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Un partito plurale e aperto

Da Cortona, Area Democratica chiede una svolta politica per dare nuova linfa al Pd. Francescini lancia la sfida: “un partito plurale e aperto, con vocazione maggioritaria e che ha come obiettivo il cambio del Paese”. Una nuova linfa per rilanciare lo spirito originario che ha fatto nascere il Pd. Questo è l’appello che è emerso dall’incontro nazionale di Area Democratica che si è svolto questo fine settimana a Cortona. Una vera sfida quella lanciata da Dario Franceschini per evitare che il Pd si rinchiuda dentro un “fortino territoriale, identitario, felici di stare solo con quelli che la pensano come noi”. Insomma “un partito plurale e aperto, con vocazione maggioritaria e che ha come obiettivo il cambio del Paese”.

Dall’incontro è nata una specifica richiesta di cambio di rotta del Pd. Per Walter Veltroni “non possiamo continuare con i conservatorismi, serve che il Pd mantenga la sua identità, quel Pd che forse abbiamo messo troppo tempo a fare ma a nessuno è permesso di disfare”. Anche perché Berlusconi “è fuori dalle regole della democrazia” e “non è in grado di reggere tre anni senza elezioni”.

Dalle scorse elezioni due sono gli elementi che hanno mostrato il fianco per la politica del Pd: la ricerca dell’alleanza con i centristi dell’Udc e quella di una strutturazione del partito sul territorio. Veltroni ha ribadito che “l’Udc ha perso consensi laddove si è alleato con il Pd”, e che “in una società come la nostra è sbagliato pensare ad un partito pesante”.

Sia Veltroni, sia Franceschini, che ha aperto e chiuso i lavori di Area Democratica, sono convinti che sia necessario una politica di apertura senza alcun arrocco. Una scelta di coraggio che sia in grado di “accendere la fiducia”. “Se la destra è in crisi – ha sottolineato l’ex sindaco di Roma – l’ultima cosa che dobbiamo fare è chiuderci in noi stessi, loro possono frantumarsi ma se noi di fronte a questo riproponiamo una coalizione antiberlusconiana sbagliamo di grosso”.

Da Franceschini è arrivato un chiaro monito: “il Pd o mantiene questa sua vocazione fatta di coraggio e innovazione o lentamente si spegne e si divide”. Gli orizzonti che il presidente dei deputati Pd intravede sono due: “rinchiudersi dentro un fortuno territoriale, identitario, felici di stare solo con quelli che la pensano come noi o abbracciare la sfida fatta da tre missioni: un partito plurale e aperto, con vocazione maggioritaria e che ha come obiettivo il cambio del Paese”.

Di un “cambio di passo” ne ha parlato anche Piero Fassino. Il responsabile Esteri del Pd oltre a ribadire e rivendicare l’assoluta lealtà di Area Democratica nei confronti della segreteria del partito ha chiesto al segretario Bersani “di non rinunciare al Pd per il quale abbiamo speso tutti insieme energie”. Fassino a quindi voluto mettere in guardia il Pd dal “rischio di qualche silenziosa forma di abbandono delle nostre file perchè non si sentono a casa”.

Toni più smorzati sono arrivati da Franco Marini: “Area Democratica deve chiedere anche di avere una rappresentanza all’interno dell’organizzazione del partito. Combattendo e facendosi valere. Guai a spaccare il partito”.

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Fioroni agita la minoranza Pd. Fassino: ma quali scissioni…, di Maria Zegarelli

Franceschini chiude il convegno di Cortona: chiedere un cambio di passo e un atto d’amore per il Pd. L’ex ministro attacca Bersani: così il partito è finito. L’ex segretario Ds: abbiamo fondato il Pd per unire
Franceschini a Bersani: non chiudiamoci con chi la pensa come noi il convegno di Area Democratica si conclude all’insegna del “caso-Fioroni”. L’ex ministro attacca Bersani, “Se continua così il partito è finito”. Dura replica di Fassino. Franceschini cita Castagnetti: attenti al disagio.

“Siamo a un bivio: non ci rinchiudiamo in un fortino, territoriale, identitario, felici di stare solo con quelli che la pensano come noi oppure riprendiamo la sfida del Pd con tre missioni: un partito plurale e aperto; con vocazione maggioritaria e che ha come obièttivo il cambio del Paese”. Per questo il Pd deve presentarsi come il partito “dell’identità nazionale” non del Sud o del Nord. Dario Franceschini chiude i lavori di Cortona portando Area Democratica compatta verso l’Assemblea nazionale di fine maggio. E se l’ex segretario ribadisce che non ci saranno scissioni, è Piero Fassino che con il suo intervento che tocca le grandi questioni aperte nell’Europa e nell’Italia sulla crisi, il lavoro, lo sviluppo , cerca di rimettere insieme i fili che Beppe Fioroni ha rischiato di mandare all’aria con un’intervista a Repubblica in cui annuncia che se le cose non cambiano entro sei mesi gli ex popolari si tirano fuori, rimetendo sul tavolo la minaccia della Federazione.

Che abbia sbagliato qualcosa Fioroni lo capisce dal gelo con cui parecchi democratici lo accolgono malgrado il sole che dopo tre giorni decide di farsi rivedere. Così quando interviene cerca di rimediare, smentisce l’intervista, dice che no, non ha mai parlato di federazione, si attacca alla sua rabbia “e a quella di tutti voi” verso una maggioranza che esclude per scongelare il clima. Smentisce anche di voler puntare alla vicesegreteria, “vicesegretario di che? Di un progetto che non condivido?”, brusii in sala.
Avverte Bersani che se non si cambia il Pd è finito ed evoca più volte lo spostamento a sinistra come lo spettro che aleggia su un partito che sembra in attesa “del papa nero, il messia” che porti verso la vittoria. I suoi supporter applaudono ma è chiaro è tutti che questa non è la sua giornata. Come se non bastasse Franceschini quando parla del “disagio” che c’è, tra gli ex popolari invitando Bersani a non “trascurarlo” perché già “troppi dirigenti famosi e meno famosi se ne sono andati senza che se ne avvertisse il dolore” cita Pierluìgi Castagneti e non Fioroni.

Fassino quando prende la parola rivolge spesso lo sguardo verso l’ex ministro, soprattutto nei passaggi pi duri, “Noi siamo quelli che ci hanno creduto di più al Pd, non ce ne andremo”. Lo fissa mentre tende un ponte verso il segretario, “C’è un congresso e nessuno lo ha messo in discussione”. Quanto al papa nero, “non so se questo partito ne ha bisogno, ma so che i cardinali non possono essere sempre gli stessi, lo dico a partire da me”. Fioroni ascolta. Fassino insiste, “Proprio per questo noi diciamo a Bersani di non rinunciare al Pd, di non considerarci un fastidio da sopportare”.

Quando torna a sedersi e la platea lo ringrazia con un applauso in piedi, lascia tra lui è l’ex ministro lo spazio di una sedia vuota. Più tardi accetta di tornare sull’argomento. “Qui non c’è nessuno che vuole separazioni o scissioni, abbiamo fondato il Pd per unire e per superare antiche e storiche divisioni dice. Cortona è stata un’occasione bella e utile per discutere come rilanciare il partito, una discussione vera, senza divisioni e senza polemiche, ispirata dalla voglia di rimetterci in cammino”. Invece, osserva, il rischio è di finire sui giornali per presunte scissioni che disorientano.

“Nessuno mette in discussione gli equilibri congressuali e tutti riconosciamo il segretario eletto dal congresso, ma proprio per questo gli chiediamo un cambio di passo, lo invitiamo a mettere in campo una forza riformista capace di cambiare il paese e di farlo con un partito aperto, pluralti e nuovo”. Anche Franceschini coglie l’occasione per sgomberare il campo da un altro dubbio, “Chiedere un cambio di passo non è dire caz…. ma un atto d’amore per il Pd”. Dalla maggioranza risponde Rosy Bindi. “Siamo contenti che non ci saranno scissioni: il Pd curerà il suo progetto se saremo uniti e tutti insieme perché per noi il pluralismo è la cifra del partito e non solo della vita democratica: non ci spaventiamo delle discussioni anzi le consideriamo arricchenti”.

L’Unità 10.05.10

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