Il 48% tra il popolo delle partite Iva. La recessione falcidia anche co.co.co. e microimprese. C´è una lunga fila di vittime silenziose lungo la strada della crisi economica scoppiata nell´agosto del 2007 con il primo crollo di Wall Street e proseguita fino all´attuale crac della Grecia. Sono i lavoratori «indipendenti»: così li classificano all´Istat per distinguerli dai «dipendenti» con posto fisso, ugualmente aggrediti dalla recessione ma che, almeno fino ad oggi, possono contare sul paracadute della cassa integrazione.
Ebbene i posti di lavoro andati in fumo dal secondo trimestre del 2007 alla fine del 2009, sono stati 503 mila: in due anni e mezzo una perdita dell´8,1 per cento. Mezzo milione di posti di lavoro, senza appello, tra i quali le crude cifre della contabilità inseriscono imprenditori individuali (piccoli commercianti e artigiani), popolo delle partite Iva (come coloro che lavorano in proprio nei servizi), collaboratori domestici, soci delle cooperative e i co.co.co collaboratori per lo più giovani e, come tutti gli altri, senza garanzie. Gli unici a salvarsi dalla strage: i liberi professionisti che nei due anni e mezzo in questione hanno visto aumentare gli occupati per circa 26 mila unità (con un incremento del 5,1 per cento).
La crisi dei lavoratori autonomi colpisce soprattutto il Nord dove sono scomparsi circa 257 mila occupati, pari al 51 per cento del totale. Nel Nord Est del paese i lavoratori indipendenti pagano un prezzo pari a 126 mila posti di lavoro (circa il 25 per cento del totale), simili le dimensioni nel Nord Ovest dove sono spariti altri 130 mila posti (il 25,8 per cento).
Nel malinconico bollettino segue il Sud con una perdita di 174 mila unità lavorative (pari al 34,5 per cento del totale), mentre al Centro la riduzione di posti di lavoro si è fermata a 73 mila unità (circa il 14,5 per cento).
Quali categorie di lavoratori indipendenti hanno pagato un prezzo più salato ai due anni e mezzo di crisi? Le partite Iva, cioè coloro che lavorano in proprio nei servizi (ma che spesso sotto questa formula mascherano un lavoro “dipendente”), hanno perso 241 mila unità, pari al 47,9 per cento. Falcidiati anche i co.co.co., giovani collaboratori senza rapporto di dipendenza ma non di rado funzionali alle aziende: hanno lasciato sul terreno 110 mila “vittime”.
Rilevanti anche le perdite nel settore delle microimprese: molte piccole attività commerciali ed artigiane hanno la forma giuridica dell´impresa individuale e pagano semplicemente l´Irpef. Ebbene 72 mila unità, ovvero il 14,3 per cento del totale, hanno dovuto chiudere i battenti. Strage anche per le colf: sono il 16,5 per cento del totale. Unica eccezione i liberi professionisti: ce ne sono 26 mila in più, almeno sulla carta.
La Repubblica 12.05.10