Il DDL Gelmini è una controriforma a base di 1,3 miliardi di tagli. Finocchiaro: “Hanno bocciato ogni emendamento in Commissione, la battaglia parlamentare continuerà anche nell’aula del Senato”. Meloni denuncia: “Dal passaggio in Commissione emerge come nel 2011 gli atenei non potranno pagare gli stipendi”.
Il DDL Gelmini sulla riforma dell’Università continua a rimanere una controriforma a base di 1,3 miliardi di tagli, perciò la battaglia parlamentare del PD per cambiarlo terminato l’esame in commissione continuerà anche nell’aula del Senato.
L’annuncio arriva direttamente dalla Presidente dei Senatori Pd, Anna Finocchiaro, durante una conferenza stampa indetta con Marco Meloni, responsabile Università e Ricerca della Segreteria nazionale del PD ed il capogruppo della Commissione Istruzione di Palazzo Madama, Antonio Rusconi.
Conferenza che serve a lanciare un allarme preciso: “Nel 2011 molti atenei che già sono in difficoltà non potranno pagare gli stipendi ai dipendenti e saranno costretti a chiudere. La riforma è finta, mentre i tagli sono veri e drammatici – denuncia il responsabile Università e Ricerca della segreteria nazionale del Pd, Marco Meloni – diciamo chiaramente una verità scomoda: se non punta sull’università e sulla ricerca, il nostro Paese è spacciato. Se non si ripristinano le risorse, gli atenei non potranno nemmeno pagare gli stipendi”.
“Questa è l’unica verità che è emersa in Commissione Istruzione e noi vogliamo denunciare cosa stanno facendo Governo e maggioranza – ha affermato la Finocchiaro – siamo convinti che sia necessario riformare l’Università per accrescerne autonomia e responsabilità, ma il DDL Gelmini fa esattamente il contrario e ogni nostro emendamento per regolare la spesa è stato bocciato per i vincoli economici della Commissione bilancio.”.
Tre volte tagli grazie a Tremonti: prima con le due finanziarie del 2008 e del 2009, poi con la riduzione delle risorse del Fondo per il funzionamento ordinario dell’università..
“Tremonti impone tagli indiscriminati e la Gelmini viene in Senato senza dare risposte sulle risorse. Non c’è nessuna prospettiva per i ricercatori – ha proseguito la Finocchiaro – il PD ha tenuto in Commissione un atteggiamento di grande responsabilità , ma visto che il ministro non ha risposto alle nostre richieste, non abbiamo regalato al Governo l’approvazione rapida di una riforma che in questa forma merita solo di essere contrastata”.
Meloni: serve uno shock generazionale.
“Il Pd vuole costruire un’università efficiente e capace di dare reali opportunità ai nostri giovani”. Agli studenti, promuovendo il merito e il diritto allo studio, mentre il governo non prevede nessuna risorsa. Ai giovani che vogliono entrare nell’università come ricercatori e docenti, perché all’università italiana serve un forte shock generazionale. Abbiamo fatto proposte concrete in questa direzione: risorse per l’ingresso nei ruoli di docenza per i ricercatori, strutturati e precari, contratto unico di ricerca per superare il precariato, percorsi di carriera chiari e rapidi, pensione a 65 anni per i docenti universitari. Vogliamo abbassare di 10 anni in 10 anni l’età media del corpo docente. Il DDL Gelmini invece non affronta i nodi del sistema. La Gelmini straparla di merito, qualità, lotta ai baroni, ma la realtà è che con questa impostazione si sta affossando l’università. E, se i baroni ci sono, sono i meno danneggiati da una riforma che non riforma nulla”.
A partire dall’Assemblea nazionale del 21 e 22 maggio il Pd porrà l’università e la ricerca in cima alle priorità del suo progetto per l’Italia, annuncia Meloni: “Già abbiamo attivato un dibattito pubblico nel Paese, con 110 il viaggio a tappe nelle università inaugurato lunedì a Napoli insieme a Pier Luigi Bersani, per costruire le nostre proposte insieme a studenti, ricercatori e docenti. Con il segretario Bersani abbiamo chiesto al Governo un confronto aperto e trasparente già qualche settimana fa, finora non è giunta nessuna risposta. Senza un cambiamento di rotta non possiamo che opporci duramente a questo provvedimento”.
Ma perché tanta fretta? Per la Finocchiaro probabilmente i parlamentari della maggioranza hanno il problema di procedere alla svelta anche sui tagli agli enti lirici e quindi accelerano sull’università, evitando ogni sorta di confronto. Noi non siamo disposti ad arretrare di un passo di fronte all’atteggiamento di totale chiusura dimostrata in Commissione. Continueremo a difendere con la determinazione di sempre il mondo della cultura dall’ irresponsabile saccheggio di risorse messo in atto dal governo e dalla sua maggioranza”.
I numeri della Gelmini li conosce bene Antonio Rusconi, capogruppo Pd alla Commissione Istruzione del Senato: “La Gelmini giustifica i tagli di risorse all’Università con i gravi problemi causati dalla crisi economica e da una dissennata gestione egli Atenei, ma non dà nessuna risposta ai due quesiti posti dal Pd sul taglio di 1 miliardo e 300milioni al bilancio 2011 e sul futuro dei 25.000 ricercatori che già insegnano e che chiedono risposte concrete. Come è possibile pensare di dare speranze ai giovani ricercatori e nel contempo tagliare un miliardo e trecento milioni di risorse? ”. Ci sembra assurdo ma mentre nel resto d’Europa si affronta la crisi investendo nell’innovazione, nel sapere, nell’università, in Italia il governo taglia il traguardo dei primi due anni di vita, con un taglio al nostro futuro.
A.Pro. – Ma.Lau.
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