto il dialogo con il governo. «Ci è stato chiesto di farci carico della partecipazione ad una manovra che ha un evidente interesse nazionale ed europeo. Siamo pronti a fare la nostra parte come Anci a due condizioni: che ci siano le risorse mancanti nel 2010 e una ridefinizione del patto di stabilità interno». La manovra prevede un taglio alle spese dei Comuni pari a due miliardi di euro per il 2011, altrettante per il 2012. In cambio l’Anci ha già ottenuto il sì a 500 milioni di maggiori risorse nel 2010 per coprire alcune voci di spesa, fra cui quelle legate alle prestazioni sociali, mentre è ancora oggetto di trattativa il Patto di stabilità. I Comuni sono disposti a rinunciare ad un po’ di risorse purché il governo renda più flessibile la gestione dei bilanci, e di fatto gli conceda anche più autonomia nell’imporre le tasse.

L’emersione e regolarizzazione degli immobili fantasma, secondo le stime del governo, da sola basterebbe a restituire ai Comuni ciò che la manovra gli toglierà. E’ uno dei pezzi del più complesso mosaico del federalismo fiscale al quale il governo lavora da tempo. Se sarà rispettata la tabella di marcia di Tremonti e Calderoli, nel prossimo decreto attuativo, entro l’estate, ci saranno anche le norme che dovrebbero permettere l’attribuzione ai Comuni del catasto.

Tremonti e Berlusconi

Dopo aver speso la terza sera consecutiva a discutere (e litigare) dei contenuti della manovra, ieri Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi si sono divisi i compiti. Il ministro dell’Economia, prima di incontrare l’Anci, è salito al Quirinale per mettere al corrente Giorgio Napolitano su come procede il lavoro sulla manovra.
Se tutto andrà come lui vorrebbe, quando il Capo dello Stato sarà rientrato dalla visita di Stato negli Stati Uniti, il provvedimento sarà stato approvato. Nel frattempo il premier, collegandosi via telefono con una manifestazione Pdl, ha teso a rassicurare sui contenuti. «La manovra non sarà punitiva, non colpirà la sanità, né la scuola, né l’università». Neanche una parola sulle voci di dissidi con Tremonti, il quale nel frattempo, avrà nuovamente contatti riservati con i vertici di Cisl, Uil e Confindustria.

Le misure

Tremonti resta determinato a chiudere la partita entro martedì, al massimo mercoledì. Teme ripercussioni sui mercati e le lamentele delle tante categorie chiamate a dare un contributo alla manovra. Ieri, saputo del blocco contrattuale esteso anche alle forze di polizia, sono insorte tutte le associazioni di categoria: Silp, Siulp, Sap. I medici insorgono contro la possibile reintroduzione di un ticket da 7,5-10 euro sulla specialistica, il Comune di Roma dice no all’ipotesi di introdurre un pedaggio per il grande raccordo anulare di Roma. La protesta più insidiosa per Tremonti resta però quella, invisibile al pubblico, degli alti burocrati. La manovra prevede il taglio del 10% e per due o tre anni (la prima bozza non lo specifica) della parte di retribuzione eccedente i 75mila euro l’anno. Dal taglio sono interessate pressoché tutte le categorie, tranne coloro che ricevono solo una retribuzione da contratto. Di tutte le norme volute da Tremonti, è quella che gli ha provocato più problemi nel governo e con Berlusconi.
La Stampa 23.05.10

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“Abusi edilizi, 5 miliardi dalla sanatoria fuori legge un milione e 300mila case “, di Luisa Grion

C´è un piano già pronto ed è anche già pronta la «scusa» per farlo passare. Uno dei piatti forti della manovra del governo Berlusconi potrebbe essere ancora una volta il condono edilizio, o meglio una nuova edizione di quello già «scaduto» nel 2004.
Far emergere i due milioni di case «fantasma», non registrate al Catasto, non basterà infatti a far quadrare le misure sui conti pubblici. Dal controllo incrociato fra la mappatura fotografica realizzata dall´Agenzia del Territorio e le abitazioni effettivamente denunciate dai proprietari potrebbe derivare un gettito non superiore al miliardo e mezzo di euro. Dal settore edilizia invece il governo conta di ricavarne 6. La differenza potrebbe appunto essere colmata riaprendo i termini del vecchio condono. Tanto più che – da quanto risulta a Legambiente – in Italia sono fuorilegge 1.296.000 case.
La scusa per riprendere in mano il provvedimento scaduto è questa: c´è una regione, la Campania, che è stata esclusa dalle misure varate nel 2004; riaprire i termini – dunque – vorrebbe dire «dare a quei cittadini le opportunità di esercitare un diritto riconosciuto agli altri». E´ così infatti che sulla questione si è più volte espresso il senatore del Pdl Carlo Sarro che del «caso Campania» ha fatto una questione personale. Il vecchio condono permetteva infatti di sanare gli abusivismi effettuati fino a marzo 2003 attraverso una domanda da presentare entro il 2004. Ma l´amministrazione campana di allora (giunta Bassolino) – sostiene un gruppo di senatori Pdl capitanati da Sarno – propose una interpretazione restrittiva che ne impedì l´adesione. Stessa cosa – commentano – avvenne per parte della cittadinanza marchigiana e emiliana. Ora, visto che in seguito la Corte costituzionale dichiarò illegittimi due provvedimenti sull´abbattimento degli immobili varati dalla regione, i termini vanno riaperti. Con buona pace della difesa del territorio.
Di fatto Sarno e i colleghi campani già lo scorso febbraio avevano presentato un disegno di legge che – riferendosi sempre agli abusivismi commessi entro il 2003 – chiedeva di prorogare la sanatoria alle domande presentate entro dicembre 2010. Poche settimane prima avevano provato, senza successo, a far passare lo stesso testo nel decreto Milleproroghe. Ora siamo al terzo tentativo: c´è già un piano di condono pronto e c´è la «scusa» per farlo passare. Non solo, ad aprile il governo ha varato un decreto che blocca le demolizioni degli immobili in Campania (come promesso dal Pdl in campagna elettorale) fino al giugno 2011 per «fronteggiare la grave situazione abitativa nella regione».
La base per lanciare un nuovo condono è dunque definita, ma Legambiente è pronta a dare battaglia. «Si annuncia una sanatoria di proporzioni mai viste, la più grande mai realizzata nel paese – commenta il presidente Vittorio Cogliati Dezza – Se così sarà il territorio subirà la mazzata finale, sarà riattizzata la piaga dell´abusivismo edilizio, restituito fiato e ossigeno alla malavita organizzata che sul ciclo del cemento illegale vive e vegeta. Risanare i conti pubblici svendendo l´Italia a furbi ed ecomafiosi è una scelta che non potrà che ritorcersi contro il paese e la sua crescita». Varare condoni – sostiene Legambiente – alimenta il vizio: solo dal 2003 ad oggi sarebbero sorte altre 210 mila costruzioni abusive.
La Repubblica 23.05.10

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“Il fantasma del condono “, di Antonio Sciotto

Tremonti infila nella manovra l’ennesima sanatoria, quella degli immobili «fantasma» e degli altri abusi edilizi. Che dovrebbe portare al governo 6 miliardi e mezzo sui 27 previsti

Nella manovra tutta-tagli messa a punto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti ci sarebbe anche il condono edilizio. Ieri l’opposizione e le associazioni ambientaliste sono insorte, anche perché questa volta per il paesaggio sarebbe un colpo durissimo: l’entità del «sanato» sarebbe infatti ben maggiore rispetto ai passati condoni (ben 3 dal 1985), dando l’ok praticamente a qualsiasi immobile. Anche quelli costruiti abusivamente nelle zone più vincolate per motivi storici e naturalistici. Un vero mostro.

L’allarme viene dai senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che hanno analizzato la voce di gettito messa in bilancio da Tremonti: «Si tratta di sei miliardi – spiegano – Vuol dire il doppio del gettito atteso dall’ultimo condono, quello varato nel 2003 dal tandem Berlusconi-Matteoli, e significa che in questo caso verrebbero ammessi alla sanatoria anche gli immobili abusivi realizzati in aree vincolate e quelli frutto di grandi speculazioni che vedono spesso coinvolte le ecomafie. Davvero un bel regalo per la criminalità organizzata, e un bello schiaffo per i cittadini onesti». Netto no al condono anche da Verdi e Idv.

Quante sarebbero le costruzioni coinvolte nella sanatoria?Si tratterebbe di oltre due milioni di immobili «fantasma», sparsi in tutto il Paese, scoperti nel 2009 incrociando le mappe catastali e le immagini satellitari di Google. Come spiegava una settimana fa sul manifesto l’urbanista Paolo Berdini, «solo con un controllo limitato al 25% dell’intero territorio si è scoperto che mancavano all’appello 571 mila edifici. Oltre due milioni sull’intero territorio nazionale, costituiti per lo più da immobili che hanno deturpato i luoghi più belli del paese e il paesaggio agricolo. Sono le ville di Ischia, della costa amalfitana, dell’Appia antica, delle coste siciliane e calabresi».

Questo sarebbe già il quarto condono edilizio realizzato in Italia, dopo quello del governo guidato da Bettino Craxi (1985), e i due di Berlusconi (1994 e 2003). Senza contare, ovviamente, il recente Piano Casa, anch’esso un lasciapassare all’abusivismo, per fortuna in gran parte arenato nella sua applicazione. Ma intanto, anche solo annunciando i condoni, si invita chi vuole fare abusi a costruire, tanto poi potrà sanare.

Quest’anno ci sono già stati due tentativi di varare dei condoni, su iniziativa della maggioranza. A provarci a fine gennaio erano stati i senatori del Pdl Carlo Sarro e Vincenzo Nespoli con un emendamento al «milleproroghe». La sanatoria riguardava gli abusi edilizi commessi fino al 31 marzo 2003: tutti gli interessati avrebbero potuto presentare domanda anche nel caso in cui avessero già ricevuto in passato uno stop alla loro richiesta di condono. Venivano poi bloccati tutti i procedimenti sanzionatori avviati. L’emendamento è stato fermato dalla dichiarazione di inammissibilità da parte della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.

Gli stessi senatori Pdl avevano poi presentato a metà febbraio un ddl: prevedeva la riapertura dei termini del condono scaduto a fine 2004 fino al 31 dicembre 2010 e dava la possibilità di estendere la sanatoria anche alle violazioni commesse nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico e ambientale. Il ddl non è poi andato avanti. Infine è di aprile lo stop alle ruspe che stavano abbattendo le case abusive in Campania: un decreto ha deciso, «al fine di fronteggiare la grave situazione abitativa nella regione», di sospendere fino al 30 giugno 2011 le demolizioni di immobili destinati esclusivamente a prima abitazione purchê riguardanti immobili occupati da famiglie sfornite di altra abitazione.

Ermete Realacci (Pd) lancia l’allarme sull’«effetto annuncio», pericoloso ancor prima del varo della legge: «Il solo effetto annuncio delle precedenti sanatorie Berlusconi, nel 2003 generò 40 mila nuove case illegali, con un incremento della produzione abusiva superiore al 41% tra 2003 e 2001. Lo stesso nel 1994: durante i mesi di discussione del provvedimento furono costruite 83 mila case fuorilegge».

Annuncia battaglia Vittorio Dezza, presidente di Legambiente: «Le costruzioni illegali, il cemento selvaggio e impoverito, l’assenza o il mancato rispetto di piani regolatori e paesaggistici – dice – in un paese ad altissimo rischio di dissesto idrogeologico portano danni non solo all’ambiente, ma come hanno dimostrato le cronache, anche in termini di vite umane».

Il Manifesto 23.05.10

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