Il silenzio che all´alba circonda il Colosseo è stato rotto ieri alle sei dal tonfo di un pezzo di intonaco caduto dalla volta di un corridoio al pian terreno e franato sulla rete di protezione, così violentemente da romperla prima di polverizzarsi a terra. Nessun pericolo per i turisti visto che il monumento – 3 milioni e 200mila ingressi l´anno – in quell´ora era chiuso (ha aperto regolarmente alle 8.30 dopo che l´area critica è stata transennata). E nessun confronto con il boato che, proprio lì di fronte, sul Colle Oppio, il 30 marzo ha accompagnato il collasso devastante di un´intera volta delle gallerie traianee annesse alla Domus Aurea. Infatti, la porzione di malta risalente ai tempi dei Flavi, staccatasi ieri dal Colosseo, misura solo mezzo metro quadrato. «Eppure si è sfiorata la tragedia – denuncia la Confederazione italiana archeologi, attraverso la presidente Giorgia Leoni – perché se il crollo fosse avvenuto a monumento aperto, avrebbe potuto colpire i visitatori».
L´intonaco sbriciolato è un campanello di allarme per la tenuta del monumento simbolo di Roma, che ha molti gioielli a rischio: oltre alla Domus di Nerone e a quella di Tiberio sul Palatino, sono sotto la minaccia crolli le mura aureliane e la lunga dorsale degli splendidi acquedotti antichi. Per il Colosseo esiste già un finanziamento della Soprintendenza archeologica per prossimi interventi da 400mila e 360mila euro in due settori dello “stadio”. «Ma c´è un piano da 23 milioni per un restauro completo – ha detto il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro – . Si stanno cercando gli sponsor e penso che in 15 giorni chiuderemo la partita». Si aggiunge all´appello la direttrice del Colosseo, Rossella Rea: «L´anfiteatro è stato un cantiere sin dalla nascita e adesso dobbiamo mettere mano anche a questo corridoio. Se gli sponsor ci sono, è ora che si facciano avanti. Comunque noi entro l´estate apriremo al pubblico il terzo anello e parte dei sotterranei».
A Roma ci si aspetta che nell´agone si getti innanzitutto Diego Della Valle. Mister Tod´s è stato indicato dal sindaco Alemanno come il capofila della cordata di imprenditori italiani disposti a mettere mano al portafoglio. E nel suo viaggio ad aprile in Giappone, Alemanno sarebbe tornato con almeno un industriale pronto a finanziare, come fecero i suoi connazionali per la Cappella Sistina, la rinascita del capolavoro di marmo e mattoni.
Il Campidoglio, responsabile della piazza, ha sempre avuto un rapporto conflittuale con lo Stato, che ha in cura il Colosseo. E l´uso disinvolto dell´area esterna – concessa per mega concerti e perfino per sedute di boxe e una kermesse calcistica – ha sempre trovato resistenze (spesso vane) da parte degli uffici ministeriali. Ora però alla caccia agli sponsor lavorano insieme Comune e Collegio romano, soprintendente statale (Giuseppe Proietti) e capitolino (Umberto Broccoli). E il 17 maggio Roberto Cecchi, l´architetto del ministero chiamato a sostituire Guido Bertolaso come commissario dell´archeologia romana, presenterà il suo rapporto sullo stato dell´arte. La parola d´ordine del libro è «manutenzione preventiva programmata». Quella che, avendo più soldi e più personale, avrebbe evitato il crollo di ieri mattina.
La Repubblica 10.05.10
Pubblicato il 10 Maggio 2010