La sveglia alle 6,30, la colazione da preparare, la giustificazione da firmare, il video che non trovo da portare con me, di corsa in stazione alle 9 devo già essere a Brescia. Sono stanca, stanchissima, a volte non so piu nemmeno dove mi sveglio. Venerdi non avevo voglia di andare all’istituto per Geometri Tartaglia dove era prevista la proiezione del video, ma l’appuntamento era preso da tempo. In treno cerco di dormire ma la testa è piena di pensieri. Arrivo: Brescia, profondo nord, feudo leghista. La scuola è grande molto pulita, molto ordinata. L’aula magna è gremita di studenti anche di altre scuole. Arriva un liceo artistico. Saranno 200. La giornata organizzata è varia e interessante. Vediamo il doc. Poi presento, come sempre. Parlo e non sto seduta, non riesco piu ormai. Questo giro d’Italia è un incontro di corpi, inzio da dietro il banco dei relatori e subito qualcosa mi stacca dalla sedia. In piedi davanti ai ragazzi, in piedi in mezzo ai ragazzi. Le ragazzine a volte mi guardano dure, mi scrutano, talvolta penso ci sia anche dell’odio per quello che rappresento. Una stronza. Adulta. «Come adulti sono quelli che fanno la tv oscena che ci fate guardare. E adesso arriva questa che ci racconta che quella tv non va bene. E noi in mezzo prima a seguire cio che la tv ci impone e ora ad ascoltare una che ci dice che potremmo avere sbagliato negli ultimi 15 anni a guardare quella tv lì». Non lo dicono ma i loro sguardi talvolta lo esprimono. Hanno ragione e dunque sto. In mezzo, esposta. Bersaglio di critiche e sguardi e parole non dette. Con il corpo. Perché per combattere questa tv di «non corpi», di corpi negati, bisogna esserci con il corpo vero e vulnerabile e colpibile e se è il caso, da ferire. Che senza corpo oggi non cambi niente. E giustamente i ragazzi ci chiedono corpo. Un’arena I maschi in tutto questo giro della Penisola sono più «facili» nel senso che parlano, criticano, si espongono. Esprimono ciò che era già evidente: quelle ragazze lì sullo schermo a loro piacciono ma in fondo tutta quella sessualità esposta li mette a disagio,«loro non pensano solo a quello tutto il giorno». Sulle ragazze invece è in corso una manovra perversa: obbligate dai media ad introiettare il presunto sguardo maschile, rese incapaci di seguire i loro bisogni reali, ascoltano talvolta perplesse, talvolta affascinate, talvolta sperdute. Alessio Miceli di «Maschile Plurale» è bravissimo. Maschio adulto italiano, parla del bisogno di sentimenti col linguaggio dei ragazzi. Fa racconti duri, di ragazzi imprigionati dalla sessualità appresa dai porno che non sanno se corrisponda ai loro desideri, di ragazzine con le manette nell’astuccio che non sanno se quella sottomissione la vogliono o… Se mi estraneo per un attimo ho una vertigine. Noi qui con questo video di una tv che sembra un b movie degli anni 70, ma che va in onda 24 ore al giorno. Noi con queste immagini oscene quando è di bellezza che vorrei parlare. E ci pensano loro, i ragazzi, a dare bellezza. Il programma prevede improvvisazioni con un piccolo gruppo di attori che mette in scena cio che alcuni studenti si offrono di dire sulla tv, sulla omologazione, sulla diversità . Mi metto tra il pubblico, li guardo. Sale un ragazzo con un handicap al linguaggio, che dice cose strabilianti per profondità sulla vita, sulle gabbie da abbattere. Diego, lunghi capelli neri e occhi bistrati, stivali con zeppa, si alza timido e poi con improvvisa sicurezza racconta di quelli che lo vedono «diverso» e lo vogliono «ingabbiare» e lui che non ci sta. Non mi muoverei più da lì L’insegnante che ha organizzato tutto, è una signora piacente e di classe. Insegna nel liceo artistico e guarda i suoi allievi con grande comprensione e direi amore. Come faranno ad accordarsi una prof dall’aspetto apparentemente borghese con Diego dalle unghie laccate? Sarà che lei fa il suo lavoro da maieuta e offre a Diego gli strumenti che gli servono a diventare ciò che lui è ? Senza giudizio senza presupporre di sapere ciò che per lui è bene, senza castrare il suo futuro. Perché non può conoscerlo. Di ritorno in stazione, il marito di una prof in pensione che gentilmente mi accompagna, mi spiega che molte funzioni di supporto ai giovani e agli extracomunitari che non sono più offerte dalle istituzioni, vengono garantite dal volontariato, dalla chiesa, dalla Cgil, dalla gente. Una di quelle situazioni di mutuo aiuto all’italiana che gli stranieri indagano e che hanno fatto sì che il paese non sia ancora esploso. Gente magnifica Grande voglia di fare loro, mia, vostra. Grandissima energia che rifluisce.
L’Unità 18.05.10